Accorsi presenta il festival Planetaria: discorsi con la Terra tra arte e scienza
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Accorsi presenta il festival Planetaria: discorsi con la Terra tra arte e scienza

Dal 7 al 9 giugno a Firenze al Teatro della Pergola la I° edizione di Planetaria – Discorsi con la Terra

Stefano Accorsi- Planetaria discorsi sulla Terra - di Alessia de Antoniis
Stefano Accorsi - ph Enrico De Luigi - Courtesy Saverio Ferragina
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29 Maggio 2024 - 02.40


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di Alessia de Antoniis

PLANETARIA – Discorsi con la Terra

7 – 8 – 9 – giugno il teatro La Pergola di Firenze sarà la piazza dove parlare di Planetaria – Discorsi con la Terra: un festival completamente gratuito, un format teatrale inedito dove confrontarsi su ambiente, cambiamento climatico e sostenibilità, coniugando arte, spettacolo e scienza.

“In uno dei teatri più antichi d’Italia – spiega il suo ideatore Stefano Accorsi – porteremo talk, laboratori e performance inedite. Per la prima volta, arte e scienza saliranno insieme sul palco” 

Ideato da Stefano Accorsi e Filippo Gentili, curato da Superhumans e co-prodotto da Fondazione Teatro della Toscana, Planetaria è un format per creare coscienze.

In un mondo dove la divulgazione è spesso in mano ad aziende scientifiche – quando non è affidata a comunicatori senza competenza alcuna – Planetaria si avvale di partner come l’Università di Milano-Bicocca. Accorsi sarà affiancato da una delle voci più autorevoli del panorama scientifico e culturale internazionale, Claudia Pasquero, professoressa di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera all’Università di Milano Bicocca e Direttrice Scientifica di Planetaria. Accanto a loro, tra i tanti ospiti di fama internazionale, Stefano Mancuso, divulgatore scientifico, botanico, Direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale e Giulio Boccaletti, oceanografo e direttore del centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici nel ruolo di Consulenti Scientifici del progetto.

Ecco quindi che il teatro torna a essere un luogo politico al centro di una polis, un’agorà dove la comunità si riunisce, in uno spazio fisico e mentale che è pubblico.

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Ma perché un festival sull’ambiente in un teatro?

“L’idea di Planetaria – risponde il Direttore Artistico Stefano Accorsi – nasce dalla convinzione che il teatro, come luogo dell’empatia e dell’immaginazione, è uno strumento perfetto per sensibilizzare le persone sulla crisi climatica dei nostri giorni. Discostandosi da una certa divulgazione fredda e apocalittica, il teatro raccoglie l’allarme della scienza migliore, ci spinge a immaginare un futuro sostenibile e ci invita a costruirlo insieme.

Ci sono degli studi – continua Accorsi – che dimostrano che il giornalismo non è il mezzo più idoneo per comunicare il cambiamento climatico, perché, per motivi di spazi e di necessità comunicative, può creare un forte senso di ansia, di impotenza, quindi un allontanamento da certe tematiche. L’idea di portare Planetaria in teatro, il luogo dove veramente si possono raccontare delle storie, ci sembrava la scelta migliore. Grazie anche all’intelligenza artificiale, abbiamo cercato di creare un’esperienza emotiva e di vita, per aiutare le persone che verranno a capire anche che cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo”.

“Planetaria, il 7 – 8 – 9 giugno, ospiterà tre giorni di workshop per bambini, incontri fra scienziati, appuntamenti teatrali – conclude Accorsi –  perché abbiamo voluto offrire a tutti una grande esperienza. Diciamo sempre che dobbiamo cambiare per i nostri figli, ma io dico che dobbiamo farlo anche per noi stessi. Siamo tutti parte di questo pianeta e non vogliamo che passi il messaggio che solo chi può permetterselo può agire dei cambiamenti nel proprio stile di vita. Non è vero. Ognuno di noi può fare qualcosa. Poi, ovviamente, ci piacerebbe che si attivasse anche la politica. Non si può parlare di surriscaldamento globale solo d’estate, quando fa caldo. Ecco perché vorrei che questa tre giorni diventasse un appuntamento annuale, magari da portare anche in altri teatri italiani per coinvolgere quante più persone possibili”.

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Parliamo sempre di sostenibilità, ma la nemesi del green è il greenwashing. C’è una parte del pianeta che vuole essere green sulle spalle di tanti Paesi devastati dall’estrazione e dalla lavorazione di quei minerali necessari per la transizione ecologica. Planetaria dà risposte in tal senso?

Planetaria – risponde Claudia Pasquero, professoressa di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera all’Università di Milano Bicocca – non dà risposte. Con Planetaria vogliamo stimolare domande, curiosità. Qualche strategia c’è e la intravediamo nel mondo scientifico, ma non sappiamo se saranno quelle che diventeranno operative oppure no. Ora, quello che vogliamo fare è un esercizio di immaginazione. Proveremo, con le conferenze immaginarie, a delineare dei passaggi che ci portano in un mondo diverso, che poi non sarà come lo ipotizzeremo, ma è un esercizio per stimolare il pensiero, il ragionamento e, soprattutto, la curiosità. E il teatro è il luogo migliore per farlo.  I numeri danno risposte che ci permettono di conoscere il pianeta come non lo abbiamo mai conosciuto prima. Ma i numeri non riescono a stimolarci emozioni. Credo che sia importante passare da un sensore a usare i nostri sensi. Il teatro è il luogo dove poter usare tutti i nostri sensi per provare un sentimento, dove costruire un desiderio di relazionarci con l’ambiente in modo diverso, imparare a vedere le relazioni, avere la curiosità di vedere come una mia azione si collega all’ambiente che mi circonda. Questo è fondamentale”.

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“Le domande sono importanti  – risponde Stefano Accorsi – e c’è un tempo per le domande e un tempo per le risposte. Pensiamo a ciò che è accaduto nel passaggio dal motore termico a quello elettrico. È la volontà politica che determina simili cambiamenti, anche quando i protagonisti commerciali non sono del tutto d’accordo. Ma noi crediamo che sia importante stimolare un dialogo, perché più se ne parla più la politica si fa sensibile a certe tematiche.  Si parla spesso delle proteste di Ultima Generazione – conclude Accorsi – Io capisco la rabbia di questi di questi ragazzi,  ma credo che quelle azioni non creino dialogo. Attirano l’attenzione e creano una polemica che non ha quasi nulla a che vedere con il tema principale della protesta, scatenando discussione sui disagi creati. Attirano l’attenzione ma non si innesca la giusta discussione. Il nostro obiettivo è invece avere un approccio costruttivo per innescare un dialogo”.

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