Anne Applebaum, ecco chi è la giornalista premio Pulitzer ospite di Piazzapulita su La7
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Anne Applebaum, ecco chi è la giornalista premio Pulitzer ospite di Piazzapulita su La7

La giornalista premio Pulitzer questa sera è ospite di Corrado Formigli nella puntata di Piazzapulita, per parlare di Ucraina e del prossimo ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia.

Anne Applebaum, ecco chi è la giornalista premio Pulitzer ospite di Piazzapulita su La7
Anne Applebaum
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19 Maggio 2022 - 15.12


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Anne Applebaum è una giornalista americana, nata a Washington nel 1964. Naturalizzata polacca, la giornalista e saggista è celebre per aver conquistato il Premio Pulitzer nel 2004, con un lavoro sui gulag sovietici.

La giornalista aveva pubblicato un articolo sul The Atlantic lo scorso febbraio, un’analisi della conferenza di Monaco sulla crisi ucraina, segnando analogie e differenze con l’omonima conferenza del 1938 con cui l’Europa si piegò alle rivendicazioni di Hitler.

Il ricordo di determinate cose, probabilmente, non è sufficiente affinché si eviti alcuni errori possano essere commessi nuovamente. Nella conferenza sulla sicurezza conclusasi ieri a Monaco di Baviera in cui si è discusso della crisi ucraina, non sono mancati i riferimenti alla più tristemente celebre conferenza di Monaco del 1938, quella in cui fu di fatto concesso – “pacificamente” – ad Hitler di annettere parte della Cecoslovacchia, seguendo la cosiddetta politica dell’Appeasement elaborata dal primo ministro inglese Neville Chamberlain. In un articolo apparso ieri su The Atlantic, Anne Applebaum ha tracciato un’analisi della conferenza di Monaco 2022, titolando icasticamente “Non ci sono Chamberlain in questa storia”.

Il riferimento – chiaramente – è proprio a Neville Chamberlain, teorico dell’Appeasement che, di ritorno dalla conferenza di Monaco nel settembre del 1938, salutò il suo popolo rincuorandolo che il pericolo della guerra era stato sventato e che aveva ottenuto “pace con onore, pace per il nostro tempo”.

Ma, come sappiamo, la pace non era affatto salva, e la storia andò diversamente. Ad Hitler non bastava soltanto quella piccola fetta dei Sudeti. Il Führer voleva tutta la Cecoslovacchia, tutta la Polonia, e poi tutto il Belgio, tutti i Paesi Bassi, tutta la Francia. Doveva riunire un unico grande impero, il Reich, tutti i popoli germanici e poi farne il centro pivotale del mondo. L’approccio adottato da Chamberlain nell’affrontare la minaccia nazista viene descritto con il termine Appeasement, ma in un’accezione tutta negativa e impregnata di fallimento. E il suo promotore viene infatti ricordato non per la pace negoziata a Monaco, ma per la guerra che l’atteggiamento pacifista (e arrendevole) di Chamberlain e dell’Europa ha causato.

Poco più di ottant’anni dopo, sempre a Monaco, europei e americani si sono riuniti in un’altra conferenza sulla sicurezza. Questa volta, però, anziché cedere alle richieste di un dittatore, i presenti hanno condannato all’unanimità il presidente della Federazione russa, chiedendo il ritiro delle sue truppe dall’Ucraina. Se Putin non dovesse fare marcia indietro scatteranno sanzioni molto severe. Come nel ’38, una politica estera aggressiva e annessionista ha unito Europa e America. ll capo del Cremlino, come allora Hitler, ha creato un fronte comune nel mondo occidentale. Ma, a differenza del ’38, questa volta non c’è nessuna politica dell’Appeasement. La condanna dello zar è – apparentemente – universale e senza appello.

Tutti hanno parlato di solidarietà, unità e della solidità dell’unità transatlantica. “Sebbene la sicurezza europea sia minacciata direttamente in Ucraina” – ha dichiarato Kamala Harris – “noi, USA ed Europa, siamo uniti per dimostrare la nostra forza e la nostra unità”. E il ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock ha replicato “ciò che mi rende ottimista in questi tempi difficili è la conoscenza della forza della nostra unione transatlantica e della solidità delle nostre alleanze”. Tuttavia, una nota di dossonanza in questa sinfonia di armonia e solidarietà generale è venuta proprio dall’Ucraina. A risultare meno uniti sono stati, infatti, gli ucraini presenti in gran numero a Monaco: ministri del governo, dirigenti d’azienda, parlamentari dei diversi partiti politici.

Secondo l’ad di Naftogaz, la compagnia di stato ucraina di gas, i russi in realtà non sono preoccupati dalle minacce di sanzioni: “le aggireranno” – ha detto – proprio come hanno fatto in passato. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ancora più schietto, sottolineando che “l’architettura della sicurezza mondiale è fragile e deve essere aggiornata”. La sovranità nazionale garantita dalla Carta delle Nazioni Unite – ha dichiarato Zelensky – è stata violata già nel 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea senza che venisse mosso un dito. “Per otto anni – ha detto in sala conferenze – l’Ucraina ha respinto uno dei più grandi eserciti del mondo. Che sta lungo i nostri confini, non i confini dell’Unione Europea”.

L’Ucraina – ha ricordato il presidente – nel 1994 ha rinunciato al nucleare in cambio di una garanzia di sicurezza firmata da Usa, Regno Unito e Russia. Che fine hanno fatto quelle garanzie? Ha chiesto Zelensky, lamentando anche il mancato ingresso del suo Paese nella Nato, a cui pure l’Occidente aveva ripetutamente alluso (e illuso l’Ucraina). E in merito alle “lezioni di storia” a cui Baerbock e altri tedeschi hanno fatto riferimento, Zelensky ha polemicamente chiesto se quele lezioni siano state davvero apprese. E – non senza una nota di amarezza frammista a rabbia – ha chiosato: “Voglio solo assicurarmi che voi e io leggiamo gli stessi libri”. E anche Zelensky la parola Appeasement l’ha usata, ma per descrivere polemicamente Monaco 2022. Non Monaco 1938.

Al momento non c’è stata nessuna grande invasione, e nemmeno sanzioni importanti. Eppure – ha ricordato Applebaum – l’Ucraina sta già subendo le conseguenze della rinnovata aggressione russa. Le compagnie aeree stanno ritirando i loro aerei dal Paese, gli investimenti esteri sono sospesi, soldati ucraini sono morti lo scorso fine settimana, uccisi dai proiettili russi. “Nel frattempo – ha scritto Applebaum – la Russia non paga alcun prezzo”.

“Non ci sono Chamberlain in questa storia. Nessuno si è innamorato della propaganda russa. Blinken ha davvero radunato alleati”. Ma non ci sono nemmeno Churchill all’orizzonte. “Saranno bastate – si chiede Applebaum – le poche armi che abbiamo fornito, le sanzioni che abbiamo minacciato, per scoraggiare un’invasione?”. Non sarà, l’invasione dell’Ucraina, il preludio ad una guerra europea, se non addirittura mondiale? Si vedrà nei prossimi giorni. “Nel frattempo – conclude Applebaum – nonostante tutto ciò che è stato detto, tutto ciò che è stato promesso e tutto ciò che è stato discusso, l’Ucraina combatterà da sola”.

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