Un fiore per Maria, ammazzata di botte nel silenzio complice
Top

Un fiore per Maria, ammazzata di botte nel silenzio complice

Era una clochard, un femminicidio efferato che non ha avuto titoli sui media. Ma l'Ottavo Municipio ha voluto trasformare il parco del massacro sulla Colombo in un luogo simbolico

Fiori per Maria, ammazzata a Roma: li ha portati l'Ottavo Municipio. Nella foto l'assessora Michela Cicculli
Fiori per Maria, ammazzata a Roma: li ha portati l'Ottavo Municipio. Nella foto l'assessora Michela Cicculli
Preroll

globalist Modifica articolo

5 Giugno 2020 - 15.35


ATF

Non l’ha cercata nessuno. Non ha avuto un titolo sulle cronache, in tv, nelle radio. Un femminicidio a Roma, ai bordi di una strada trafficatissima come la Colombo non merita neanche “una breve”. Morire. Morire di botte, morire consunta, morire violata, morire due volte nell’indifferenza, nel silenzio di una vita disperata. Ma lei Maria, ammazzata dal suo compagno in un prato che era il suo unico rifugio, era una clochard. E in quanto tale non merita “nemmeno due parole su un giornale” come cantava Guccini in “Piccola storia ignobile”. Maria, slovacca, 40 anni, uccisa a mani nude lo scorso dodici maggio: vessata, sola, probabilmente costretta a prostituirsi perfino durante il lockdown. Maria lasciata in terra, senza vita in un parchetto dove i cani vanno a fare i bisogni, a pochi metri dai palazzi di Poggio Ameno e della Montagnola dove le urla che arrivano dalla strada si confondono nell’indifferenza e tra i rumori delle auto. Parco don Picchi, si chiama, via dell’Accademia Aldina.

Leggi anche:  Criptovalute, 63 milioni sequestrati a Roma: truffavano gli utenti con promesse di profitti fasulli

L’uomo che l’ha massacrata, il suo “uomo”, è stato arrestato ieri  sera. Dopo tre settimane di indagini. 

Una vita derelitta, un vuoto a perdere. Per Maria però ci sono stati due mazzi di fiori: girasoli e gigli bianchi, bianchi come il cielo in quella mattina maledetta in cui lui l’ha pestata più forte del solito. Nell’area ancora transennata l’Ottavo Municipio di Roma, che non si è mai voltato dall’altra parte, ha voluto salutare Maria. E trasformare un luogo di morte in un posto dove riflettere sulle disparità di genere, di ceto, di razza, che rendono alcune morti addirittura più esemplificabili di altre. E’ stato un gesto bello, forte, politico. Di solidarietà ma anche di consapevolezza, perché nessuno, nessuna, mai, mai più resti indietro. Davanti ai fiori che forse Maria in vita non ha mai ricevuto una rappresentanza ampia del Municipio guidato da Amedeo Ciaccheri con le associazioni e i servizi antiviolenza del territorio. Scrive Michela Cicculli, assessora alle politiche di genere: “Di Maria sappiamo che era ancora giovane e che la sua vita di emarginazione e difficoltà avrebbe dovuto essere diversa. Nessuna morte è come tutte le altre, nessun femminicidio ammette semplificazioni e strumentalizzazioni, ma sappiamo che ci sono incontri che salvano la vita come quelli con i servizi antiviolenza e i gruppi di donne che affiancano altre donne nei percorsi di uscita dalla violenza e che aprono le porte ai diritti e alla possibilità di una vita diversa. Affinché nessuna rimanga sola stiamo lavorando per rendere più forte la rete di solidarietà e collaborazione fra le istituzioni, le associazioni e la cittadinanza tutta.
Vi invitiamo a portare un fiore per chiedere verità e giustizia per Maria e per tutte le donne che in questi mesi, chiuse in casa, hanno gridato senza essere ascoltate”.

Leggi anche:  La Pinacoteca di Arte Moderna e Contemporanea ospita il ceramista Bai Ming

Un gesto simbolico e potente in questa città, Roma, che sembra aver smarrito l’anima, in un mondo mediatico che usa la voce spesso solo per bassa propaganda.

Un fiore per Maria. Per tutte le Maria che non hanno avuto ascolto.

Native

Articoli correlati