Piccole grandi storie per non smarrire la pietà
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Piccole grandi storie per non smarrire la pietà

La storia di Modesta Valenti, settantunenne abitante alla stazione di Roma Termini. Amica di Sant'Egidio scomparsa. E poi Franco, genovese, e Angela, veneziana.

Piccole grandi storie per non smarrire la pietà
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6 Febbraio 2012 - 09.30


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Sembrano barboni ma sono donne e uomini. In questi giorni di grande freddo, che colpisce duramente chi vive per strada, la Comunità di Sant’Egidio ricorda, con centinaia di senza dimora, Modesta Valenti, una donna di 71 anni che viveva per strada nei pressi della Stazione Termini, dove si rifugiava la notte per dormire. Il 31 gennaio 1983, Modesta si sentì male proprio alla Stazione Termini e l’equipaggio dell’ambulanza che accorse alla chiamata non volle prenderla a bordo perché, a causa delle condizioni in cui viveva, era sporca e aveva i pidocchi. Modesta morì dopo ore di agonia, in attesa che qualcuno decidesse di darle soccorso. Due storie vere per aiutarci a capire.

Franco (nome inventato): Originario di Genova, Franco lavorava come impiegato a Genova. Si separa dalla moglie e viene a Roma e cominciano i problemi: resta solo, inizia a bere. La Comunità di Sant’Egidio lo conosce mentre già vive per strada perché soffre di continue crisi di panico che gli impediscono di stare a lungo in un luogo al chiuso. Frequenta i nostri centri, dove viene a mangiare e fare la doccia. Ammalatosi gravemente, viene ricoverato in ospedale: è allora che gli proponiamo di andare a vivere in roulotte, una soluzione buona per le sue crisi di panico. Si riprende. L’amicizia, il calore di una casa-roulotte: così Franco torna ad avere una vita dai tratti sereni. E’ ben voluto da tutti, morirà, minato dalla malattia, ma non più solo, a 55 anni.

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Angela (nome inventato): Angela è una donna benestante di Venezia, fine, colta, era stata quattro volte a Gerusalemme. La crisi familiare è l’inizio di una vita difficile che la porterà nel giro di qualche anno a perdere affetti e beni e a vivere per strada. Angela viene a vivere a Roma, per 40 anni, per strada dove la Comunità la incontra e ne diviene amica e compagna. Riusciamo a trovarle un alloggio in una casa. Il suo sogno di trovare un luogo sereno e amichevole si avvera: gli ultimi dieci anni della sua lunga vita Angela li vivrà a casa, amica, con tanti amici. Prima di morire, c’è un’altra bella vicenda: Angela aveva perso i documenti e , con questi, anche l’identità: semplicemente non esisteva per nessuno. Siamo riusciti a farle riavere un documento che ha voluto dire tornare ad avere un nome e una identità, a 84 anni.

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