Crisanti allo scontro con Zaia: si dimette dall'università di Padova per avere le mani libere
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Crisanti allo scontro con Zaia: si dimette dall'università di Padova per avere le mani libere

Il microbiologo ora senatore del Pd è venuto a conoscenza di una inchiesta sui tamponi rapidi nel quale il presidente del Veneto diceva di voler portare il professore allo schianto

Crisanti allo scontro con Zaia: si dimette dall'università di Padova per avere le mani libere
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2 Gennaio 2023 - 17.25


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Il microbiologo oggi senatore vuole andare all’attacco di Luca Zaia per quanto di brutto sta uscendo da alcune inchieste giudiziarie.

«Lascio l’università di Padova. La decisione è dovuta al fatto che, se gli avvocati identificheranno delle responsabilità di carattere penale, sulle quali nel caso ho tutta l’intenzione di andare a fondo, non voglio mettere in imbarazzo l’ateneo che fra le altre cose si trova anche in una situazione di collaborazione istituzionale con la Regione Veneto». 

A spiegarlo è il microbiologo, oggi senatore Pd, Andrea Crisanti, parlando dell’indagine in corso sui tamponi rapidi in Veneto, nei giorni in cui sono emerse anche alcune dichiarazioni del governatore Luca Zaia da una telefonata intercettata in cui si parlerebbe di portare l’esperto «allo schianto».

Le carte per l’addio all’università, e nello specifico al ruolo di professore ordinario di microbiologia e microbiologia clinica (non era più direttore del Dipartimento di medicina molecolare da quando era andato in aspettativa), sono pronte, assicura Crisanti, che ha già parlato della decisione ai vertici. 

Poi – aggiunge Crisanti – nelle intercettazioni si fanno anche allusioni a nomi di docenti dell’università e quindi stiamo cercando di verificare se esistono anche coinvolgimenti di colleghi». 

L’esperto spiega che sono queste le motivazioni che lo hanno portato a maturare la scelta di lasciare l’ateneo. 

«L’università di Padova, come ho già detto, intrattiene tutta una serie di rapporti istituzionali con la Regione ed è chiaro che, avendo io ricoperto una posizione così importante e avendo allo stesso tempo, in questo momento, anche una posizione di carattere politico, non voglio creare una situazione di imbarazzo all’università. Perciò lascio, probabilmente da oggi. La lettera è pronta, ho accennato la decisione al Rettore e adesso sto verificando tutti i dettagli».

Rispetto a quanto emerso dalle indagini in corso, «chiaramente ho intenzione di andare avanti», conclude, spiegando di non voler «aggiungere nulla di più» per commentare le parole del governatore veneto Luca Zaia.

Crisanti contro Zaia

«Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire». E’ il commento rilasciato dal virologo Andrea Crisanti, alla rivista `Mow´, in risposta a quanto emerso dalla trasmissione `Report´ su alcune parole del governatore del Veneto, Luca Zaia, in una telefonata intercettata, in cui avrebbe parlato di portare il microbiologo, oggi senatore Pd, «allo schianto». Dichiarazioni dalle quali sembra emergere che l’esperto sarebbe stato preso di mira da Zaia per le proprie prese di posizione sulla gestione della pandemia e in particolare sui tamponi rapidi.

Nell’intervista pubblicata online dal magazine, Andrea Crisanti definisce come «ininfluente» la propria attuale candidatura politica nel Pd: «Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni», dice. «Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che lui è l’orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, di una persona che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa – sostiene Crisanti -. Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su `Nature´, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro. Questi praticamente hanno accettato come giustificazione la dichiarazione di Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso, incaricato di confermare l’idoneità clinico-scientifica dei tamponi, ndr) che non ha fatto nessuno studio, ed erano addirittura consapevoli che non l’aveva fatto».

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