Il vero declassamento dell'Italia è Barletta
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Il vero declassamento dell'Italia è Barletta

Le vittime lavoravano in nero a 3,95 euro per dieci, dodici ore in un sottoscala fattiscente.

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5 Ottobre 2011 - 09.27


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Declassamento Barletta. Peggio del nuovo declassamento dell’Italia di Moody’s o si Steven & Poor’s. La tragedia di Barletta ci portata direttamente fuori da qualsiasi società civile. “Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c’era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto. Quelle donne lavoravano per pagare affitti, mutui, benzina, per poter vivere, anzi sopravvivere”, ha raccontato la zia di una delle vittime.


Igravia generale.
Quante e quali le complicità che hanno reso possibile tutto questo? Chi non è intervenuto ai ripetuti segnali di allarme per la stabilità dell’edificio fattiscente? Chi esercitava i controlli dovuti alla sicurezza e idoneità dei posti di lavoro? Chi al rispetto delle normative contrattuali minime previste dalla legge? Non esistono più gli Ispettorati del lavoro? E la polizia urbana che passava e che vedeva, non s’è mai posta una qualche domanda su quella strana azienda catacombale?

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L’obbligo della sicurezza. Nei cordoglio di circostanza di molti, spiccano la parole sempre mirate del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “l’inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l’accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità, e soprattutto l’impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e di vigilanza”.

Lacrime di coccodrillo. Tutti distratti a Barletta, salvo la generosa mobilitazione della popolazione per cercare di estrarre dalla macerie la povere vittime. 5 donne sono morte e tra di loro Maria Cinquepalmi, aveva appena 14 anni ed era la figlia dei proprietari del laboratorio tessile, che invece si sono salvati perché non erano nell’edificio. Un crollo quasi certamente legato ai lavori di ristrutturazione che erano in corso su tre edifici diversi in via Roma. Verifiche di stabilità e controlli evidentemente distratti.

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