Communia, le anomalie di uno sgombero
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Communia, le anomalie di uno sgombero

E i promotori annunciano: «Torniamo subito. La solidarietà dimostrata persino in una Roma deserta rafforza la convinzione di riprendere la corsa» [Checchino Antonini]

Communia, le anomalie di uno sgombero
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23 Agosto 2013 - 17.52


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di Checchino Antonini

«Torniamo subito!», promettono dalle parti, per ora virtuali, di Communia, lo spazio di mutuo soccorso che da aprile costruisce percorsi di resistenza ed autorganizzazione nel quartiere di San Lorenzo, che ha offerto servizi e promosso la libera cultura finché, alle nove di un 16 agosto, in una Roma deserta, il pressing della Procura non ha spinto la Questura a sgomberare l’occupazione delle ex fonderie Bastianelli. L’inagibilità dell’edificio è un pretesto già smentito da perizie ufficiali, ricordano gli occupanti. «In realtà l’intervento è volto a tutelare gli interessi speculativi della Sabelli Trading che, contro la volontà dell’intero quartiere vuole costruire l’ennesimo palazzo in un territorio ormai saturo che non ha bisogno di cemento ma di servizi per anziani, studenti, precari e residenti colpiti dalla crisi».

Dopo un corteo nell’immediatezza dei fatti, e una conferenza stampa nel vicino Cinema Palazzo occupato anch’esso, parte da Communia la chiamata per un’assemblea pubblica proprio in via dei Sabelli 102, di fronte ai cancelli serrati e sorvegliati delle ex Fonderie.

Salta agli occhi che lo stabile non sia stato posto sotto sequestro come avviene in casi del genere ma solo sgomberato e restituito a chi reclama il diritto di specularci su. «Ci appare evidente il connubio proprietà-magistratura – spiega il collettivo di precari e studenti in un lungo articolo apparso su Rivolta il debito – un sodalizio tanto evidente quanto anomalo e dimostrato dall’ingresso di numerosi operai al soldo della ditta nello stabile a sgombero ancora in corso.
In un edificio in cui alla Sabelli Trading è già stato vietato qualsiasi intervento a causa dei numerosi vincoli posti dagli uffici pubblici (vincoli ottenuti solo grazie alla mobilitazioni del quartiere e all’occupazione di aprile, vista la precedente complicità delle istituzioni con le mire speculative della proprietà) una dozzina di operai ha provveduto a spaccare bagni e cucine, faticosamente ricostruite dagli occupanti, mentre la polizia faceva il lavoro suo, conducendo in commissariato sette di noi».

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«Tutte le perizie di qualsiasi parte concordavano sulla stabilità dell’edificio, stabilità compromessa solo in una parte circoscritta e delimitata da noi stessi. A essere instabili erano diventati solo alcuni cornicioni (come migliaia di altri a Roma.), transennati però dal II Municipio intenzionato a metterli in sicurezza», viene ricordato a chi ha spacciato l’intervento repressivo come necessario “per occupanti e vicinato”. I tecnici incaricati dalla Procura della Repubblica hanno consegnato alla Procura stessa l’8 luglio scorso una certificazione di agibilità di tutti gli spazi utilizzati da Communia, una delle occupazioni simultanee che hanno ridato vita a diversi stabili in tutta la città il 6 aprile passato. Era lo “Tsunami per il diritto all’abitare” che ha turbato i sonni di chi si appresta a far colare sulla Capitale una nuova ondata di cemento. L’house organ di quella cordata è senza dubbio Il Messaggero, il più noto tra i quotidiani romani e proprietà di Caltagirone. E’ su quelle colonne che, nella fiacca agostana, i romani hanno potuto trasalire leggendo le indiscrezioni sul report dei servizi segreti preoccupati dal fatto che Communia fosse il covo, «la “centrale del conflitto romano” da dove partivano e si pianificavano azioni e strategie per turbare l’ordine pubblico». «Una storia a metà tra Romanzo Criminale e James Bond – scrivono i Communia-isti – la nostra forza è frutto di quanto abbiamo fatto in questi quattro mesi e di cosa ha significato per San Lorenzo. Siamo consapevoli della forza dell’unione fra la lotta alla speculazione immobiliare (prima voce di investimento a Roma in faccia alla crisi economica) e quella per la creazione di uno Spazio di Mutuo Soccorso in cui dare concretezza di diritti che la crisi sta erodendo».

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Nelle ex Fonderie avevano trovato posto gli sportelli legali, il progetto studentesco di ShareWood con l’aula studio e la copisteria, la scuola popolare, i primi progetti di co-working per precari, i laboratori multimediali, musicali, teatrali e sportivi, le lotte contro la speculazione dei comitati del quartiere, i percorsi cittadini per il diritto alla casa e in difesa dei beni comuni, le tante iniziative culturali, a cominciare dal “Festival Letteraria” di giugno per finire alla 3 giorni di iniziative nel quartiere per il 70° anniversario del bombardamento, culmine del percorso di autorganizzazione nato quest’anno della Libera Repubblica di San Lorenzo. «Specialmente in questo momento di crisi economica siamo convinti che Tutto sia di Tutti – Omnia Sunt Communia e non ci fermerà una operazione tanto debole quanto infame».

Non sfugge agli attivisti di Communia il gioco di ruoli della politica «prodiga di promesse e dichiarazioni in campagna elettorale, assente e “stupita” ad agosto, quando la palla passa ad una magistratura che gioca a risiko con la vita di chi lotta e resiste alla crisi. Alle neonate giunte di centrosinistra, dal Municipio, al Campidoglio alla Regione (che stanno dichiarando in queste ore di non essere state messe al corrente dell’operazione di polizia e annunciano di volere incontrare occupanti e abitanti del quartiere) rivolgiamo una domanda ormai retorica: hanno intenzione di continuare nella pluridecennale complicità con i palazzinari di Roma affamati di profitti, o dialogare con chi, mettendo in gioco le proprie vite, lotta per il diritto alla casa, il diritto allo studio e per una città vivibile e non devastata dal cemento?».
«Non abbiamo intenzione di aspettare nessuna risposta – chiosa l’articolo – dal corteo del 16 agosto non abbiamo mai lasciato San Lorenzo, siamo sempre qua nonostante blindati e servizi di sicurezza privati a guardia di un edificio ormai vuoto. La solidarietà e la complicità dimostrata persino in una Roma deserta rafforza in noi la convinzione che si tratti solo di un giro di boa, da cui riprendere ancora più forza.per prendere la rincorsa appunto! Ps: Torniamo subito».

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