Monti per correggere 3monti
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Monti per correggere 3monti

L’Armata Brancaleone che ci ha portato allo sfascio potrebbe essere anche ribattezzata in subordine Armata Tremonti.

Monti per correggere 3monti
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22 Novembre 2011 - 12.42


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di Fabrizio Noli

La crisi di governo, dunque, si  è conclusa con la successione di Mario Monti a Silvio Berlusconi. Sulla carta si tratta, senza dubbio, della soluzione migliore, anche se e’ anche legittimo, quanto  inevitabile, chiedersi quali e quanti margini di manovra avrà. L’Italia e’ un  paese commissariato, al momento, sia da Bruxelles che da Francoforte, leggasi Ue e Bce nell’ordine, senza contare le insidie dei partiti di entrambi gli schieramenti, non si sa fino a che punto disponibili a mettersi da parte, mentre  la priorità del primo ministro, nonché neo-responsabile dell’Economia non potrà che essere una: risanare-risanare-risanare! Per il resto, vorrei fare un un paio di considerazioni. L’Armata Brancaleone che ci ha portato allo  sfascio potrebbe  essere anche ribattezzata in subordine “Armata Tremonti”.

E’ stato infatti il ”Superministrocherassicuravaimercati” ad aver avuto in mano il piu’ delle volte il cosiddetto pallino, e ad  aver comunque caratterizzato la legislatura, alla luce dell’enorme potere  concentrato nelle sue mani. Nessuno può infatti negare le deficienze del premier, non basterebbero vari libri, a cominciare dalle riforme sempre promesse e regolarmente rimaste nei programmi elettorali. Berlusconi, pero’, a sua volta, non ha voluto/saputo/potuto fare più, alla luce di il potere di interdizione di Tremonti, non solo depositario della borsa della spesa, ma anche vero garante del legame  la Lega, il vero supporto del Cavaliere, alla luce del progressivo disfacimento del Pdl.

Per carità, nessuno qui nega che il premier, quando si è trattato di farsi leggi ad  personam, sia andato avanti come un carro armato Leopard, ma, in generale,  ci si chiede se Tremonti sia stato o meno all’altezza del compito. “Tremendino”, questo il suo soprannome, a conferma di un carattere orribile, sempre in perenne conflittualità con mezzo mondo, anche perché supportato da  un’autostima, definiamola cosi’, da piccolo Re Sole, ma, al di la’ del  carattere, quello che e’ emerso e’, in generale, la povertà del suo  progetto complessivo.

Uomo brillante, Tremonti, celebri certe sue definizioni, a cominciare dalla famosa “terra incognita”, a proposito dello stato delle cose,  subito  dopo la grande paura dell’autunno 2008, ma anche incapace di trovare formule  minimamente risolutive o in un senso, leggasi riduzione del debito pubblico,  o nell’altro, la ripresa della crescita, per non parlare della riduzione della  pressione fiscale, da lui profetizzata già 17 anni fa, e mai attuata. Che l’Italia  avesse problemi enormi si sapeva, ma il Superministro ha dato l’impressione di aver preferito la tattica della testa troppo la sabbia per anni, al punto da negarli, o comunque ridimensionarli.

Vi ricordate? Per mesi lo abbiamo sentito affermare, come un mantra, che “i conti pubblici italiani erano a posto, il risparmio privato  il  più elevato in Europa, e non avremmo mai fatto la fine della Grecia”. E  questo, de facto, lo ha ripetuto  fino a luglio. Un atteggiamento degno  di un orchestrale del Titanic, tanto più riprovevole considerando che, negli  ultimi due-tre mesi, è sembrato avere l’atteggiamento di   uno  capitato lì per caso…lui che ha  tenuto  in mano le redini della politica economica dell’esecutivo negli ultimi tre anni e mezzo, da sovrano assoluto!

Unica nota reale di merito, l’aver intuito che, una volta salvato il sistema bancario statunitense, in particolare, tra la fine del 2008 e la fine del 2009,  la speculazione si stava  rimettendo in moto, come sottolineò a più riprese nel corso del G7 di Lecce del giugno di due anni fa. Ma, forse, e’ un po’ poco, anche per ottenere, dismessi i panni di superministro,  anche la tessera della Lega…Passando però al futuro, difficile prevedere le mosse del governo Monti. L’ex commissario europeo, tanto per chiarire l’antifona, ha intanto deciso di assumere anche la carica di ministro dell’Economia. Come si muoverà? Come farà a far riacquistare la fiducia dei mercati nel nostro paese?

Non avendo sfere di cristallo, si possono soltanto azzardare ipotesi. L’impressione è che al governo tecnico appena insidiatosi i due schieramenti delegheranno alcune mosse di politica economica necessarie quanto altamente impopolari. Dai “si dice”, ma poi è tutto da vedere in concreto come si metteranno in pratica certe idee, Monti potrebbe togliere le castagne dal fuoco al centrodestra sul versante abolizione delle pensioni d’anzianità (la Lega su questo punto ha sempre fatto muro), e su quello della reintroduzione dell’Ici. Più complesso appare il discorso sul versante Patrimoniale, di recente, in un’intervista rilasciata dallo stesso ex viceministro democratico Vincenzo Visco al Corriere della Sera, definita “inutile, dato che favorirebbe soltanto l’evasione fiscale”. Staremo a vedere.

Sull’altro fronte, del centrosinistra (ma quale? Quello di Renzi o quello di Vendola?) potrebbe essere valutata la riforma dell’articolo 18, che impedisce i licenziamenti facili per le aziende con più di 15 dipendenti. L’impressione è che anche su questo versante potrebbero scaturire decisioni amare. L’aria che tira non è certo delle migliori, basti pensare all’iniziativa della Fiat, che ha annunciato, dal primo gennaio 2012, la disdetta di tutti gli accordi sindacali vigenti e “ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto” in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Insomma, come diceva qualcuno…meditate, gente, meditate!

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