Quando Papa Francesco finisce nel mirino di liberali che sono molto 'illiberali"
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Quando Papa Francesco finisce nel mirino di liberali che sono molto 'illiberali"

Marcello Pera, Antonio Martino, il critico d'arte Carlo Franza, il Giornale di Berlusconi. Tutti a criticare Bergoglio senza correggersi anche quando gli attacchi si basano su premesse errate.

Papa Bergoglio
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

12 Dicembre 2020 - 16.01


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I liberali sembrano aver scoperto una nuova libertà: quella di non correggersi, neanche quando le loro affermazioni risultano non più fondate.

Facciamo qualche esempio. Commentando le recenti affermazioni di papa Francesco sugli omosessuali il liberale Marcello Pera, già presidente del Senato, ha detto a Il Foglio: “ Che due omosessuali si uniscano in una relazione non semina scandalo. Si tratta di un rapporto di amore, amicizia, reciproco sostegno, che non deve essere discriminato e ancor meno penalizzato”.

Marcello Pera, già presidente del Senato, intellettuale laico che per anni ha dialogato con Joseph Ratzinger, commenta con il Foglio le frasi di Papa Francesco sugli omosessuali contenute nel documentario presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma. Però – puntualizza – se questa unione si chiama famiglia, allora è un matrimonio, e se è un matrimonio, oltre che un sacramento, è un contratto che gode di tutti i diritti connessi, compreso quello ad avere figli, che nel caso di omosessuali si può soddisfare solo con lutero in affitto”.

E questo, aggiunge Pera, “è uno scandalo nella chiesa, oltre che per molti laici. Per il cristianesimo, la famiglia è unione di uomo e donna, perché ‘maschio e femmina Iddio li creò’, come dice il Genesi”. Quando la ricostruzione filmica ha dimostrato che Papa Francesco diceva qualcosa di molto diverso da quanto attribuitogli, e cioè che gli omosessuali hanno diritto a una relazione civile e che però per il fatto di essere omosessuali non devono essere cacciati dalle loro famiglie di origine, Marcello Pera non ha ritenuto di chiarire, da buon liberale, che si era basato per il suo giudizio su affermazioni montate nel film in modo da indurre lui, e altri, in un grave errore. Analogamente ha proceduto il quotidiano di cultura liberale, il Giornale, quando ha contestato a Francesco di parlare della persecuzione di yazidi, uiguri, rohingya, ma di dimenticarsi dei cristiani. Diceva questo interpretando, con un po’ di malevolenza, un’anticipazione a mezzo stampa  sul nuovo libro di Francesco, “Ritorniamo a sognare”. Ma quando il libro è uscito e tutti hanno potuto leggere che in quella stessa frase il papa parla dei cristiani, facendo due esempi dolorosissimi, il quotidiano di cultura liberale non ha ritenuto di dargliene atto. Eppure essere liberali vuol dire anche rispettare le idee altrui, e quindi dare atto di quali realmente siano, quando è chiarito, comprovato, indiscutibile. 

Ma i tempi cambiano, tutti cambiamo: anche i liberali? Ora sembra che abbiano scoperto anche un’altra libertà, mai prima affermata: quella di offendere. Affermare, come ha fatto l’ex ministro Antonio Martino, che Francesco è un “marxista argentino” non può essere letto come un’offesa? E poi perché sarebbe un marxista argentino? Perché, in coerenza con la dottrina sociale della Chiesa e con il Catechismo della Chiesa cattolica non condivide le stesse posizioni di Martino sulla proprietà privata?

E’ vero, Bergoglio ha fatto saltare i gangheri a Martino dicendo che “il diritto alla proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritti di cui tutti sono titolari, scaturito dai beni creati. Non vi è giustizia sociale in grado di affrontare l’iniquità che presupponga la concentrazione della ricchezza”  Ma è proprio quello che dice tra l’altro uno dei principali documenti conciliari: ogni proprietà privata ha per sua natura anche un carattere sociale, che si fonda sulla comune destinazione dei beni. Se si trascura questo carattere sociale, la proprietà può diventare in molti modi occasione di cupidigia e di gravi disordini, così da offrire facile pretesto a quelli che contestano il diritto stesso di proprietà” (Gaudium et Spes, 14)”. Tutti marxisti i 2450 padri conciliari? 

