Suwalki, il varco da cui può passare la guerra diretta tra Russia e Nato
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Suwalki, il varco da cui può passare la guerra diretta tra Russia e Nato

Il varco di Suwalki è al confine tra Polonia e Lituania. in Lituania. Due paesi Nato. Uno dei quali, la Lituania, è sotto attacco.

Suwalki, il varco da cui può passare la guerra diretta tra Russia e Nato
Tensione per il Corridoio di Suwalki che unisce Kaliningrad alla Russia
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22 Giugno 2022 - 17.35


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Segnatevi questo nome: varco di Suwalki. Tenetelo bene a mente. Perché è da lì che potrebbe scoppiare la guerra diretta tra la Russia e la Nato.

Il varco di Suwalki è al confine tra Polonia e Lituania. in Lituania. Due paesi Nato. Uno dei quali, la Lituania, è sotto attacco.

Due contributi preziosi.

Il primo è di Fabrizio Petroni, giovane e brillanti analisti di Limes, la più autorevole rivista italiana di geopolitica. Scrive Petroni: “Dalla mezzanotte di sabato 18 giugno, la compagnia ferroviaria nazionale di Lituania ha sospeso il transito per il proprio territorio di alcune merci fra la Bielorussia e l’exclave russa di Kaliningrad.

Motivo: applicazione delle sanzioni dell’Unione Europea contro Mosca, adottata, dice il governo di Vilnius, in accordo   con gli organismi di Bruxelles. Secondo le autorità locali, il divieto interessa il 40-50%dell’approvvigionamento di Kaliningrad dalla Russia.

Il governo di Mosca ha reagito in modo molto duro, definendo senza precedenti questa decisione, dando un ultimatum alla Lituania e riservandosi il diritto di non meglio specificate rappresaglie. 

Perché conta.

 Si è innescata un’escalation pericolosa, che ha tutti i requisiti per finire fuori controllo.

L’embargo di Kaliningrad non è come impedire alla Russia di esportare. Equivale a isolare un pezzo di territorio russo dal resto della Federazione. I vertici dell’Unione Europea possono anche presentarlo come una sorta di risposta al blocco del grano ucraino da parte di Mosca. Ma i russi lo vedono come rottura (parziale) di un patto, ossia l’accordo con la Lituania per usare le ferrovie di quest’ultima per approvvigionare Kaliningrad via Bielorussia. Soprattutto, lo interpretano come parte del crescente assedio dell’exclave, di cui la candidatura di Svezia e Finlandia alla Nato è parte integrante.

A sua volta, la Lituania è spinta dall’incrollabile paura (ai limiti della certezza) di essere con gli altri paesi baltici il prossimo obiettivo del Cremlino. Nella percezione di Vilnius, Putin vuole riprendersi quel che è scappato fuori dal crollo dell’Unione Sovietica. Per questo si è paragonato a Pietro il Grande, descrivendo l’espansionismo dello zar come tentativo di «recuperare territori russi». E per questo un parlamentare del suo partito ha introdotto una risoluzione per ritirare il riconoscimento dell’indipendenza della Lituania, definita una secessione illegale dall’Unione Sovietica.

Con l’embargo di Kaliningrad, la Lituania offre alla Russia una scusa perfetta per alzare la posta in gioco con la Nato. Il governo moscovita potrebbe spiegare di non poter rifornire via mare l’exclave per motivi tecnici e di non aver altra scelta che farlo per via aerea. Così facendo violerebbe i cieli della Lituania, membro del Patto Atlantico. L’alleanza si troverebbe nell’imbarazzo di scegliere se definirla un’invasione o di lasciare impunita una provocazione così plateale a un proprio membro.

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Sarebbe un preludio aereo del tentativo di conquistare il cosiddetto «corridoio di Suwałki», per dare continuità territoriale alla sfera d’influenza russa tra Kaliningrad e la madrepatria via Bielorussia. E soprattutto per isolare le tre repubbliche baltiche dal resto della Nato”.

Così l’analista di Limes.

