Muos, il Tar dice no al ministero: i lavori restano fermi
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Muos, il Tar dice no al ministero: i lavori restano fermi

Rimane in vigore lo stop al sistema radar e alle antenne di Niscemi, contestate dalle popolazioni locali nel timore di conseguenze sulla salute per le emessioni dei radar.

Muos, il Tar dice no al ministero: i lavori restano fermi
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9 Luglio 2013 - 14.29


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Il Tar di Palermo ha respinto la richiesta del ministero della Difesa di dichiarare la sospensiva del provvedimento della Regione che ha revocato le autorizzazioni per la costruzione del Muos, il sistema di comunicazione satellitare delle forze armate Usa a Niscemi (Caltanissetta).

Resta dunque in vigore la decisione della Regione Sicilia di bloccare i lavori, che venongo contestati dalle popolazioni locali nel timore di conseguenze sulla salute per le emessioni dei radar.

Lo stop ai lavori era stato confermato lo scorso 20 maggio dal console americano Donald Moore. I soli lavori che stanno continuando all’interno della base americana di Niscemi sono esclusivamente relativi alle normali attività di manutenzione della base.

Qualche mese fa il ministro della Difesa Mario Mauro aveva detto, creando come sempre scalpore, che il ministero ha “un interesse diretto alla realizzazione del Muos che rappresenterà, se completato e subordinatamente agli esiti dello studio dell’Istituto superiore di sanità, un sistema strategico di comunicazione satellitare di cui potranno servirsi anche le forze armate italiane”. Anche il Muos è fondamentale per l’Italia come gli F35 e le navi da guerra?

IL PROGETTO

Il programma Muos, gestito dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, ormai bloccato in Sicilia, è ancora nella sua fase di sviluppo e si prevede la messa in orbita dei quattro satelliti tra il 2010 ed il 2013. Il sistema integrerà forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo ed ha l’obiettivo di rimpiazzare l’attuale sistema satellitare Ufo.

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È composto da tre trasmettitori parabolici basculanti dalle dimensioni di circa 20 metri ad altissima frequenza 2 antenne elicoidali Uhf per un totale di circa 2059 mq di cementificazione. Sino ad oggi “attive” ve ne sono tre: Virginia, Hawaii e Australia, istallate in zone desertiche. Un quarto gli Stati Uniti lo vorrebbero istallare nella base di C.da Ulmo di Niscemi (Ntfr-Nassig-Nato), nel bel mezzo della Riserva Naturale Orientata Sugereta di Niscemi.

Secondo alcune ipotesi mediche, i campi elettromagnetici prodotti, potrebbero interferire su qualunque apparecchiatura elettrica, quali by-pass, sedie a rotelle, pace-maker, anche a distanza di oltre 140 km, come si evince da studi americani. Tutto ciò comporterebbe “a lunga distanza” insorgenze tumorali agli organi riproduttivi e leucemie.

Nonostante queste informazioni e diversi rapporti e relazioni sui rischi di un impianto del genere il governo italiano ha dato il suo benestare (ministro della Difesa La Russa) lasciando soli i cittadini di Niscemi a difendere il loro territorio e la loro vita. Il comune che aveva dato parere negativo al sito ( ma poi autorizzato dalla Regione siciliana) ha iniziato la sua battaglia revocando il nulla osta e facendo ricorso al Tar, che ha rigettato la richiesta cautelare, ma che ancora deve esprimersi sul merito, e al Consiglio di giustizia amministrativa, l’organo d’appello che in Sicilia sostituisce il Consiglio di Stato.

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Da allora i cittadini di Niscemi vogliono sapere se veramente le onde siano dannose e se il parere dei professori dell’Università di Palermo e le rilevazioni dell’Arpa, iniziate solo nel 2008 (quando invece le antenne NRTF N8 sono lì dal 1991 ed già sotto accusa da parte dei cittadini per le onde elettromagnetiche) non difettino di parzialità.

Del “caso-Niscemi”, quasi sottovoce, si comincia a parlare dopo la pubblicazione della relazione del 2011 di Zucchetti e Coraddu (il primo docente di Impianti Nucleari del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino, il secondo ricercatore che hanno, su richiesta del comune di Niscemi, preparato un suo parere sulla base dei rilievi effettuati dell’Arpa Sicilia). Relazione che ha rilevato una certa inadeguatezza nella strumentazione dell’Arpa su un’antenna in particolare, che è quella a bassa frequenza usata per la comunicazione con i sottomarini dell’intero Sud del Mediterraneo. Studio che è stato preso in considerazione dallo stesso Ministero dell’Ambiente, che ha chiesto nuovi rilievi all’Arpa.

Le domande che ora la recente amministrazione comunale si pone sono molteplici. Perché le autorità nazionali non rispondono ai loro appelli? Sulla base di quali rilievi è stato dato un nulla osta sull’incidenza ambientale, dato che l’Arpa si è mossa con estremo ritardo? Come è possibile che la costruzione del Muos sia già quasi completata quando è abusiva, essendo in una zona Sic, ossia un sito di interesse comunitario? Come mai all’Arpa dicono di aver effettuato i nuovi rilievi quando in realtà in Quarta commissione Ambiente e Territorio è stato detto che la strumentazione era inadeguata e che non c’erano soldi per comprarne una nuova? Come mai non è mai stata chiesta al comune l’autorizzazione per costruire all’interno della riserva?

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Le sbavature burocratiche, come denuncia l’assessore alla Sanità, Massimiliano Ficicchia, non mancano. Altro neo, rilevante, è il ritardo nella costituzione di un registro tumori (che sarà attivo a ottobre e comprende un range di dati di soli tre anni) in una zona a rischio così elevato.

La battaglia di questo Davide contro Golia è condotta come al solito in questo paese da un comitato, il NoMous che in questi giorni di calda estate ha promosso diverse iniziative a Niscemi e nei paesi limitrofi. La loro lotta è una delle tante che costellano questa estate italiana, ma i grandi media sono troppo occupati a seguire spread ed affini per occuparsi di loro e di quanto accade sul territorio.

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