Mostri ai tempi della crisi
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Mostri ai tempi della crisi

Fine anni Settanta, Monicelli, Risi e Scola, mettono su un album di italiani mostruosi. Dopo "I mostri" e "I nuovi mostri", una triste commedia attuale. [Onofrio Dispenza]

Mostri ai tempi della crisi
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

16 Febbraio 2012 - 17.49


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di Onofrio Dispenza

Ricordate “I nuovi mostri”? Fine anni Settanta, Monicelli, Risi ed Ettore Scola, uno dietro l’altro, aiutati da sceneggiatori come Age e Scarpelli, mettono su un album fotografico di italiani, appunto, mostruosi. Filo rosso degli episodi del film (un numero diverso per le diverse versioni) il cinismo. Un sentimento che, certo, accanto a tanta solidarietà e a tanti altri buoni sentimenti, come italiani ci ha accompagnato in questa nostra storia fatta di alti e bassi. Ecco, se dopo “I mostri” e “I nuovi mostri”, ci fosse in cantiere una nuova graffiante commedia, tipo”I mostri ai tempi della crisi”, regista e sceneggiatori non avrebbero che l’imbarazzo della scelta immergendo le mani nella cronaca.

Imprenditori e lavoratori disperati, che arrivano a togliersi la vita (una ricerca dice che c’è un suicidio al giorno!) ed accanto, come dire, “becchini” del nostro tempo, appollaiati sul margine dell’abisso, a gongolare e a lucrare. Siamo in Veneto, quel Veneto fortemente segnato dalla crisi. Provincia di Padova, pulita, borghese e radici cattoliche. Il comune è Limena. Un pensionato affitta in nero a nigeriani, moldavi, romeni ed anche a qualche ragazza africana che si prostituisce. C’è un controllo, la polizia ferma alcuni romeni, parte un’indagine che scoperchia la realtà che andiamo a sintetizzare.

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Si scopre che il pensionato che affitta in nero a quelli che nella crisi sono seduti sul gradino più basso e scomodo, ha un patrimonio di 6 milioni di euro: depositi per 2 milioni e mezzo in 19 conti correnti, 42 fabbricati, 14 terreni. Il pensionato, oltre ad amministrare questo ben di Dio, formalmente è anche amministratore di condominio, e per il business si fa aiutare da due figli. Nel dislocare sotto traccia il gran patrimonio, ha intestato uno degli immobili ad un nipote. Fin qui, direte, niente di “strano”.

Così è in effetti, se non fosse che si scopre che il Paperon de Paperoni, pensionato e “negriero” più di una volta aveva bussato alla porta dei servizi sociali del Comune per chiedere sussidi e servizi destinati agli indigenti. Ci resta la curiosità di vedere con quale faccia.

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