Non c’è alternativa all’indulto
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Non c’è alternativa all’indulto

Quando parliamo di indulto, parliamo soprattutto delle condizioni dei carcerati che in Italia sono fuori dal limite dei diritti umani. [Franco Balbo]

Non c’è alternativa all’indulto
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15 Ottobre 2013 - 11.51


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di Franco Balbo

Il tema dell’indulto, e della giustizia in generale, è troppo importante per affrontarlo ideologicamente o ancora peggio con discorsi che echeggiano il favoritismo o una qualsiasi appartenenza politica.

Parliamo del nostro sistema giudiziario, di regole e sanzioni che ci siamo dati per vivere in una società civile e più o meno sicura. E quando parliamo di indulto, parliamo soprattutto delle condizioni dei carcerati che in Italia sono fuori dal limite dei diritti umani.
Da ricordare che la situazione carceraria in Italia è stata sanzionata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che a gennaio del 2013 ha disposto una multa di centomila euro per risarcire sette detenuti che avevano denunciato le condizioni inumane delle prigioni. In seguito a questo la corte di Strasburgo ha chiesto all’Italia di ridurre il sovraffollamento delle carceri entro maggio del 2014.
Questo è il dato di realtà con il quale bisogna far fronte.

Qualsiasi detenuto, oggi in Italia, dovesse fare causa allo Stato, per le condizioni disumane nelle quali vive, potrebbe vincere la sentenza. Se entro maggio 2014 gli avvocati dei detenuti faranno causa (e non si capisce perché non dovrebbero) lo Stato andrebbe in banca rotta.

I problemi delle carceri sovraffollate dove i detenuti risiedono in condizioni disumane si risolvono con l’edilizia penitenziaria, puntando su caserme militari e altre strutture pubbliche già esistenti e da riconvertire.
Bisognerebbe ragionare sulla rimodulazione della pena dei reati minori. Evitare che si vada in carcere per custodia cautelare quando non strettamente necessario. Non è possibile che il 40% circa dei detenuti in carcere sia ancora in attesa di un processo. E’ necessario velocizzare la giustizia.

Per fare questo ci vuole tempo ma soprattutto l’intenzione fondata e non solo apparente di farlo.

Nel frattempo la soluzione non può essere quella che ogni 5-6 anni si svuotano le carceri. Sarebbe un modello diseducativo per i nostri giovani, perché le regole si rispettano e anche le pene.
Svuotare le carceri inoltre vuol dire trovare fondi per i Comuni che dovranno reinserire i detenuti nel tessuto sociale, altrimenti chi spacciava droga tornerà a farlo per guadagnare.

Il sistema carcerario dovrebbe essere riabilitativo e non potendo esserlo verrà spostato tutto sui Comuni già privi di fondi. E i nuovi fondi Fse (Fondi Sociali Europei) non arriveranno proprio così a breve.

In Italia, la Politica tende a risolvere i problemi quando questi si evidenziano maggiormente (vedi Lampedusa) trattandoli quindi in uno stato di “emergenza”. In questo modo si mettono delle toppe ma non si va a fondo e alla radice del problema.
In inverno, quando nevica, c’è l’ “emergenza” freddo per i senza fissa dimora. Prima dell’inverno in pochi se ne preoccupano.
Allo stesso modo ora l’indulto appare come l’unica soluzione al problema. Si può essere contrari ma non c’è alternativa.
L’unica alternativa ai prossimi indulti può essere solo una Politica lungimirante che senza ideologie preconcette provi a ragionare non sull’emergenza ma sulla risoluzione del problema a medio e lungo termine.

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