Certo le idee di Martino sono importanti, ma non sono, verrebbe da dire, “Vangelo”. Lo sono invece, come ricordato qui su Globalist in un precedente articolo, le parole  di Matteo, 25  – dove si dice “ Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?  Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.”

Non essere cattolici è un diritto, se Martino non lo è non ha nulla di cui pentirsi, ma dissentire da lui è lecito e chi lo fa non è necessariamente un marxista: può essere anche un cattolico avvedrò della Dottrina Sociale della Chjiesa. Perché allora, visto che Martino certamente conosce il catechismo e i padri della Chiesa, definire Francesco “un marxista argentino”? E perché non correggersi, nei casi citati di Pera e del Giornale, quando i fatti dimostrano che l’asserito scandalo era frutto di una conoscenza poi rivelatasi infondata? 

La libertà di offendere non appartiene al credo liberale.
Eppure su Il Giornale il grande critico d’arte Carlo Franza dedica una lunga articolessa proprio a Bergoglio, “il papa comunista che ha occupato il Vaticano, apre agli islamici, ed è un militante marxista che non vuole la proprietà privata”. Lui lo vede addirittura come inviso al popolo cristiano.

Presentandosi ai suoi lettori Franza fa supporre che anche lui non sia distante dai liberali, visto che ricorda che lo ha chiamato a collaborare Indro Montanelli. Poi, con umiltà, aggiunge che “sono autore di libri fondamentali per la Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, e di migliaia di pubblicazioni, cataloghi e monografie con presentazioni di mostre”.  Con un papa che si è definito più semplicemente “un peccatore”  la sintonia effettivamente potrebbe essere difficile. Ma comunque lui ci offre spunti interessanti, come questo; “Bergoglio ha fama di essere un prete di sinistra, affiliato alla Teologia della liberazione”. Interessante, altri liberali di provata fede e critici di Bergoglio, ma esperti di America Latina, come il professor Zanatta, lo hanno criticato sì, ma definendolo “peronista”, non marxista e molti studiosi di teologia lo associano non alla Teologia della Liberazione, ma alla Teologia del Popolo. 

Leggendo quanto dice di sé  Carlo Franza, si appura che ha fondato e dirige  il MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ora don Tonino non è certo noto per aver esaltato l’accumulazione di ricchezze.

In una delle sue più famose lezioni ai preti citò La Pira, anche lì dove diceva, “questo non è marxismo, è Vangelo”. E’ la conferma , mi sembra, che nei liberali non c’è pregiudizio;  e allora perché se un papa ripete quasi testualmente quel che il catechismo afferma sulla proprietà privata scatta qualcosa di incontrollabile? Non lo so, ma dire che “persino i cinesi hanno qualche imbarazzo a farsi ricevere in Vaticano, perché Bergoglio è troppo comunista”, mi sorprende, Franza saprà certamente che don Tonino Bello disse:  “ non sono i coperti che mancano sulla mensa; sono i posti in più che non si vogliono aggiungere a tavola”.

Dico questo non per simpatia nei confronti di Bergoglio, ma per l’affetto che nutro per il pensiero liberale. Correva l’anno 1996 quando su “Bergamo liberale” il professor Vincenzo Ferrari, liberale, scriveva in un bel ricordo del liberale Gobetti: “un altro esempio, tra gli altri, fonte per me di particolare dolore, è quello di Nicola Matteucci, che in fondo dovrebbe sentirsi accomunato a Gobetti proprio dal comune orientamento crociano. Da politologo, Matteucci scrive sul Giornale (quotidiano che esprime gli interessi di un monopolista, contrario quindi alla teoria economica liberale che è, come ben sappiamo, teoria della concorrenza) che “non raccomanderebbe mai a un giovane di leggere Gobetti se volesse farsi una cultura politica”.

Non sono certo io a poter esprimere giudizi di questo tipo, ma l’impressione di un “liberalismo illiberale” può apparire fondata. 

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