Global Music Report di Ifpi: il trend positivo per l’anno 2022
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Global Music Report di Ifpi: il trend positivo per l’anno 2022

I dati riguardanti lo streaming trainano la classifica, seguiti dalle sincronizzazioni e dai ricavi ottenuti dai social media. Il settore fisico è in calo, eccetto per i vinili che resistono. In Italia c'è un trend positivo

Global Music Report di Ifpi: il trend positivo per l’anno 2022
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22 Marzo 2023 - 19.42 Culture


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Come ogni anno il report di IFPI, International Federation of the Phonographic Industry, ha condiviso i dati relativi al mercato discografico mondiale. Nel 2022 è stato calcolato un incremento generale del 9% con a capo la crescita costante dello streaming a pagamento: piattaforme come Spotify, Apple Music, Amazon music, Tidal e Deezer fanno da padrone.

Facciamo però più chiarezza sui settori indagati da IFPI. L’analisi verte su due compartimenti principali: quello fisico, formato da dischi in vinile e cd, e quello digitale, che comprende lo streaming free e a pagamento, inglobando anche il settore delle sincronizzazioni – che riguarda l’uso della musica in pubblicità, film, serie tv.

Il bilancio sul digitale, come brevemente preannunciato, si posiziona primo in classifica con il 66,7% dei ricavi totali dell’industria discografica, guidati da un +13,7% degli abbonamenti ai servizi streaming rispetto al 2021. Anche per quanto riguarda le sincronizzazioni il trend è positivo: si attesta infatti a +26,5% con oltre 13 milioni di fatturato.

Una nota più amara, invece, è suonata dal settore del fisico: a livello generale segna un -2,2%, ma il trend non è totalmente negativo: i vinili, infatti, persistono e generano un +11,7%.  Il ritorno al passato del romanticismo della musica “a giri” fa ben sperare, e suggerisce una tipologia di fruizione condizionata solo dai gusti musicali dell’ascoltatore, a differenza delle playlist suggerite nell’online.

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Per riassumere, quindi, i ricavi totali mondiali ammontano a 26.2 miliardi di dollari, mentre nel mercato europeo, il secondo più grande al mondo, i guadagni sono aumentati del 7,5%. Qual è invece la situazione dell’industria discografica in Italia? Nel report si incontrano dati rassicuranti in quanto la performance supera la media dell’11,1%, con più di 370 milioni di fatturato.

Il CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), Enzo Mazza, afferma in reazione ai dati del Global Music Report che “Il 2022 è stato un anno molto forte, per la musica in generale e in particolare per l’Italia che ha vissuto una grande spinta tecnologica, pur con la cautela legata al fatto che su questo fronte siamo dietro ai grandi Paesi evoluti e nello stesso tempo abbiamo grandi prospettive di crescita“.

A sostegno di questa affermazione, i dati di IFPI Engaging with Music 2022 rilevano infatti il costante aumento dello streaming a pagamento rispetto a quello free: oltre la metà dei giovani tra 16 e 24 anni usa i servizi di audio streaming a pagamento, dedicando più di 20 ore settimanali all’ascolto di musica.

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Non è un mistero neanche la tipologia di musica che i consumatori ascoltano: che sia tramite auricolari o tramite cuffie gli italiani hanno promosso il repertorio nazionale. Il 2022, in termini di certificazioni, ha infatti chiuso con un totale di 267 Album, 2 Compilation e 325 Singoli certificati, per un totale di 594 titoli. Il report segnala infine anche il positivo effetto del Bonus Cultura che nel 2022 ha generato oltre 19 milioni di euro per la musica registrata.

Anche i consumatori internazionali ascoltano musica italiana? La discografia italiana all’estero segnala una crescita interessante sotto vari punti di vista: +15% di entrate da royalty sia nei mercati del fisico e del digitale, sia nelle sincronizzazioni e nei diritti connessi, con oltre 22 milioni di euro nel 2022: è un incremento guidato in particolare dai ricavi digitali (+12%). La risposta è quindi “sì”.

L’attenzione adesso si rivolge ad un particolare aspetto del comparto digitale: quello del segmento sostenuto dalla pubblicità sui social media come Tik Tok, Instagram e Facebook, che, a livello generale, nel 2022 cresce del 36,2%. “Siamo un Paese che sta attraversando una transizione digitale importante – afferma Mazza – e ha davanti a sé potenzialità nuove, ragionando in termini di servizi streaming ma anche del modello sostenuto dalla pubblicità, di cui fanno parte i ricavi da social media: basti pensare a TikTok, Instagram, Facebook”.

Mazza continua ricordando che la sfera dei social media “copre il 5% dei consumi musicali in Italia, – e che – nel 2022 solo il gruppo Meta ha rappresentato per l’industria musicale oltre 20 milioni, un fatturato importante. Ecco perché c’è grande preoccupazione per il mancato accordo tra Meta e Siae e ci auguriamo che venga trovata una soluzione”.

Enzo Mazza, però, non si limita solo ad esprimere la sua preoccupazione per il mancato accordo fra meta e Siae, ma esprime anche le sue perplessità a riguardo dell’AI (Artifical Intelligence) che nonostante rappresenti una grande opportunità per l’industria  “deve essere regolamentata, perché rappresenta un potenziale rischio: la produzione che vede coinvolta la figura umana deve restare prevalente rispetto alla creazione solo con l’AI, altrimenti si svilisce il contenuto e d’altra parte si inaridisce la creatività“.

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Non è certo ciò che il 2023 ha in serbo per l’industria musicale, ma non sarà facile superare i risultati del 2022.

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