San Camillo: anche i neonati possono cambiare sesso
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San Camillo: anche i neonati possono cambiare sesso

Negli ultimi vent'anni gli interventi sono stati più di 1500, 596 solo al San Camillo. I bambini che hanno cambiato sesso entro i 6 anni oltre 350.

San Camillo: anche i neonati possono cambiare sesso
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20 Giugno 2013 - 19.08


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I disturbi d’identità, quelli dei quali fino a qualche anno fa era una vergogna parlare, oggi sono più facilemente riconosciuti e le persone sono più consapevoli che una soluzione al proprio disagio esiste. Nell’arco di soli 5 anni, si è registrato un vero e proprio boom di interventi chirurgici per il cambio di sesso, con un aumento delle richieste del 25% a livello nazionale.
A rivelare la stima del fenomeno è stato il direttore generale dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, Aldo Morrone, in occasione del convegno per celebrare proprio i 20 anni d’impegno dell’Azienda Ospedaliera – una delle poche in Italia specializzata in questo tipo di interventi – a favore delle persone transessuali e intersessuali.

Negli ultimi venti anni, gli interventi di cambio di sesso in Italia (sono 4-5 i centri specializzati sul territorio
nazionale) sono stati circa 1500-2000, 596 al San Camillo. Nell’arco di tempo trascorso dal 1992 al 2013 le persone che, da tutta Italia, si sono rivolte all’Ospedale romano sono state 1065 e per 596 si è stabilita la diagnosi di “Disforia dell’identità di genere” dopo lunghi e accurati incontri. 377 le persone passate dal sesso dal maschile al femminile, 219 dal femminile al maschile. Ogni paziente, per cambiare sesso, deve sottoporsi a più interventi.
Ogni mese, ha affermato Morrone, si rivolgono al servizio in media 10 nuove persone: «Sono al 91% italiane, con un’età media di 29 anni e un grado di istruzione medio-alto».

Negli ultimi 5 anni che le richieste «hanno registrato un’impennata». «Oggi c’è maggiore consapevolezza del fatto che questo problema si può risolvere e ci sono le strutture specializzate dove la persona può essere seguita e aiutata. Al momento, ha precisato «non c’è una certezza scientifica delle cause del disturbo d’identità di genere, anche se si ipotizzano basi psico-biologiche». E la richiesta di cambio sesso «è aumentata di circa il 50% negli ultimi anni anche per bambini e neonati: si tratta di piccoli affetti da disturbi della differenziazione sessuale che si presentano sin dall’età neonatale, con attribuzione incerta del sesso e difetti dello sviluppo sessuale. Ne è colpito circa 1 neonato su 4-5mila».

Nel caso di neonati si fanno una serie di accertamenti e analisi ormonali per capire quale sia la”componente
sessuale” prevalente e, successivamente, su tale base si può optare per l’intervento chirurgico. Negli ultimi 5 anni «abbiamo eseguito oltre 350 interventi di questo tipo su bambini entro i 6 anni di età».
Il servizio può «ridare la speranza a tante persone e genitori, ma su di esso – ha detto Morrone – oggi grava un’ombra: il taglio di fondi e, anche, di personale». Queste operazioni «sono infatti a carico del Servizio sanitario nazionale per la parte chirurgica, ma non per il percorso psicologico che è però un passaggio essenziale». Così il dg del San Camillo ha lanciato un appello alle istituzioni e al ministero delle Pari Opportunità. «Ad aiutarci sono anche tanti psicologi borsisti. Di certo non possiamo dire “no” a chi ci chiede aiuto».

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