Povertà, la Coldiretti: in Italia 2,6 milioni di persone costrette a chiedere aiuto per mangiare
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Povertà, la Coldiretti: in Italia 2,6 milioni di persone costrette a chiedere aiuto per mangiare

La punta dell'iceberg della povertà assoluta in Italia sono 2,6 milioni di persone costrette addirittura a chiedere aiuto per mangiare, che sono peraltro in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina 

Povertà, la Coldiretti: in Italia 2,6 milioni di persone costrette a chiedere aiuto per mangiare
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9 Luglio 2022 - 10.23


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Un enorme problema sociale. La punta dell’iceberg della povertà assoluta in Italia sono 2,6 milioni di persone costrette addirittura a chiedere aiuto per mangiare, che sono peraltro in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina con l’aumento dell’inflazione, dei prezzi alimentari e i rincari delle bollette energetiche. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Fead, diffusa in riferimento al rapporto annuale dell’Istat che vede salire a 5,6 milioni le persone in povertà assoluta in Italia.

Il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead) in Italia aiuta 2.645.064 persone tra cui 538.423 bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), 299.890 anziani, 81.963 senza fissa dimora (di età uguale o superiore ai 65 anni), 31.846 disabili, secondo l’analisi della Coldiretti. Si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione.

«Con la crisi un numero crescente di persone è stato costretto a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea la Coldiretti – ai pacchi alimentari, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia. Persone e famiglie che mai prima d’ora – continua l’associazione – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche».

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