Il monito di Washington

 Gli Stati Uniti continueranno a sostenere la Lituania, in quanto membro della Nato. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, durante un briefing con i giornalisti. Interpellato sul blocco dei trasporti nella regione di Kaliningrad dichiarato dalle autorità di Vilnius, e sulle “serie conseguenze” minacciate da Mosca, Price ha ricordato l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, il quale afferma che un attacco armato nei confronti di qualsiasi alleato della Nato viene considerato come un attacco a tutta l’Alleanza. “E non lo abbiamo ribadito solo a parole: abbiamo rafforzato la difesa del fianco orientale della Nato, con particolare attenzione nei confronti dei Paesi che sono più spesso bersaglio delle minacce di Mosca”, ha aggiunto.

La risposta di Mosca

Sarà ”pratica e non diplomatica” la risposta della Russia al ”blocco di Kaliningrad”, ovvero al divieto di transito imposto dalla Lituania. Lo ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova nel suo briefing settimanale, affermando che ”la risposta non sarà diplomatica, ma pratica”. Zakharova non ha approfondito la natura delle misure pratiche che la Russia intende adottare contro la Lituania. La priorità assoluta della diplomazia russa rimane quella di prevenire un conflitto diretto tra potenze nucleari, come ha sottolineato il vice ministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, nel corso di una riunione del Trialogue Club International.

“Tenendo conto dei rischi di un’ulteriore escalation della crisi ucraina e dell’imprevedibilità generale dell’evoluzione della situazione internazionale, la priorità incondizionata della diplomazia russa è prevenire un conflitto diretto tra potenze nucleari”, ha dichiarato Ryabkov, citato dall’agenzia Tass.

La Russia intanto starebbe simulando attacchi missilistici contro l’Estonia. Secondo un’intervista rilasciata dal capo di Stato maggiore del ministero della Difesa estone, Kusti Salm, alla testata finlandese Iltalehti, “la Russia starebbe attualmente conducendo esercitazioni in cui simula attacchi missilistici sul territorio estone”. Inoltre, gli elicotteri militari russi avrebbero più volte violato lo spazio aereo dei Paesi baltici e “un elicottero non attraversa accidentalmente il confine”, sottolinea Salm.

Una situazione che il ministero della Difesa estone considera molto grave. “I russi pensano che non meritiamo l’indipendenza. Le loro recenti operazioni e comunicazioni strategiche lo confermano”, aggiunge Salm. All’inizio di marzo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ricorda Iltalehti in un articolo, ha avvertito che Putin avrebbe tentato di occupare il Baltico se la Russia fosse riuscita a conquistare l’Ucraina. “Se l’Ucraina crolla, la prossima mossa sarà per i paesi baltici”, aveva detto Zelensky.

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“Senza dubbio la Russia risponderà a queste azioni ostili”, aveva affermato ieri Patrushev, uomo molto vicino a Vladimir Putin e divenuto in queste ultime settimane più visibile sui media nazionali russi, con durissime prese di posizione nei confronti dell’Occidente e in particolare della Polonia, accusata di volersi annettere territori ucraini. Il segretario del Consiglio di sicurezza russo ha parlato ieri di “risposte appropriate” elaborate nel prossimo futuro da vari dipartimenti. In particolare, a Mosca affermano che il blocco del transito viola gli accordi del 2002, stretti fra lituani e russi due anni prima l’adesione della Lituania alla Ue. Ma ora, ha fatto notare ieri il primo ministro lituano, Ingrida Šimonyte, “è ironico sentir parlare di violazione di trattati internazionali da un Paese che ha violato ogni singolo trattato internazionale” con l’invasione dell’Ucraina. “Non c’è alcun blocco di Kaliningrad – ha detto ancora la premier lituana -. La Lituania sta attuando le sanzioni Ue”.

E infatti Markus Ederer, rappresentante dell’Unione europea a Mosca, è stato convocato ieri mattina al ministero degli Esteri russo dove gli è stata rivolta la richiesta di ricostituire immediatamente il normale transito verso Kaliningrad. Da Bruxelles, il portavoce Peter Stano ha fatto sapere che la risposta dell’ambasciatore è stata rammentare ai russi la posizione di Bruxelles sull’aggressione russa all’Ucraina.

