"Playing God" è in corsa per gli Oscar 2026
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"Playing God" è in corsa per gli Oscar 2026

Diretto dal bolognese Matteo Burani e prodotto da Arianna Gheller la pellicola racconta la storia di uno scultore tormentato che cerca di creare una figura umana perfetta

"Playing God" è in corsa per gli Oscar 2026
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7 Dicembre 2025 - 23.29 Culture


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Da Bologna a Los Angeles il viaggio è lungo, ma l’obiettivo è chiaro: partecipare agli Oscar del prossimo anno. Ebbene sì, Playing God, cortometraggio animato italiano firmato da Matteo Burani, è in corsa per entrare nella shortlist dell’Academy Award, il più antico e prestigioso premio cinematografico al mondo.

Realizzato in stop-motion (una tecnica di animazione che consiste nel creare sequenze video spostando oggetti o figure fotogramma per fotogramma), il cortometraggio prende ispirazione sia dall’arte rinascimentale di Niccolò dell’Arca che dalle produzioni dello studio Laika (che ha sede in Oregon).

ll progetto è partito con una raccolta fondi online, e solo in seguito sono arrivati i finanziamenti dalla Regione Emilia-Romagna e dal Ministero della Cultura. Playing God ha preso forma a Bologna, in un piccolo laboratorio sotto i portici del capoluogo dell’Emilia-Romagna.

Entrando nello specifico, il cortometraggio è ambientato in un laboratorio avvolto da ombre e disordine, dove misteriose creature d’argilla si accumulano e un tormentato scultore crea una nuova e ambiziosa opera. Tuttavia, l’artista, spinto da una visione distorta, decide di abbandonarla, considerandola inadatta e imperfetta.

Rigettata come fallimento e circondata dalle voci assordanti delle altre creature, la scultura tenta di seguire il suo creatore, ma finisce per distruggersi. Nell’atto di auto-distruzione, essa trova infine accoglienza tra le altre opere rinnegate, accettando un destino condiviso di emarginazione e disillusione.

Il regista, Matteo Burani, si è così espresso ai microfoni dell’ANSA: “Il progetto è nato con un crowdfunding, poi sono arrivati i fondi della Regione Emilia-Romagna e del Mic. È stata un’odissea, ma ci ha formati come artisti e come produttori”.

E ha aggiunto: “Mi affascina l’imperfezione, la materia che resiste alla forma imposta. La storia nasce dal desiderio di esplorare la fragilità del creato e del creatore. L’idea si è poi evoluta molto. La chiave è diventata il rapporto tra le creature”.

Conclude il regista affermando che “quando anche l’ultima statuetta viene rifiutata perché imperfetta, cade, perde letteralmente la faccia, e sono le altre ad accoglierla, accettarla e capirla”.

I riconoscimenti che hanno reso ufficialmente il film qualificato alla corsa per gli Oscar sono stati i due Premi (della Giuria e come miglior Stop Motion) ottenuti al Festival Internazionale del Cinema Animayo a Gran Canaria, seguito poco dopo dal Premio per il Miglior cortometraggio d’animazione conquistato al Tribeca Film Festival.

Da domani, lunedì 8 dicembre, inizieranno le votazioni per scegliere i 15 titoli che passeranno al turno successivo. Il 16 dicembre, invece, sarà annunciata la shortlist, mentre il 22 gennaio rimarranno solo cinque finalisti a contendersi il prestigioso posto nella serata degli Oscar, che si terrà il 15 marzo 2026 al Dolby Theatre di Los Angeles, in California.

Insomma, comunque vada a finire la sua corsa all’Oscar Playing God ha già “vinto” in un certo senso, perchè esso è la dimostrazione di come un film d’animazione possa e debba rivolgersi anche a un pubblico adulto, in grado di cogliere tutte le complesse sfumature che le varie tecniche utilizzate in questo contesto hanno generato.

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