Caldo e siccità, la situazione nelle regioni d'Italia: danni per centinaia di milioni
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Caldo e siccità, la situazione nelle regioni d'Italia: danni per centinaia di milioni

Dopo una brevissima parentesi leggermente meno calda, attesa per sabato, già da domenica farà sempre più caldo e il picco lo raggiungeremo verosimilmente tra il solstizio d'Estate (martedì 21), che rischia di diventare il più caldo dal 2003.

Caldo e siccità, la situazione nelle regioni d'Italia: danni per centinaia di milioni
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17 Giugno 2022 - 15.21


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Il caldo torrido ha invaso l’Italia ormai da settimane, nonostante l’estate debba ancora ufficialmente iniziare. Le temperature sono ben oltre le medie stagionali e il caldo africano sta per tornare per la terza volta in un mese. Nei prossimi giorni l’anticiclone Scipione diventerà sempre più potente e farà aumentare considerevolmente le temperature su quasi tutta l’Italia.

Dopo una brevissima parentesi leggermente meno calda, attesa per sabato, già da domenica farà sempre più caldo e il picco lo raggiungeremo verosimilmente tra il solstizio d’Estate (martedì 21), che rischia di diventare il più caldo dal 2003 (il Giugno più caldo della storia climatica italiana insieme al 2019) e mercoledì 22.

I valori termici in questa fase toccheranno picchi di 40 C su molte città della Pianura Padana, come a Bologna, Ferrara, fino a 37/38 C a Milano, Mantova, Pavia, Bolzano, 36 C a Roma, Terni, Firenze. Inizierà a fare tanto caldo anche al Sud, con valori superiori ai 36 C su quasi tutte le città.

Anche le notti saranno molo calde, si prevedono valori termici addirittura di 26/28 C fino alla mezzanotte su molte città del Centro-Nord. Un possibile cambio del tempo è ipotizzabile da giovedì 23 Giugno, quando correnti più fresche provenienti dal nord Europa potrebbero scendere di latitudine fino a raggiungere l’Italia.

La grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini, il Po in secca come mai negli ultimi 70 anni, i laghi svuotati e i campi arsi dove la siccità ha già provocato danni per due miliardi di euro. È il drammatico bilancio stilato dalla Coldiretti che ha disegnato la prima mappa della sete da nord a sud dell’Italia con il taglio dei raccolti in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di tutto il suo potenziale alimentare per fare fronte agli effetti sui prezzi della guerra in Ucraina.

Uno scenario rovente che peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature sui 40 gradi con le falde sempre più basse mentre orti e giardini restano senz’acqua e in certi comuni viene razionata quella dei rubinetti. Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte al Molise, dal Veneto al Lazio, dalla Toscana alla Puglia la siccità stringe in una morsa i campi e i raccolti del 2022 in Italia.

“In questo scenario di profonda crisi idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche a oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha incontrato il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e quello della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

La situazione è difficile lungo tutta la Penisola in un 2022 segnato fino a ora da precipitazioni praticamente dimezzate che ha portato a cambiare anche le scelte di coltivazione con – evidenzia la Coldiretti – un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso. A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere.

Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo.

In Lombardia, la provincia di Bergamo e’ fra le più colpite con 25 comuni che rischiano il razionamento dell’acqua potabile, ma la situazione è critica su tutto il territorio. A Tradate (Varese) dalle sei a mezzanotte è vietato sprecare acqua per lavare la macchina o riempire le piscine. Per i trasgressori, multe fino a 500 euro. La Regione è pronta a chiedere lo stato d’emergenza per la siccità che sta già compromettendo le coltivazioni. Le prime stime su orzo e frumento indicano cali delle rese fino al 30%. Proprio a causa della mancanza di risorsa idrica, c’è anche chi ha deciso di sospendere le semine dei secondi raccolti e preoccupa la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni dall’orzo al frumento, dai foraggi al mais.

Nel Piemonte orientale undici comuni si trovano in pieno allarme rosso con autobotti, chiusure notturne della distribuzione dell’acqua e ordinanze di non potabilità. Mentre sui campi dell’intera regione si prevede una riduzione del 30% delle foraggere che servono negli allevamenti per nutrire gli animali. Sui cereali c’è un calo di produzione del 30%, a causa della mancanza di acqua. Si riscontrano già danni e problemi sul nocciolo con perdita dei frutti mentre nei vigneti si vede il mancato germogliamento per molte piante con la produzione di acini sotto la media e molto radi. Per quanto riguarda il riso sono stati seminati circa 10 mila ettari in meno quindi 210 mila rispetto ai 220 mila dello scorso anno, molte aziende hanno optato per la semina in asciutta.

La Coldiretti segnala danni al foraggio destinato a capre, pecore e mucche ma colpiti sono anche gli uliveti e il basilico per il classico pesto alla genovese. In provincia di Savona sono state emesse ordinanze invitando la popolazione a usare l’acqua solo per uso casalingo, senza innaffiare i giardini evitando tutti gli sprechi possibili, con la previsione di razionare l’acqua in determinati orari e riaprirla solo quando ce n’è bisogno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera e poi lasciarla chiusa.

Per la Piana di Catania non c’è pace a causa di un sistema irriguo fatiscente. Persino chi ha sistemi di irrigazione moderni non sa più come bagnare gli agrumi con un conseguente stress idrico a causa delle alte temperature. Ma anche i fichidindia, i seminativi, gli ortaggi, sono a secco e gli agricoltori, laddove è possibile, devono provvedere alle irrigazioni di soccorso con costi aggiuntivi.

