Clima, crollo storico nella produzione di pere italiane: calo del 63% rispetto al 2022
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Clima, crollo storico nella produzione di pere italiane: calo del 63% rispetto al 2022

Resoconto preoccupante per la produzione di pere italiane di quest'anno: si stima un raccolto di soli 187 mila tonnellate, segnando un crollo del 63% rispetto al 2022.

Clima, crollo storico nella produzione di pere italiane: calo del 63% rispetto al 2022
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6 Agosto 2023 - 10.08


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Resoconto preoccupante per la produzione di pere italiane di quest’anno: si stima un raccolto di soli 187 mila tonnellate, segnando un crollo del 63% rispetto al 2022. Questa cifra rappresenta la produzione più scarsa mai registrata. Eventi meteorologici estremi, tra cui alluvioni, gelate tardive di aprile e ondate di calore senza precedenti, insieme agli attacchi di insetti estranei, hanno avuto un impatto devastante sulla raccolta. Questi dati emergono dalle informazioni fornite dalla Coldiretti, basate sulle statistiche presentate al Prognosfruit, l’evento di riferimento a livello internazionale.

Nell’Emilia Romagna, regione da cui proviene quasi il 60% delle pere nazionali, si prevede una produzione di circa 105 mila tonnellate, registrando un calo superiore al 60% rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione è stata influenzata anche dalla riduzione delle superfici coltivate nel periodo dal 2022 al 2023.

Tuttavia, la situazione non è migliore nelle altre regioni italiane, dove si osservano cali significativi nella produzione. È importante notare che questi dati potrebbero peggiorare ulteriormente, in quanto non tengono conto degli eventi meteorologici estremi che si sono verificati nella seconda metà di luglio, causando perdite di raccolto e problemi di qualità.

Siamo di fronte ad una situazione di estrema criticità – afferma il presidente del Consorzio della Pera dell’Emilia Romagna Igp, Mauro Grossi – in questi anni abbiamo cercato di riorganizzare il comparto anche attraverso lo strumento del Consorzio, riconoscendone le potenzialità in termini di legame con il territorio, qualità e identità. Ma tutto questo non basta se non si trova il modo per poter produrre e se non si trovano le risorse per aiutare i produttori a uscire dal tunnel». Secondo il presidente di Unapera, Adriano Aldrovandi, saranno le potenzialità commerciali a fare la differenza, spiegando che «occorre gestire al meglio quel poco di prodotto che rimane che comunque è di buona qualità». La situazione è gravissima, rimarca il presidente di Cso Italy, Centro Servizi Ortofrutticoli, Paolo Bruni: «Abbiamo assistito ad ingenti abbattimenti di pereti fino all’estate proprio perché anche grandi aziende strutturate non vedono più un minimo di prospettiva. Ãê il quinto anno consecutivo che la pericoltura italiana si trova ad affrontare problemi e non è più possibile andare oltre».

Il risultato è che l’Italia, afferma Coldiretti, perde la leadership produttiva nell’Ue, dopo che lo scorso anno 1 pera su 4 era tricolore; un dato che va a pesare sul bilancio comunitario complessivo in calo del 13% rispetto al 2022, per un totale di 1,746 milioni di tonnellate. Un’annata che sarà da dimenticare anche per la Francia che ha perso il 30% di pere. Bene invece il Belgio con un record produttivo di +20% e la Polonia con un +5% sul 2022 e +30% sulla media degli ultimi tre anni; in equilibrio l’Olanda (-3%), come anche la Spagna dopo una campagna 2022 molto scarsa e il Portogallo (+4%). A livello varietale, spopola la Conference che con 928 mila tonnellate segna +8% sul 2022, arrivando a rappresentare oltre il 50% delle pere in Unione Europea; seguono la William con 154 mila tonnellate con un calo del 37% sul 2022 e la Rocha, con 138 mila tonnellate ed una lieve ripresa. (

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