I soldi russi per finanziare le destre reazionarie e ultra-tradizionaliste: l'invasione segreta del nuovo Duce Putin
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I soldi russi per finanziare le destre reazionarie e ultra-tradizionaliste: l'invasione segreta del nuovo Duce Putin

Partendo da un processo a Luca Volontè imputato di aver intascato due milioni e 390 mila euro per fare lobby in favore del regime azero, gli inquirenti hanno scoperto una rete di società offshore ...

I soldi russi per finanziare le destre reazionarie e ultra-tradizionaliste: l'invasione segreta del nuovo Duce Putin
Vladimin Putin
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22 Marzo 2022 - 11.15


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La Russia e i tentacoli neri per esporre politiche reazionarie. Liberticide e ultra-tradizionaliste.
Una rete di anonime società offshore, finanziate da società statali della Russia di Vladimir Putin e dai tesorieri del regime dell’Azerbaijan.

Partendo da un processo a Luca Volontè imputato di aver intascato due milioni e 390 mila euro per fare lobby in favore del regime azero del presidente Ilham Aliyev, gli inquirenti hanno scoperto una rete di società offshore attive tra Isole Vergini Britanniche, Nuova Zelanda, Seychelles e altri paradisi legali. In tre anni, dal 2012 al 2014, hanno smistato più di tre miliardi e mezzo.

Da lì è emersa la fondazione Novae Terrae, fondata nel 2005 a Saronno, ma rimasta inattiva fino al 2012, fino s quando sono arrivati i fondi russo-azeri.

Secondo una ricostruzione de l’Espresso: “Nel gennaio 2014 dal conto italiano di Novae Terrae parte un bonifico di 12 mila euro. A incassarlo è Benjamin Harnwell, un politico ultra-conservatore britannico, fondatore del Dignitatis Humanae Institute: un’organizzazione cattolica dove compare anche il cardinale tradizionalista Raymond Leo Burke. Come guru politico, l’istituto indica però Steve Bannon, l’ideologo della nuova destra sovranista americana, che nel 2016 ha alimentato l’elettorato di Donald Trump. Nell’estate 2014, pochi mesi dopo il bonifico, Dignitatis riesce a organizzare una conferenza in Vaticano. Dopo Volontè, che ringrazia «l’amico Ben» Harnwell, interviene via Skype proprio Bannon. Un discorso ripreso anni dopo dai media americani come primo manifesto politico dell’ex consigliere di Trump.


Un altro giro di bonifici porta a CitizenGo, l’organizzazione cattolica, nata in Spagna, famosa per le sue campagne shock su temi religiosi. Erano di CitizenGo, in particolare, gli enormi manifesti che quest’estate hanno invaso Roma con gigantografie di feti innalzati cupamente contro la legge 194.
(…). I rapporti fra Novae Terrae e CitizenGo non si fermano neppure dopo le perquisizioni, con 33 mila euro versati a due responsabili della raccolta fondi. (…) La bufera giudiziaria provoca però un cambio al vertice in Italia. Nel 2015 il presidente di Novae Terrae, l’imprenditore Emanuele Fusi, rinnova gran parte del direttivo. (…). Al suo posto, nella fondazione, nel 2015 è stato cooptato Simone Pillon. Proprio lui, l’attuale senatore eletto con la Lega, che si distingue per le sue proposte di legge reazionarie. Anche Pillon è molto legato a CitizenGo, guidata in Italia da Filippo Savarese, e ai rappresentanti di Generazione Famiglia. Nel curriculum pubblicato dal suo studio legale, il senatore leghista non cita Novae Terrae, ma ricorda di far parte del consiglio economico dell’Arcidiocesi di Perugia.

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ProVita e Novae Terrae occupano posizioni di vertice in un’istituzione chiave: World Congress of Families, il congresso mondiale delle famiglie. È un’organizzazione creata negli Usa da Brian Brown, ex quacchero convertito al cattolicesimo, che ha raccolto milioni di dollari per candidati ultra-conservatori americani. Brown è legatissimo anche a uomini d’affari russi diventati paladini della fede ortodossa, come Alexey Komov, l’artefice della marcia di avvicinamento alla destra occidentale. In Italia è diventato presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia, guidata dal leghista Gianluca Savoini, l’uomo che ha fatto conoscere Matteo Salvini a Mosca.

Komov ha partecipato a conferenze in Italia anche al fianco del leghista veronese Lorenzo Fontana. E proprio a Verona, nel marzo 2019, si terrà il nuovo Congresso mondiale delle famiglie, su invito dell’amministrazione cittadina anti-abortista, con il supporto della Lega e di ProVita, Generazione Famiglia e Novae Terrae.

