Covid, arriva la variante Pirola: 40 mutazioni che potrebbero eludere la risposta immunitaria
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Covid, arriva la variante Pirola: 40 mutazioni che potrebbero eludere la risposta immunitaria

La variante Covid chiamata "Pirola" è stata identificata: con sintomi simili a un'influenza grave e presenta 40 mutazioni che potrebbero influenzare la sua capacità di eludere la risposta immunitaria

Covid, arriva la variante Pirola: 40 mutazioni che potrebbero eludere la risposta immunitaria
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29 Agosto 2023 - 09.25


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La variante Covid chiamata “Pirola” è stata identificata: con sintomi simili a un’influenza grave e presenta 40 mutazioni che potrebbero influenzare la sua capacità di eludere la risposta immunitaria. In particolare, due di queste mutazioni sono state individuate come potenzialmente in grado di aumentare la capacità di diffusione del virus. Questa nuova variante è considerata il “ceppo più sorprendente dopo l’arrivo di Omicron” ed è stata individuata in cinque paesi diversi, ma per ora non è stata rilevata in Italia. Nel frattempo, in Italia, la crescita dei casi di Covid è dovuta principalmente ad altre varianti.

C’è una crescente richiesta di tamponi in farmacia, mentre alcuni cardiologi e oncologi stanno sollevando la questione della necessità di isolare i positivi in ospedale. Questa richiesta potrebbe essere collegata all’aumento delle preoccupazioni riguardo alla diffusione di varianti più trasmissibili o evasive rispetto alle risposte immunitarie.

Il primo caso della nuova variante, rapidamente posta sotto monitoraggio dall’Organizzazione mondiale della Sanità, è stato segnalato in Danimarca il 24 luglio. Successivamente è stata isolata in Sud Africa, Stati Uniti, Israele e Regno Unito, ma non ancora in Italia. «Diversamente da altre, manca un nesso epidemiologico tra i vari casi», ovvero i casi non sembrano collegati tra loro e con il primo: a tracciare il quadro è un articolo pubblicato oggi sul Journal of Medical Virology, a cura di Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di statistica molecolare e di Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, e di Fabio Scarpa, del Dipartimento di Scienze mediche dell’Università di Sassari. «Finora – spiega Ciccozzi – sono state rilevate diverse nuove mutazioni se confrontate con il presunto antenato BA.2». Tra di esse ve ne sono due da tenere sotto controllo sulla Spike, la proteina che svolge una funzione cruciale nelle infezioni e nella risposta immunitaria: una mutazione che richiama il ceppo originale di Wuhan (F486P) e un’altra che ricorda la variante Delta (P681R).

«Sono necessari ulteriori dati per capire se Pirola sarà pericolosa o meno e se si tratti ancora di Omicron» ma non sembra caratterizzata dall’asintomaticità tipica di molte varianti Omicron”, chiarisce Ciccozzi. Dai pochi dati che abbiamo, precisa, i sintomi «somigliano a quelli di un’influenza con febbre a 38, forte raffreddore e mal di testa. La differenza rispetto all’influenza è che il Covid non si manifesta nella stagione fredda, ma durante tutto l’anno». Come avvenuto per altre varianti «si diffonderà e probabilmente arriverà anche in Italia». Ma l’aumento dei casi rilevato dalla Sorveglianza dell’Iss (passati da 5.919 dal 10 al 16 agosto a 11.606 dal 17 al 23 agosto) «non sono dovuti ancora a `Pirola´ ma ad altre varianti, la cui circolazione è favorita dai maggiori contatti sociali dell’estate». In particolare, cresce la variante Eris che al 6 agosto rappresentava il 32% dei sequenziamenti.

L’aumento della trasmissibilità (con l’Rt passato da 1,1 a 1,23) e della positività al test (dal 6,5% al 9,2%) «trova riscontro in una maggiore richiesta di tamponi in farmacia e in una più alta incidenza del numero dei positivi tra chi esegue il test», spiega il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), Andrea Mandelli. «In assenza di misure di contenimento dei contagi – prosegue Mandelli – è importante sensibilizzare i gruppi a rischio a vaccinarsi».

La risalita dei contagi preoccupa chi cura i fragili. Dopo lo stop all’obbligo di isolamento per i positivi al Sars-Cov-2, rileva la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi (Foce), non c’è «nessuna indicazione sull’isolamento dei pazienti all’interno degli ospedali e in molti ormai – afferma Francesco Cognetti, presidente Foce – non vengono più effettuati i tamponi. Una lacuna molto grave, chiediamo un provvedimento ad hoc». Ma secondo la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) «non serve una norma – spiega il presidente Giovanni Migliore – riteniamo che ogni direttore sanitario abbia le competenze per capire come sia meglio agire in base alle caratteristiche della singola struttura. Però è importante tenere sotto controllo i ricoveri per Covid. Per questo, da settembre, riprenderemo il monitoraggio attraverso gli ospedali sentinella». (ANSA).

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