Il diritto umanitario non è una raccomandazione ma un obbligo: Parolin rilancia Francesco
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Il diritto umanitario non è una raccomandazione ma un obbligo: Parolin rilancia Francesco

Il segretario di Stato ribadisce i punti della politica di Bergoglio: "Ripensare il rapporto tra gli individui e l'economia e fare in modo che rimangano al servizio degli uomini e delle donne"

Il cardinale Parolin e Papa Francesco
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27 Settembre 2021 - 18.12


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Il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin- che recentemente si è chiamato fuori dai circuiti curiali citati da Francesco a Bratislava dicendo che mentre lui era ospedale qualcuno faceva riunione in prospettiva del conclave- ha dimostrato nuovamente la sua sintonia di diplomatico con il pensiero globale del papa mettendo subito il dito nella piaga del dopo-COVID visto che il suo suo videomessaggio – a nome  della Santa Sede all’Assemblea dell’Onu in corso a New York- si apre asserendo che i vaccini  “devono essere disponibili per tutti, specialmente nelle aree di conflitto e nei contesti umanitari”. 

Altro punto riguarda i sistemi di assistenza sanitaria “in gran parte sopraffatti dalla pandemia” e che hanno lasciato “tante persone senza cure sufficienti o senza alcuna cura”. 

Questo si inquadra in un contesto di recessione che ha facilmente  reso i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. Ecco allora che gli obiettivi di Onu e FAO sembrano libri dei sogni, ma la priorità non è rimodulare in modo realista le agende, bensì  “ripensare il rapporto tra gli individui e l’economia e fare in modo che sia i modelli economici che i programmi di sviluppo rimangano al servizio degli uomini e delle donne, in particolare quelli ai margini della società, piuttosto che sfruttare sia le persone che le risorse naturali”. E’ una cosmologia che sostituisce la logica dello sfruttamento, del prossimo o del creato inteso come un insieme di risorse da depredare,  con un approccio di servizio che parta da chi più ha bisogno e non più da chi ne ha meno, illudendosi che così qualche goccia di benessere arriverà anche sulle tavole del resto dell’umanità . Ora, guardando a Glasgow, occorre chiudere di corsa decenni di inattività sul clima e sulla salute. E allora per Parolin la priorità non può che essere Haiti,  Paese colpito da disastri naturali, con “un popolo che già soffre per le sfide politiche e le emergenze umanitarie”. Da qui l’appello alla comunità internazionale perché si aiuti davvero Haiti nello sviluppo “durevole e sostenibile”. 

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Capitolo successivo è quello del cessate-il-fuoco globale, sul quale si pronuncia con chiarezza: “la recente situazione umanitaria in Afghanistan e le tensioni politiche in corso in Siria e in Libano, così come in altri luoghi, ci ricordano chiaramente  l’impatto che i conflitti esercitano su popoli e nazioni”. “La Santa Sede invita gli Stati ad ascoltare l’appello del Segretario Generale e di Papa Francesco per un cessate il fuoco globale e una responsabilità umanitaria condivisa”. Non ci sono solo problemi, c’è anche una buona notizia, ed è  l’entrata in vigore del Trattato per la proibizione delle armi nucleari. 

“La Santa Sede spera fermamente che ciò stimoli anche il progresso nell’attuazione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp), la cui Conferenza di revisione è prevista per il prossimo gennaio”.

Il videomessaggio del più stretto collaboratore di Francesco si chiude con un allarmato riferimento a una crisi antropologica o delle relazioni umane: “Troppo spesso, il diritto umanitario è preso come una raccomandazione piuttosto che un obbligo, i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni sono sempre più spesso lasciati in un limbo o addirittura lasciati annegare”. Una constatazione che forse si ripete da anni senza progressi, ma che non si può evitare di porre all’attenzione di una comunità internazionale che si allontana sempre di più dalla capacità di imporre regole. Eppure proprio la pandemia e i disastri ambientali dovrebbero aver spiegato che la “  pace  non richiede vincitori o vinti, ma piuttosto fratelli e sorelle che, per tutte le incomprensioni e le ferite del passato, stanno passando dal conflitto all’unità”.

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