Il Covid e la fame, Caritas: "In 3 mesi 450mila richieste di aiuto, il 34% da nuovi poveri"
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Il Covid e la fame, Caritas: "In 3 mesi 450mila richieste di aiuto, il 34% da nuovi poveri"

Di origini italiane il 61,6% delle famiglie assistite. In aumento problemi legati a perdita del lavoro e affitti. 20 volontari morti per il virus

Covid - emergenza povertà
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1 Luglio 2020 - 08.49


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Caritas ha assistito nei mesi più difficili della pandemia, da marzo a maggio, quasi 450.000 persone, di cui il 61,6% italiane. Di queste il 34% sono “nuovi poveri”, cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas. Tra le risposte alle richieste: 92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

“Rispetto alla situazione ordinaria, nell’attuale fase il 95,9% delle Caritas partecipanti al monitoraggio segnala un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas”: è quanto emerso da un nuovo sondaggio Caritas, legato all’emergenza coronavirus, tra le sue strutture diocesane. I volontari – si sottolinea – non hanno mai smesso di operare, neanche nei giorni più difficili della pandemia. “Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti”.

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“Durante la pandemia, di fronte alle sfide drammatiche e nonostante le forti criticità, Caritas Italiana e tutte le Caritas diocesane hanno continuato a restare accanto agli ultimi, sia pure in forme spesso nuove e adattate alle necessità contingenti”, sottolinea un comunicato che rende noti i risultati della seconda rilevazione nazionale (legata all’emergenza coronavirus) condotta dal 3 al 23 giugno. I dati raccolti si riferiscono a 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale.

Nel dettaglio, rispetto alle condizioni occupazionali, si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.

Altre questioni evidenziate sono: problemi burocratici/amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell’usura e dell’indebitamento, violenza/maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere, diffusione del gioco d’azzardo/scommesse.

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“Piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto”, riferisce ancora Caritas Italiana. “Complessivamente, grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, i servizi forniti – conclude Caritas – sono stati molteplici: dispositivi di protezione individuale/fornitura igienizzanti, pasti da asporto/consegne a domicilio, servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari, ascolti in presenza su appuntamento, supporto/orientamento rispetto alle misure messe in atto dalle amministrazioni/governo, assistenza domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio/doposcuola, alloggio per quarantena/isolamento, presenza in ospedale/Rsa, accoglienza infermieri e medici”.

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