Storia di un'odissea omosessuale
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Storia di un'odissea omosessuale

Non si chiede il matrimonio, ma senza riconoscimenti delle coppie di fatto ci sono cittadini privati dei diritti. Ecco cosa accadde a Luigi e Donato [Giancarlo Governi]

Storia di un'odissea omosessuale
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Giancarlo Governi Modifica articolo

11 Marzo 2012 - 18.19


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Anni fa mia moglie ed io avevamo stretto amicizia con una coppia omosessuale, che abbiamo frequentato fino alla loro morte. Nella coppia uno dei due che chiamerò Donato, come spesso succede nelle coppie etero, era molto più importante ed era quello che, come si dice, portava i soldi a casa. L’altro, che chiamerò Luigi, amministrava la casa e il lavoro del suo compagno, a cui faceva anche da segretario. Consci della loro situazione di fronte alla legge italiana avevano pensato anche al futuro del sopravissuto in caso di morte di uno dei due. Si erano per questo fatto un testamento olografo l’uno a favore dell’altro. Stettero più di 25 anni insieme: lo ricordo perché fummo invitati alla festa delle loro “nozze d’argento”.

Un giorno, il più giovane Luigi, quello meno importante dal punto di vista economico si ammalò, fu ricoverato in ospedale dove dopo poco morì. Nei mesi della malattia le sorelle, che lo avevano ripudiato in quanto omosessuale, si fecero vive e con la scusa di doverlo assistere si installarono nella loro casa.

Un giorno la donna di servizio che lavorava da anni nella casa dei miei amici vide una delle sorelle che frugava nei cassetti e lo disse a Donato, il quale capì subito che il testamento olografo era stato sottratto. Avvisò il suo compagno malato chiese in ospedale l’intervento di un notaio il quale raccolse le sue volontà.

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Poche settimane dopo la morte del compagno a Donato arrivò una citazione delle due sorelle che reclamavano la metà del patrimonio del fratello, in quanto eredi legittime. Donato fece rendere pubblico il testamento dal notaio, sorprendendo e smascherando le due signore che pensavano di aver fatto sparire quello olografo. Non rimase loro che sostenere che il loro fratello quando aveva dettato le sue volontà al notaio non era capace di intendere e di volere. Ci fu una processione di amici della coppia davanti ai Carabinieri per testimoniare del contrario. Mia moglie dichiarò che il defunto le aveva telefonato il giorno prima di morire per chiederle di prendergli un appuntamento con un dentista pochi giorni dopo.

Ovviamente il tribunale respinse le loro richiesta ma la battaglia che dovette ingaggiare il povero Donato distrutto dal dolore per la perdita del compagno, fu veramente dura.

Ho raccontato questa storia a mio avviso esemplare per far conoscere l’odissea che vivono ogni giorno i cittadini italiani omosessuali che pretendono giustamente di far valere i loro diritti civili, con anni di boicottaggio politico verso ogni legge che normalizzi, e renda costituzionale, la loro vita.

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Oggi l’argomento è ritornato di moda fra i politici, in seguito a una battuta di Alfano, il quale ha dichiarato che se vince la sinistra ci porterà “matrimoni gay di zapateriana memoria”, ignorando, o fingendo di ignorare, che in Italia non c’è mai stata una proposta di legge che parlasse di matrimoni fra persone dello stesso sesso, a somiglianza con i matrimoni introdotti da Zapatero in Spagna, con tanto di cerimonia davanti all’ufficiale di stato civile. In Italia sono stati proposti non matrimoni fra cittadini dello stesso sesso ma riconoscimento delle coppie di fatto, fra persone che dichiarano di condividere le proprie vite, siano esse etero o omo, indifferentemente. Allo scopo di rendere attive a loro favore le leggi che riconoscono e tutelano i diritti ciivili di tutti i cittadini che sono uguali di fronte alla legge, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Una legge che permettesse , di ottemperare ai doveri imposti dalla Costituzione di rimuovere, cioè, con decenni di ritardo, “ gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”

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Ma ogni volta che si parla di “riconoscimento delle coppie di fatto” esce fuori l’equivoco del “matrimonio zapateriano”, a cui molti cittadini omosessuali hanno contribuito e continuano a contribuire, sognando fiori d’arancio e marce nuziali, spaventando così il cittadino medio a cui non viene mai prospettato il problema nella sua giusta dimensione.

E’ arrivato il momento di smetterla di usare un argomento così vitale per la società italiana soltanto a fini elettorali, in un momento in cui un provvidenziale governo tecnico che, purtroppo non può affrontare questo argomento, ha tagliato l’erba sotto i piedi ai partiti che non hanno a cuore gli interessi del Paese e che usano certi argomenti sulla pelle degli altri. E’ arrivato il momento di affrontare il problema seriamente: lo vogliono tutti i cittadini italiani che pensano che il dettato costituzionale sia cruciale per la vita democratica. E soprattutto è arrivato il momento di risolvere il problema in armonia con la Costituzione che, come ha ricordato Rosy Bindi, considera “matrimoni” soltanto le unioni fra due persone di sesso diverso. Quindi niente fughe in avanti che non farebbero che rinviare ancora la soluzione dei problemi dei tanti Luigi e Donato. O delle tante Francesca e Luisa. Cittadini italiane e cittadini italiani privati di diritti essenziali.

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