Muos, ancora polemiche sul sistema satellitare a Niscemi
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Muos, ancora polemiche sul sistema satellitare a Niscemi

Continuano le proteste del popolo No Muos contro il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare statunitense.

Muos, ancora polemiche sul sistema satellitare a Niscemi
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28 Marzo 2014 - 19.43


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di Federica Onori

Continuano le proteste del popolo No Muos contro il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della marina militare statunitense installato nella riserva naturale di Sughereta, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Ieri mattina un centinaio di attivisti hanno organizzato un presidio davanti alla sede del Tribunale amministrativo di Palermo in attesa della sentenza sulla legittimità delle autorizzazioni rilasciate dalle regione nel 2011. Sentenza che è stata rinviata al prossimo autunno per verificare le incongruenze emerse tra lo studio effettuato dall’Istituto superiore di sanità e le altre analisi condotte. A preoccupare la popolazione del luogo infatti sono soprattutto gli effetti dell’impianto sull’ambiente e sulla salute delle persone.

Una vicenda poco chiara sulla quale il comitato “mamme No Muos” ha chiesto ieri, in un appello lanciato in diretta alla trasmissione Servizio Pubblico, l’intervento del premier Renzi, e sulla quale ha cercato di far luce il giornalista Antonio Mazzeo. Nel testo “Il MUOStro di Niscemi” (Editpress 2013, pagine 162, euro 15,00) Mazzeo ripercorre il processo di realizzazione del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare che permetterà il collegamento della rete militare degli Stati Uniti d’America, riportando le analisi condotte dai professori Zucchetti, Coraddu e D’Amore sui danni delle onde elettromagnetiche irradiate dalle antenne installate.

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Sughereta è una riserva naturale che sorge a 330 metri sul livello del mare, nella parte meridionale dell’altopiano dove si trova il centro abitato di Niscemi. Siamo nel cuore della Sicilia, al confine tra le province di Caltanissetta e Ragusa. Una terra maledetta, già inserita nell’area ad alto rischio ambientale del comprensorio di Gela per gli effetti derivanti dal noto petrolchimico, dove stanno per essere completati i lavori di realizzazione del Mobile user objective system, meglio conosciuto come Muos. Si tratta di una vicenda “lunga e controversa” che inizia quasi venti anni fa e che continua a far discutere per gli effetti devastanti sull’ambiente e sulla salute della popolazione.

Il “MUOStro di Niscemi” rappresenta, secondo l’autore, uno “strumento di guerra planetaria” estremamente pericoloso che, attraverso sistemi d’arma interamente automatizzati, consentirà di propagare universalmente gli ordini di guerra, accrescendo in modo esponenziale la velocità e il numero delle informazioni e dei dati trasmessi nell’unità di tempo. Il testo ripercorre le numerose problematiche connesse alla sua realizzazione, dalle poco chiare vicende legate al rilascio delle autorizzazioni, agli effetti sulla salute fino alle infiltrazioni criminali presenti nei cantieri. Di pertinenza esclusiva della Marina militare degli Usa esso pone anche seri dubbi di legittimità costituzionale: la concessione avvenuta senza preventiva autorizzazione del Parlamento italiano è infatti in palese contrasto con gli articoli 11, 80 e 87 della costituzione. “Il Muos è una priorità statunitense e non italiana, che ha poco a che fare con un approccio di tipo difensivo e che serve soprattutto a rafforzare la potenza americana nei territori dove le comunicazioni sono più difficili, come il mediterraneo e il Nord Africa”, come spiega l’ex comandante della Nato Fabio Mini.

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A destare particolare preoccupazione sono soprattutto le ricadute in termini di impatto ambientale e sulla salute della popolazione. “Le opere del Muos – scrive Mazzeo – sono state eseguite in spregio alle leggi e al senso comune. Per insediare il cantiere è stata sventrata una collina, mentre i terreni contigui si presentano irrimediabilmente deturpati dal transito dei mezzi pesanti”. Legambiente, Italia nostra e Wwf hanno rilevato “gravi alterazioni ambientali e paesaggistiche”, mentre sono state tenute nascoste agli amministratori e alla popolazione perdite nel suolo e nel sottosuolo di grandi quantità di sostanze inquinanti, come idrocarburi e bromato. Secondo esperti e studiosi del settore le radiazioni elettromagnetiche emesse dalle antenne possono produrre effetti sul sistema nervoso, su quello cardiovascolare, immunitario e riproduttivo, generare problemi genetici, locomotori e facilitare l’insorgere dei tumori. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro inserisce i campi elettromagnetici nella categoria degli agenti fisici e chimici che sono considerati possibili cancerogeni per l’uomo. Per non parlare delle possibili interferenze elettromagnetiche sulle attrezzature ospedaliere, come pacemaker cardiaci, defibrillatori, apparecchi acustici, sedie a rotelle e degli effetti sul traffico aereo e sulle strutture aeroportuali.

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“Quello in corso in Sicilia è un processo di militarizzazione soffocante, devastante, invasivo, onnicomprensivo”, scrive l’autore. “Il Muos ne è solo una parte, quella più nota”, a cui la comunità locale si è opposta e continua a opporsi con forza attraverso la mobilitazione di movimenti e comitati No Muos alle cui richieste lo Stato ha saputo rispondere soltanto con silenzi, menzogne, arresti e denunce che hanno spesso bloccato, ma mai scoraggiato, le pacifiche e legittime manifestazioni di piazza.

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