Cartelli messicani e Isis: la narco-jihad alla conquista del mondo
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Cartelli messicani e Isis: la narco-jihad alla conquista del mondo

Ecco allora, la nascita dell’Isis spa, l’holding jihadista, più radicata ed efficiente di quella che aveva messo in piedi al Qaeda ai tempi di Osama bin Laden. Droga e traffico di esseri umani

L'Isis dietro alcuni traffici di droga
L'Isis dietro alcuni traffici di droga
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Agosto 2020 - 10.24


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Si allea con i cartelli messicani. Stabilisce un rapporto diretto, attraverso la sua filiera afghana, con i signori della droga asiatici. Produce in proprio e commercializza il prodotto. Isis 2.0: così nasce e prospera il narcotraffico jihadista.  Le sconfitte subite in Siria e Iraq hanno praticamente prosciugato quella che per lungo tempo è stata la fonte primaria del finanziamento del “Califfato”: il controllo dei pozzi petroliferi, che permetteva alle milizie del defunto califfo al-Baghdadi entrate milionarie grazie al contrabbando del petrolio con lo stesso regime di Bashar al-Assad, nonché con la Turchia di Erdogan. Ai milioni dell’oro nero si aggiungeva l’altra grande entrata finanziaria nelle casse dell’Isis: il contrabbando dei reperti archeologici saccheggiati nei tanti siti storici di cui sono ricchi l’Iraq e la Siria. I soldi sono fondamentali per mantenere in vita la rete del terrore jihadista: servono per pagare i miliziani, per la logistica, per acquistare le armi, per rafforzare le cellule operanti o nascenti in Europa o nel Nord Africa. La macchina del terrore non si alimenta con le preghiere e le invocazioni ad Allah. Ecco allora, la nascita dell’Isis spa, l’holding jihadista, più radicata ed efficiente di quella che aveva messo in piedi al Qaeda ai tempi di Osama bin Laden. Due sono i pilastri dell’holding-Daesh: la droga e il traffico di esseri umani. Si tratta di un giro di affari da miliardi di dollari e per questo sono in tanti a stare dentro quei campi. Ecco allora la necessità per l’Isis  di entrare in rapporto con le centrali del crimine organizzato. Che in Italia significa anzitutto relazionarsi con l’organizzazione più attiva nel campo della droga; la ndrangheta. Attiva soprattutto nei rapporti con i potenti cartelli della droga messicani e colombiani.