La strategicità lituana

La mette a fuoco, in un documentato report su Il Post, Eugenio Cau. “Sul ‘fianco est della Nato’, cioè tra i paesi dell’Europa orientale che appartengono all’Alleanza atlantica – annota tra l’altro Cau –  la Lituania è il secondo per numero di militari Nato sul proprio territorio. Sono circa 4.000, più del doppio di quelli presenti in tutti gli altri stati della regione, eccetto la Polonia: ma la Polonia è un paese grande, in cui abitano più di 40 milioni di persone; in Lituania sono 2,7 milioni appena.

Questa grossa concentrazione di truppe Nato in uno dei paesi più piccoli e meno popolati dell’Alleanza si può capire guardando una carta geografica: i tre paesi baltici – Estonia, Lettonia e Lituania, tutti membri della Nato – sono collegati al resto dell’Europa e al territorio dell’Alleanza da un corridoio largo circa 65 chilometri schiacciato a nord dall’exclave russa di Kaliningrad, dove si trovano una base navale russa e varie unità dell’esercito, e a sud dalla Bielorussia, stato vassallo della Russia e a cui l’esercito russo ha libero accesso.

Questo corridoio si chiama ‘varco di Suwalki’, dal nome di una città polacca non lontana, e di fatto corrisponde al confine tra Lituania e Polonia. Viene definito – dai media, ma anche da varie analisi militari – «il punto debole della Nato». Non soltanto perché è uno dei luoghi più difficili da difendere dell’intero territorio dell’alleanza, schiacciato com’è fra due entità russe e filorusse, ma anche perché, se un giorno la Russia deciderà di attaccare il territorio della Nato, è molto probabile che comincerà da qui.

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Peter Nielsen, colonnello delle forze armate danesi e comandante della sede della Nato a Vilnius (la capitale della Lituania), dice, guardando una grande mappa dell’Europa orientale: «Il varco di Suwalki è la porta per i paesi baltici ed è un territorio chiave dal punto di vista militare». Nielsen è il comandante della Force Integration Unit della Nato in Lituania: da un quartier generale nella prima periferia di Vilnius, gestisce una forza composta da soldati e ufficiali provenienti da tutti i paesi dell’alleanza (c’è un solo ufficiale italiano, che guida un team di logistica) con il compito di facilitare e coordinare le operazioni delle truppe Nato sul territorio, anche in appoggio alle forze armate locali.

La presenza di truppe Nato in quest’area fu decisa tra il 2015 e il 2016, dopo che la Russia tornò a mostrare la sua volontà espansionistica nell’Europa dell’est con l’invasione e l’annessione illegale della Crimea. Nel corso di varie riunioni, i paesi della Nato decisero di inviare truppe, che ruotano costantemente, nei tre paesi baltici e in Polonia, e di concentrarle soprattutto nei due paesi che sono divisi dal varco di Suwalki: Lituania e Polonia.

La ragione per cui il varco di Suwalki viene definito il punto debole della Nato riguarda la presenza a nord-ovest di Kaliningrad e a sud-est della Bielorussia.

Kaliningrad è un’exclave, cioè un pezzo di territorio russo in pieno continente europeo: è uno dei luoghi più militarizzati d’Europa, dove le forze armate russe hanno stanziato in maniera permanente oltre 10 mila soldati, più una base aerea e la sede della Flotta del Baltico, con decine di navi da guerra e sottomarini. Vari analisti ritengono inoltre (ma non ci sono conferme ufficiali) che a Kaliningrad sia stanziato parte dell’arsenale nucleare russo, oltre che i missili capaci di trasportare testate nucleari.

Dall’altro lato del varco di Suwalki c’è il confine con la Bielorussia, uno stato che ormai è diventato del tutto dipendente dal regime russo, e che è già stato usato dalle forze armate russe come base per l’invasione dell’Ucraina: dal punto di vista militare il territorio bielorusso è praticamente un’estensione di quello della Russia…”.

Così l’analista de Il Post.

Il varco di Suwalki. Tenetelo a mente. Potrebbe essere la miccia che fa esplodere la polveriera europea. Una polveriera nucleare.

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