Lo spettacolo triste della Tav in Val di Susa
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Lo spettacolo triste della Tav in Val di Susa

C'erano tante persone in Val di Susa per partecipare alla manifestazione No Tav: contrari all’opera e rappresentanti del ribellismo. Gli scontri sono durati ore.

In tanti a manifestare contro la Tav
In tanti a manifestare contro la Tav
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4 Luglio 2011 - 09.44


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Il combattimento tra sostenitori ed avversari dell’Alta velocità è l’ennesimo episodio di idiozia applicata alla politica. Il problema di accelerare i trasporti individuali e di limitare quelli delle merci su gomma non prevede le guerre di religione, ma richiede intelligenza.

Ieri è andato in scena il rito. Fin dalle prime ore della mattina centinaia di persone sono arrivate in Val di Susa per partecipare alla manifestazione No Tav. L’obiettivo dei dimostranti era quello di “stringere d’assedio” l’area della Maddalena di Chiomonte, località nella quale si sta realizzando il primo cantiere della futura nuova linea ferroviaria. C’erano i cittadini contrari all’opera ed i rappresentanti del ribellismo a tutti i costi, quelli che in Francia si chiamano “casseur”, ovvero i teppisti alla ricerca solo dello scontro con la polizia. Gli scontri sono durati ore.

Tra chi dovrebbe proporre contenuti c’era anche Beppe Grillo. Il comico e leader del Movimento 5 stelle ha spiegato la sua presenza in Val di Susa sostenendo che “c’è uno scorpamento tra cittadini ed istituzioni. Volevo esserci, è una battaglia che con voi stiamo conducendo da tanti anni”, ha detto ai manifestanti, aggiungendo: “Le campane stanno suonando e non siete soli, tutta l’Italia vi sta guardando attraverso la rete e la rete non mente”. “Non abbiamo bisogno di Alta velocità – ha continuato Grillo – la Tav è un’opera a debito che pagheranno le generazioni future, quindi, voi siete nel giusto. Il corridoio 5 non è mai esistito, esiste solo nella mente di qualche truffatore, ma la rete li manderà tutti a casa”.

La teorizzazione dell’onnipotenza di una non meglio identificata rete è uno dei ritornelli costanti delle arringhe del comico. Tuttavia, non sono le tecnologie a guidare i processi politici, ma le idee chiare e per quanto riguarda la Tav in Val di Susa sembra che nessuno voglia fare il minimo sforzo per elaborare una strategia efficace utile a risolvere la vertenza.

Così si sono usate biglie di ferro, pietre, lacrimogeni e spranghe per impedire alla verità di venire alla luce: la questione Tav in quella zona nonostante anni di discussioni è sempre allo stesso punto.
La questura di Torino ha reso noto che sono almeno “76 i feriti” registrati “tra le forze dell’ordine (59 Polizia di Stato, 9 Carabinieri, 8 Guardia di Finanza)”, mentre per quanto riguarda i ‘casseur’ non è chiaro quanti siano i contusi.

Polizia e carabinieri hanno comunque sottolineato che i manifestanti violenti non hanno nulla a che vedere con il movimento No Tav, ma “fregiandosi delle loro bandiere – hanno affermato le forze dell’ordine – continuano imperterriti in un’azione di guerriglia senza pari, travisati ed armati di pietre e bastoni. Con corde hanno cercato di divellere i betafence ed i relativi orsogrill posti a preventiva protezione degli sbarramenti delle Forze di Polizia”.

A dimostrazione della assoluta assenza di senso della realtà di alcune frange dei teppisti, in un comunicato di una presunta “Federazione anarchica torinese’ si leggeva che “a Giaglione è stata riconquistata la baita e la bandiera No Tav ha ripreso a sventolare nel territorio della Libera Repubblica della Maddalena”.

Sempre gli stessi imbecilli hanno insistito: “Si sono verificati duri scontri sui sentieri della Ramats: i manifestanti sono stati pesantemente gassati da molti lacrimogeni ma, nonostante questo, hanno sfondato la rete e resistono a pochi metri dal piazzale della Maddalena”.

La relazione tra modernizzazione e politica in Italia sembra ad un binario morto. Tra santoni e demagoghi, quale che sia lo specifico del dibattito, dalla fecondazione all’uso dei telefonini, dalla costruzione di infrastrutture al nucleare, due eserciti egualmente conservatori scendono sistematicamente in campo per impedire qualunque discussione sensata e soprattutto qualunque cambiamento.

Una presunta area ‘dei movimenti’ ed una improbabile destra “liberale e cattolica”, armate di “sacri principi”, si combattono a suon di slogan demagogici. Individui separati dalla maggioranza dei cittadini, che nel frattempo sono sempre più confusi e disgustati.

Ieri un numero imprecisato di balordi arrivati da tutta Italia ha passato la domenica in combattimenti tra Giaglione ed Exilles. Alla manifestazione partecipavano anche settori non violenti, ma pure il più ingenuo dei manifestanti sapeva benissimo ed in anticipo come sarebbe andata a finire. Nulla è stato fatto per impedire ai “casseur” di partecipare e questo dovrebbe far riflettere chi sostiene di condannarne l’operato.

Sconcertante, inoltre, la polemica tra ‘partiti buoni’ e Grillo. Per il comico i manifestanti sono “eroi”, mentre per gli altri (dal Pdl all’Idv, passando per Pd e Udc) gli “eroi sono polizia e operai”. Come inammissibile è il ritornello sulla condanna della violenza.

Si aspetta il morto in Val di Susa per cominciare a trattare l’argomento con serietà?

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