La rivoluzione del Papa sullo scoglio di Lampedusa
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La rivoluzione del Papa sullo scoglio di Lampedusa

Lampedusa, ombelico di un mare che è madre dolente incontra la Chiesa di Papa Francesco, misericordiosa e povera, senza banche, senza auto blu. [Onofrio Dispenza]

La rivoluzione del Papa sullo scoglio di Lampedusa
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7 Luglio 2013 - 19.26


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“Questo viaggio è una rivoluzione!”. Nino Fasullo, padre redentorista e direttore della rivista ”Segno”, attento osservatore degli elementi di dialogo tra religioni, non ha dubbi. La rivoluzione è il Papa, questo Papa chiamato da un Sud lontano, che sceglie per il suo primo viaggio lo scoglio dove si riversa l’umanità che più paga le disuguaglianze del mondo. Uomini che attraversano il mare per disperazione, per fuggire alle leggi di uno squilibrio crudele. Come è stato per la famiglia del Papa. Anche in quel caso, il mare da attraversare.

Un viaggio per il quale sono state spese tutte le parole; un viaggio che ci mette in mora, incapaci come siamo di offrire quella misericordia e quella tenerezza che Papa Francesco, alla vigilia, ha ricordato come doveri del cristiano, dell’uomo. Nelle mani stringerà un calice ricavato dal legno di una delle tante barche che a Lampedusa restano a testimoniare una strage senza fine. Segno della comunione che non sa distinguere gli uomini per fede o colore della pelle.

Lampedusa, ombelico di un mare che è madre dolente, spesso in lutto per i tanti figli che le muoiono sul grembo, domani ci metterà tutti quanti con le spalle al muro. Non potremo far finta di non sapere, di non avere visto quegli uomini aggrappati alle reti dei tonni. Qualcuno di loro non ha resistito, ha mollato e si è affidato alla tenerezza certa de la Méditarrenée.

Una Chiesa misericordiosa e povera, senza banche, senza auto blu, col trono lasciato vuoto ad un concerto, la spartana Santa Marta, le scarpe come tanti, le parole semplici che salgono dal cuore, il dito costantemente puntato contro le ingiustizie, la mano aperta per sollevare chi è caduto, il braccio teso per sorreggere chi rischia di cadere.

“Mi piace il pensiero economico di questo Papa”, mi dice mio figlio, che è laico e che si indigna per le cose storte. Metto assieme le sue parole e l’idea del mio amico Fasullo, e la somma delle due cose dà un risultato: la speranza.

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