In Puglia il conto pagato dall’agricoltura per la siccità supera i 70 milioni di euro l’anno, secondo la Coldiretti. Negli invasi artificiali mancano 80 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma si assiste anche alla maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi. Ma gli effetti sono evidenti anche sul settore olivicolo, con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40% in Puglia.

Sos siccità in Toscana dove l’assenza della pioggia aggrava una situazione di forte sofferenza idrica. L’autorità idrica toscana invita tutti i comuni a disporre, da adesso fino al 30 settembre, la limitazione dei consumi di acqua ai soli scopi essenziali igienici e domestici. Per salvare le coltivazioni si sta ricorrendo all’irrigazione di soccorso attingendo dai pozzi o attraverso le botti, con impatto sui raccolti di girasole, mais, grano e degli altri cereali ma anche di olivi, ortaggi e della frutta che si stacca prematuramente dalle piante.

Il caldo torrido scatena la furia di milioni di cavallette che stanno devastando secondo la Coldiretti 30 mila ettari di coltivazioni in Sardegna. A questi ritmi si rischia la distruzione di cinquantamila ettari entro poche settimane con le aziende costrette a non coltivare i campi proprio in un momento in cui l’Italia ha bisogno di potenziare al massimo la propria capacita’ produttiva per fare fronte agli effetti della guerra in Ucraina.

Danni su grano duro con almeno il taglio del 20% delle rese nell’alto Casertano, nel Sannio e nell’Irpinia.

La siccità ha fatto registrate una caduta di fiori e frutti negli uliveti, con una media regionale del danno che si attesta al 10% mentre la costa jonica a tratti raggiunge picchi di perdite che superano per la Coldiretti il 60%. Nella provincia di Crotone è allarme per gli ortaggi. Mentre in tutta la regione c’è apprensione per gli agrumi. 

Il grano fa segnare un calo di almeno il 15% delle rese ma in difficoltà ci sono girasole, mais e altri cereali, i foraggi per l’alimentazione degli animali nonché ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere.

Trecento milioni di euro di danni per seminativi e ortofrutta. Fino a ora è stato dato solo il 30% dell’acqua che serve ad albicocche, ciliegie, pesche e susine e appena il 12% agli alberi di pere e mele. Per il raccolto del grano 2022 la Coldiretti stima un calo delle rese medie a ettaro di circa il 10%.

La siccità ha causato danni alle colture cerealicole sulla fascia costiera Adriatica, in provincia di Campobasso. La perdita e’ quantificabile fra il 20 e il 30% mentre in provincia di Isernia le foraggere hanno subito una perdita di oltre il 40%.

A causa della siccità si contano danni per oltre 250 milioni di euro. Costi che riguardano investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito per ortofrutta e cali produzione per vino e olio, che sono le più colpite. Mentre Roma e il Lazio stanno con il fiato sospeso per il calo dei livelli del lago di Bracciano, riserva idrica della Capitale.

Le aree maggiormente colpite dalla siccità sono l’Alto Bradano, nel Potentino, e la collina interna del Materano. Quanto ai cereali, si sta producendo il 40 per cento di cereali in meno rispetto allo scorso anno ma la percentuale sale al 60 per cento per quanto riguarda i foraggi. Le alte temperature di queste settimane hanno provocato problemi sulla pezzatura dei frutti nel Metapontino e una perdita di produzione rispetto alla media di circa il 20%

Il Comune di Montebelluna ha vietato su tutto il territorio comunale, fino a nuova disposizione, l’uso dell’acqua potabile per usi diversi da quello alimentare e igienico-sanitario. Nel Polesine e nella Bassa Padovana in difficoltà anche coltivazioni che tradizionalmente hanno poco bisogno di acqua come l’aglio e il grano. Allerta per la risalita del cuneo salino (infiltrazioni di acqua salata) che potrebbe intaccare le falde acquifere e bruciare ortaggi come zucchine, pomodori e insalata di Lusia IGP, frutta in pieno campo tipo meloni e angurie.

In Umbria danni siccità stimati su cereali intorno al – 20% delle rese. Allarme per la scarsità di riserve idriche a causa delle alte temperature e delle scarse precipitazioni nevose invernali.

“Chiederemo a coloro che hanno la concessione dei grandi invasi del Piemonte di rilanciare dell’acqua”. Ad annunciarlo, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. “Sicuramente è una soluzione parziale – ha spiegato – perché non può risolvere la complessità del problema. Però almeno i grandi invasi, cioé le dighe che abbiamo in Piemonte, potrebbero rilasciare un po’ d’acqua per l’emergenza delle nostre colture. Questa è una strada che ci permetterebbe di tamponare la situazione”.

Il governatore ha spiegato che “il rilascio di acqua da parte dei bacini idroelettrici, che oggi sono ancora capienti in Piemonte e’ un rilascio molto graduale, perche’ in questo momento ci manca l’energia, dobbiamo avere energie alternative e le energie alternative sono costituite dall’idroelettrico. Pero’ se noi usiamo l’acqua per i campi, non la possiamo usare per l’idroelettrico, quindi diventiamo di nuovo schiavi del gas. E’ dunque una situazione molto complessa”. 

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