L’alleanza con i cartelli

Lo Stato islamico avrebbe cellule attive nello Stato di Chihuahua, nel Messico settentrionale, a pochi chilometri dal confine con gli Usa. I jihadisti valicherebbero il confine con l’aiuto dei narcotrafficanti ed esplorerebbero gli obiettivi dei loro futuri attacchi sul suolo americano. Una delle basi dello Stato islamico si troverebbe a circa otto chilometri dal confine, in una zona conosciuta come Anapra, appena ad ovest di Ciudad Juárez ( Chihuahua ). Un’altra cellula di islamisti avrebbe sede a Puerto Palomas, una città dello stesso Stato, avverte l’organizzazione  Judicial Watch, che così parla di sé: “una fondazione apartitica che promuove trasparenza, credibilità e moralità nel governo, nella politica e nella legge”.   Secondo un suo report, pubblicazione, durante un’operazione congiunta avvenuti agli inizi di Aprile 2015, l’esercito messicano e agenti federali degli Stati Uniti hanno scoperto documenti in arabo e urdu e mappe di Fort Bliss, uno struttura militare che ospita la Prima divisione corazzata statunitense negli Stati americani del New Mexico e del Texas. Fonti delle forze dell’ordine e di intelligence segnalano che la zona intorno ad Anapra è dominata dal cartello di Vicente Carrillo Fuentes  (“Cartello di Juárez”), La Línea (il braccio armato del cartello) e il Barrio Azteca (una banda originariamente formata nelle carceri di El Paso ). La presenza del Cartello nella zona di Anapra ne fa un ambiente operativo estremamente pericoloso e ostile per l’Esercito messicano e le operazioni della Polizia Federale. . “Gruppi di terroristi islamici – sostiene l’organizzazione Usa – stanno operando nella città di frontiera messicana di Ciudad e pianificano l’attacco agli Usa con autobombe o altri veicoli trasformati in strumenti esplosivi. Funzionari federali di alto livello, agenti dei servizi segreti ed altre fonti hanno confermato a Judicial Watch che un bollettino di allarme per un imminente attacco terroristico è stato emesso. Agenti di agenzie che fanno capo ai ministeri della Sicurezza Nazionale, della Giustizia e della Difesa sono stati messi in allarme e incaricati di lavorare aggressivamente su tutte le possibili piste e fonti che riguardano questa imminente minaccia terroristica. Specificamente, le fonti di Judicial Watch hanno rivelato che è confermato che i militanti del gruppo Islamic State of Iraq and Greater Syria stanno adesso operando a Juarez, città famosa per essere infestata da criminali e trafficanti di droga e situata di fronte a El Paso, Texas. Il narcotraffico dei cartelli sudamericani è fonte di sostegno anche di organizzazioni jihadiste, in particolare vicine ad Al Qaeda nel Maghreb islamico. “I legami tra traffico di droga e terrorismo (narcoterrorismo) continuano a crescere e non è una tendenza nuova”. A sostenerlo è la DEA, l’agenzia antidroga americana, in un recente rapporto – intitolato “Combattendo il crimine organizzato transnazionale”. Un cartello messicano in particolare – quello di Sinaloa, in combutta con soci colombiani – sarebbe l’organizzazione criminale più coinvolta negli affari con i gruppi terroristici islamici dell’occidente africano, tra cui Hezbollah libanese e al-Qaeda. “Per ottenere più risorse le divisioni del terrorismo dedite al narcotraffico portano avanti attività criminali alternative: riciclaggio di denaro, sequestri, estorsioni e contrabbando”, scrivono gli esperti del Centro di Operazioni contro il Narcoterrorismo della Divisione Operazioni Speciali della DEA (una branca creata dopo l’11 settembre). Non solo: dei 51 gruppi terroristi così qualificati dal Dipartimento di Stato, quasi la metà – ben 20, tra cui al- Qaeda nel Maghreb ed Hezbollah in Libano – sarebbero vincolati al narcotraffico colombiano e messicano. Stando agli americani Al Qaeda controllerebbe il traffico nella regione del Sahel nell’Africa Occidentale, mentre Hezbollah sarebbe “coinvolto nel traffico di cocaina e nel riciclaggio di denaro tra Sudamerica, Africa Occidentale, Europa e Medio Oriente”.

La Daesh holding

A unire le cosche dei narcotrafficanti messicani e i jihadisti dello Stato islamico sono anche il “gusto” per l’orrore e l’uso dei video come strumento di propaganda e di avvertimento. I narcos messicani come i terroristi dell’Isis: l’equipaggiamento di armi, mitra, pick up, ricetrasmittenti e smartphone è lo stesso. Lo si vede in un video diffuso sul web per documentare la loro potenza (e incutere timore a chi osa sfidarli). E anche loro decapitano i “nemici”. Il filmato è stato rilanciato dal sito lapolaka.com. Nel filmato si vede un lungo convoglio di auto di narcotrafficanti, proprio come i cortei di furgoni neri dell’Isis di alcuni video di propaganda. I narcos del filmato sono pronti a colpire il gruppo rivale. Dall’hashish alla cocaina: l’Isis spa spazia in ogni settore del narcotraffico. Cellule operative dell’Islam radicale in Marocco, Algeria e Mauritania si arricchiscono in maniera stabile con la produzione e distribuzione di hashish. Il narcotraffico dei cartelli sudamericani è fonte di sostegno anche di organizzazioni jihadiste, in particolare vicine ad Al Qaeda nel Maghreb islamico.