CitizenGo dalla Spagna all’Italia
Da una inchiesta di openDemocracy è emerso che la branca italiana di CitizenGo è stata lanciata in stretta collaborazione con il gruppo Generazione famiglia, emanazione dell’organizzazione francese Manif pour tous. Dal 2017, il portavoce è Filippo Savarese, uno dei fondatori di Generazionefamiglia insieme a Jacopo Coghe. Entrambi fanno parte del Comitato difendiamo i nostri figli, che ha organizzato i due Family day del 2015 e 2016 a Roma. Anzi, è stato proprio Coghe a registrare il sito del Cdnf.

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Da maggio, Generazione famiglia si fonderà con ProVita – un’organizzazione ultracattolica di cui sono noti i legami con il movimento neofascista Forza nuova – formando “ProVita e Famiglia”, che avrà come presidente Toni Brandi (poi a capo di ProVita) e come vicepresidente Coghe. I due sono stati presidente e vicepresidente al Congresso di Verona.


Una delle campagne più famose in Italia portate avanti da CitizenGo è stata nel 2017 il tour del “bus della libertà”: un giro in più città di un veicolo arancione con messaggi sulle fiancate come “I bambini sono maschi, le bambine sono femmine”. Nel febbraio 2018, un mese prima delle elezioni politiche, il bus aveva fatto tappa a Verona, dove è stato accolto dal sindaco Federico Sboarina e dall’allora vicesindaco Lorenzo Fontana, ora il ministro della famiglia.


Nel 2017, quando si trovava come eurodeputato al parlamento europeo, Fontana ha invitato Arsuaga a Bruxelles a parlare di “libertà di parola e di educazione”, due diritti che, a detta del fondatore di CitizenGo, “in Spagna vengono infranti quando si tratta di noi che non condividiamo i dogmi del politicamente corretto e dell’ideologia del gender”. Insieme a lui era presente anche Jacopo Coghe.


L’anno successivo, CitizenGo e Generazione famiglia hanno organizzato una “Scuola di attivismo 2.0” a Roma, alla quale il senatore Pillon ha partecipato come relatore.
Secondo l’istituto americano Southern poverty law center (Splc), gran parte dell’attività contro i movimenti lgbt in Italia “si muove attraverso CitizenGo”. A luglio 2018 la piattaforma aveva organizzato un workshop di quattro giorni per addestrare attivisti italiani nella promozione “della vita, della famiglia e della libertà nel mondo”.


Il workshop è stato realizzato in collaborazione con il Leadership Institute, un’organizzazione statunitense che fa training politici per “futuri leader conservatori”, che recentemente è impegnata nel far crescere l’influenza di attivisti contro i diritti riproduttivi e civili della minoranza lgbt in Europa, e ha progressivamente aumentato i soldi spesi nel continente. Negli ultimi anni il Leadership Institute ha sponsorizzato corsi di CitizenGo in Spagna e in altri paesi europei.

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In alcuni commenti inviati via email a openDemocracy, Ignacio Arsuaga di CitizenGo ha affermato che i suoi gruppi riferiscono le donazioni al ministero dell’interno spagnolo e che “secondo la vigente legislazione sulla protezione dei dati, non possiamo dire alla stampa chi sono i nostri donatori”.
Inoltre ha specificato che “tutte le donazioni che abbiamo ricevuto sono legali” e che “la destinazione dei nostri fondi è sempre stata legale e pubblica”.

Le campagne politiche di Pillon

Ve la ricordate? I maxi-manifesti anti-abortisti? Era il maggio del 2018 e furono rimossi dopo le polemiche. “Nessuno più si azzardi a censurare la libertà di manifestazione del proprio pensiero anche in ordine  a temi delicati come quello dell’aborto”, dichiara il Sen. Pillon della Lega in ordine ai manifesti di CitizenGo Italia diffusi oggi a Roma e già oggetto di aspre polemiche. “È purtroppo una triste realtà  che in paesi come Cina e India l’aborto sia la prima causa di femminicidio visto che gli embrioni  vengono selezionati sulla base del sesso”, continua Pillon, “lavoriamo insieme oltre ogni ideologia per dare applicazione alla prima parte della Legge 194/78 con l’obiettivo di aiutare ogni donna a far  nascere il suo bambino e nel contempo rispettiamo la libera espressione delle associazioni pro-family come previsto dalla Costituzione”.


“L’Aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”. Recita così il cartello affisso sulla via Salaria a Roma, solo l’inizio di una nuova campagna controcorrente che è stata avviata da CitizenGO, fondazione nata in Spagna e poi sbarcata anche in Italia, legata all’ambiente prolife e già autrice dei manifesti gender sui bus. Una dichiarazione che arriva a pochi giorni dal quarantennale dell’entrata in vigore della legge 194 che tutela il diritto all’aborto e in vista della “Marcia per la Vita”, in programma sabato 19 maggio a piazza della Repubblica.

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