Mafia, se la figlia del boss diventa collaboratrice di giustizia
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Mafia, se la figlia del boss diventa collaboratrice di giustizia

Conosce i segreti di Palermo Giovanna Galatolo, figlia di Vincenzo coinvolto nell'omicidio Dalla Chiesa e nell'attentato all'Addaura contro Falcone.

Mafia, se la figlia del boss diventa collaboratrice di giustizia
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2 Novembre 2013 - 12.16


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Il pentimento è donna. Giovanna Galatolo, figlia del boss mafioso Vincenzo, ex reggente dell’Acquasanta, a Palermo, condannato all’ergastolo per l’uccisione del generale Dalla Chiesa e coinvolto nel fallito attentato dell’Addaura al giudice Giovanni Falcone, ha iniziato a collaborare con la giustizia.

Giovanna Galatolo non ha precedenti per mafia, ma sa molto degli affari del padre e delle complicità che il padre ha avuto nella sua carriera di boss. Ha visto e sentito. La donna è stata trasferita in una località segreta ed è entrata in un regime di protezione. Lei è figlia di boss del quale tanto si interessò Falcone.

Il giudice ucciso Capaci un giorno chiese di Enzo Galatolo al pentito Cuffaro. Gli disse: “Può dirmi se Galatolo gode di particolare protezione da parte della polizia nella zona in cui vive?”. E Cuffaro: “L’unica cosa che so è che la stazione dei carabinieri dell’Acquasanta o dell’Arenella, è controllata da Enzo Galatolo… Ogni volta che viene spiccato un mandato di arresto, la prima persona a saperlo è Vincenzo Galatolo. Prima che i carabinieri vadano ad arrestare qualcuno, lo dicono a Vincenzo Galatolo”.

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L’Acquasanta è un quartiere tra il porto e i Cantieri Navali di Palermo. Nel cuore del quartiere, lo splendido albergo di Villa Igiea, sul mare, con gli interni in stile floreale del Basile. In proposito, il pentito Cuffaro, parlando di Galatolo, racconta a Falcone: “Una sera stavamo tornando da Villa Igiea, dopo avere cenato con Nino Madonia (boss di Resuttana )…io stavo portando in macchina Enzo Galatolo a casa… Poco prima di entrare nella via in cui abita c’era un posto di blocco dei carabinieri e io mi preoccupai un po’. Ma Vincenzo Galatolo mi disse di fermarmi…scese dalla macchina…era davvero arrabbiato. E disse ai carabinieri: Che diavolo state facendo davanti a casa mia? Se dovete fare un posto di blocco, andate a farlo da un’altra parte”. Questo era Galatolo.

Il nome di Villa Igiea ricorre spesso nel racconto del pentito Cuffaro, a proposito di Galatolo. Il boss al Grand Hotel era di casa e riverito, e se sedeva al bar, presto gli arrivava una bottiglia di champagne in omaggio. Non solo champagne nella vita del boss, non solo complicità, soprattutto un vorticoso giro di soldi, di droga e una giustizia sommaria fatta di sentenze di morte emesse in un garage ed eseguite sull’orlo di un burrone, con le vittime precipitate a grappoli dalla montagna, lì dove nessuno avrebbe potuto mai trovarle. Adesso si attende il racconto di Giovanna figlia di boss e pentita.

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