Alla Benedicta per ricordare 75 partigiani uccisi
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Alla Benedicta per ricordare 75 partigiani uccisi

Maratona della Memoria tra Genova e Alessandria per ricordare chi diede la vita per combattere contro i nazifascisti. [Ludovica Schiaroli]

Santuario della Benedicta - Foto Ugo Roffi
Santuario della Benedicta - Foto Ugo Roffi
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4 Aprile 2014 - 10.04


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Sono passati settant’anni da quel 6 aprile del ’44 quando militari della Guardia Nazionale Repubblicana e reparti tedeschi giustiziarono con un’esecuzione sommaria settantacinque partigiani sull’Appennino Ligure tra Genova e Alessandria.

Domenica 6 aprile, come tutti gli anni, saranno in tanti a ritrovarsi per ricordare l’eccidio, fra questi ci saranno Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, Massimo Bisca, Anpi Genova, le autorità locali e agli studenti delle scuole del comprensorio che hanno partecipato alla 2°Maratona della memoria “Corro per non dimenticare” che da Silvano d’Orba porta fino alla Benedicta. Una staffetta simbolica per passare il testimone alle nuove generazioni.

“Nella primavera del ’44 su questi monti operavano due brigate – racconta Bisca – la Brigata Garibaldi e la Brigata Autonoma Alessandria. Per lo più erano della provincia di Genova e circa la metà di loro erano operai delle industrie e del porto, poi c’erano contadini, il ruolo di quest’ultimi era fondamentale per la logistica”, racconta il presidente Anpi ed ex operaio dell’Ansaldo di Genova. In questi boschi si tagliava la legna che poi serviva al porto genovese e qui si rifugiano i tanti operai che dopo avere organizzato scioperi nelle fabbriche non avevano altra scelta che arruolarsi con i nazifascisti o entrare in clandestinità.

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“E’ qui che per primo si sperimentò lo spirito dell’Europa – racconta Bisca – qui c’erano polacchi, russi, albanesi, jugoslavi, che arrivavano dopo essere scappati dai campi di prigionia della zona e insieme organizzarono e combatterono i nazifascisti”.

Tra il 6 e il 13 aprile presso il monastero della Benedicta, reparti tedeschi appoggiati da quattro compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana e da un reparto del reggimento di Granatieri accerchiarono la zona. Durante i rastrellamenti ci furono 13 fucilati a Masone, 6 a Isoverde, 19 a Passo Mezzano, 16 a Voltaggio, 6 a Praglia. Altri 42 furono passati alle armi sul Passo del Turchino il 18 maggio 1944. Alla Benedicta i morti furono 75, poi sepolti in una fossa comune.

Si salvò solo Ennio Odino, perché ritenuto morto. Don Gallo durante una commemorazione per il 25 aprile di qualche anno fa a Reggio Emilia lo vede seduto in prima fila e lo apostrofa così: “Qui abbiamo Odino scampato alla strage della Benedicta e poi finito in campo di concentramento a Mauthausen… – e con sguardo sornione: certo che sei proprio sfigato!”. Don Gallo se ne è andato. Odino risalirà ancora su quelle montagne domenica.

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