Ma il marchio di fabbrica dell’holding Daesh nel campo della droga si chiama Captagon, un oppiaceo sintetico che viene usato dai jihadisti in combattimento perché anestetizza il dolore, non fa sentire la fame e fa perdere ogni inibizione. Il  Captagon è fondamentalmente una miscela di anfetamina, caffeina e  molteplici altre sostanze che provocano forte eccitazione ed esaltazione nell’individuo che ne fa uso .Il risultato è che dopo un po’, quando il  Captagon comincia a fare effetto, inizia ad offuscare ed inibire totalmente il senso del dolore e della paura, e questo spiegherebbe i gesti folli compiuti dai jihadisti durante i loro attentati: l’autopsia effettuata sul corpo di Seifeddine Rezgui, il 24enne tunisino autore il 29 giugno 2015  della strage di 38 persone sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia, aveva evidenziato l’uso di questa droga da parte del terrorista, e grandi quantitativi di Captagon sono stati trovati anche addosso ai combattenti dell’Isis uccisi dai curdi a Kobane durante gli scontri per liberare la città siriana.  Il Captagon è reperibile per un costo che va dai cinque venti dollari a dose. Secondo la DEA americana, l’Isis  ne fa largo uso in tutti i territori su cui esercita l’influenza e ne controlla lo spaccio. Una volta avviati gli impianti chimici di produzione, è facile per l’Isis produrre ingenti quantitativi anche per il mercato mondiale delle droghe sintetiche, in modo da accumulare rapidamente ingenti finanziamenti. Dal Messico all’Afghanistan, dal Medio Oriente al Nord Africa: il narcoterrorismo allarga sempre più il suo giro di affari. E come avviene per lo spostamento dei foreign fighters, l’Italia è paese, o porto come Gioia Tauro, di transito.  E sempre più spesso, le rotte del traffico di esseri umani s’identificano con quelle del traffico di droga: vale per la Tunisia, per la Guinea-Bissau, per il Sahara.


“Nell’area mediorientale – rimarca Domenico Vecchiarino in un documentato report su ossmediterraneo.it   uno dei principali esempi del legame tra narcotraffico e aggregazioni terroristiche è Hezbollah, movimento sciita libanese, accusato di terrorismo da molte nazioni.  Forte di una folta presenza di immigrati stanziati dagli anni 70 in Sudamerica, in particolare nella “Triple Frontera”, una zona di libero scambio a confine tra Brasile, Paraguay e Argentina, sede di numerosi traffici internazionali, il “Partito di Dio”, ha sviluppato un sistema articolato bastato sul narcotraffico per finanziare le sua attività. All’origine dei legami tra Hezbollah ed i gruppi terroristici di opposizione locale come, ad esempio, le Farc e Sendero Luminoso, non c’è solamente l’ideologia anti-americana comune a queste organizzazioni, ma soprattutto l’interesse verso il narcotraffico, il contrabbando ed altre attività illegali, che hanno sostanzialmente unito i diversi gruppi. Hezbollah è poi dedito al controllo del traffico di hashish in Libano, specialmente nell’area della Valle della Beeka.  L’agenzia federale russa per il controllo sul traffico di droga (FSKN) ha stimato che più della metà dell’eroina venduta in Europa ha avuto matrice jihadista”.

Quanto all’Africa, annota sempre Vecchiarino, “è divenuta il principale hub della droga nel mondo essendo diventata il crocevia delle rotte del narcotraffico.  La ‘zona calda’ di ingresso della droga in Africa, è composta dal Burkina Faso, Capo Verde, Costa di Marfil, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo, e i narcotrafficanti cambiano le loro strategie in funzione dei momenti politici convulsi che ci sono in questi Paesi, cosi evitano che venga coinvolto il loro business. In Nigeria, secondo alcuni indizi, i ‘talebani nigeriani’ della cellula islamista di Boko Haram, grazie al controllo di molti territori al confine agevolerebbero per denaro il passaggio delle droghe (oltre che di armi e farmaci contraffatti) verso le località costiere del Nord Africa. In Particolare la Nigeria, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, si è trasformata in una sorta di piattaforma logistica delle droghe. Nella vasta regione del Sahel e in particolare in Algeria, Mauritania, Mali, Ciad, Niger è forte l’influenza di Aqmi (Al-Qaeda nel Maghreb islamico). Oltre ai rapimenti a scopo estorsivo, secondo informazioni di esperti europei presenti nell’area, l’organizzazione trae benefici anche dal narcotraffico. A tal proposito una figura emblematica è quella di Mokhtar Belmokhtar, famoso leader di Aqmi soprannominato anche “Mr. Marlboro” per via delle sue abilità nel contrabbando di sigarette, noto per la sua capacità di procurare finanziamenti alla jihad utilizzando i metodi più vari, come ad esempio, il traffico di droga.  Il Nord Africa rappresenta lo snodo per la partenza della droga destinata all’Europa. Marocco, Algeria, Tunisia e Libia sono le basi avanzate da dove qaedisti, banditi, narcos, ribelli e gruppi criminali, che spesso non si riescono neanche più a distinguere per via delle commistioni tra gruppi, gestiscono tutti i traffici illeciti nella zona e nell’asse Nord – Sud del Mediterraneo”.

La narcojihad alla conquista del mondo. E non è una metafora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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