Dugin fa propaganda: "Non solo la vendetta, a noi serve la vittoria"
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Dugin fa propaganda: "Non solo la vendetta, a noi serve la vittoria"

Il Rasputin russo parla dopo la morte della figlia e dà la colpa all'Ucraina dell'attentato. Le sue parole riportate dall'oligarca Konstantin Malofeyev

Dugin fa propaganda: "Non solo la vendetta, a noi serve la vittoria"
Aleksandr Dugin
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22 Agosto 2022 - 21.02


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Il Rasputin di Russia, il megafono della guerra e della linea ultra-reazionaria di Mosca. «I nostri cuori bramano non solo la vendetta, a noi serve la Vittoria. E allora vincete, per favore!». Due giorni dopo l’uccisione della figlia Darya, il filosofo ultranazionalista Alexander Dugin rompe il silenzio per ribadire ancora una volta il suo pieno sostegno alla cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.

L’uomo che nelle prime immagini dopo l’esplosione dell’auto della figlia era apparso smarrito, incredulo e con le mani nei capelli, fa sentire ora la sua voce per incitare il sistema di potere e il popolo russi a non fermarsi, a rifiutare ogni compromesso, a non accontentarsi di una pace negoziata.

Le prime parole di Dugin dopo la tragedia sono state riferite sul suo canale Telegram da Konstantin Malofeyev, fondatore e finanziatore del canale televisivo Tsargrad, vicino al governo di Putin e allo stesso Dugin. Le prime parole sono per la figlia, che definisce «una patriota, un’inviata di guerra, una filosofa», ricordando la sua laurea all’università statale di Mosca. E una politologa che «non ha mai incitato alla violenza e alla guerra». La sua uccisione, prosegue, è «un attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino».

Leggi anche:  La Russia dice che continuerà la guerra all'Ucraina 'fino alla vittoria' ma forse i negoziati sono vicini

«I nemici della Russia l’hanno uccisa vilmente – prosegue il messaggio di Dugin riportato da Malofeyev -. Ma la nostra gente non può essere spezzata nemmeno con colpi così insopportabili. Volevano reprimere la nostra volontà con il sanguinoso terrore contro i migliori e più vulnerabili di noi ma non raggiungeranno il loro obiettivo». Quindi l’appello finale, in cui il filosofo torna ad affermare il suo sostegno all’operazione militare, che deve raggiungere gli obiettivi prefissati. Non solo la vendetta per la figlia, dunque, ma la Vittoria. Proprio con la `V´ maiuscola. Accontentarsi di una punizione per gli assassini, spiega, sarebbe «troppo poco, questo non è lo stile russo».

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