Ri-connessioni: i parchi archeologici a confronto tra storia e innovazioni
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Ri-connessioni: i parchi archeologici a confronto tra storia e innovazioni

Due giornate a Cortona per approfondire le buone pratiche sulla valorizzazione del patrimonio archeologico.

Ri-connessioni: i parchi archeologici a confronto tra storia e innovazioni
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9 Novembre 2024 - 19.17 Culture


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di Luisa Marini

Quale visione per la valorizzazione dei parchi archeologici, esistenti e futuri? Come coinvolgere in questo le comunità locali, per creare valore condiviso a partire dai reali bisogni? Quali sono insomma le sfide, le opportunità e le strategie possibili? Su questo e non solo si sono confrontati gli operatori dei beni culturali intervenuti a Cortona nella intensa due giorni dedicata alla valorizzazione e innovazione dei parchi archeologici, conclusa mercoledì.

L’analisi dell’esperienza del parco archeologico di Cortona, a vent’anni dalla sua istituzione e a seguito dell’accordo per la sua valorizzazione, ha fatto da perno intorno al quale studiosi universitari, archeologi, direttori ed esperti di nuove tecnologie applicate, con interventi anche di università estere, hanno messo a confronto, in sei sessioni e una tavola rotonda, numerosi casi di buone pratiche, sia regionali che nazionali, tra cui Pompei, la Via Appia, Vulci, il sistema Tarquinia-Cerveteri, l’Arcipelago Toscano. Sono stati affrontati temi quali il turismo sostenibile e le alternative all’overtourism, la promozione, la pedagogia e la didattica del patrimonio materiale e immateriale, l’uso delle nuove tecnologie, i modelli innovativi di gestione, la rete economica e ricettiva del territorio e lo scambio virtuoso con le comunità.

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Di particolare interesse sono stati gli interventi di Carlo Infante e di NuvolaProject, che hanno entrambi lanciato stimoli alla platea relativamente alla narrazione dei luoghi attraverso l’interazione con i visitatori e l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Carlo infante, esperto di performing media e fondatore di Urban experience con cui ha creato il format dei walkabout, ha ricordato che il concetto di “cultura” sottende quello di “divenire”, e ha sollecitato i presenti a riflettere sul come ci poniamo rispetto al nostro potenziale e a lavorare sullo sguardo per cambiare la prospettiva.

Auspicando un confronto trasversale tra operatori di diversa formazione, al fine di sviluppare nuove visioni, Infante ha stimolato alla riflessione sul come trattare i contenuti per creare nuovi processi generativi di senso, ad esempio attraverso podcast georeferenziati o web app per ricostruirne il tessuto non solo informativo, ma anche e soprattutto emozionale del bene culturale. La nostra percezione, infatti, crea la realtà e il fruitore di cultura deve essere prosumer, ossia consumatore e produttore di senso al tempo stesso, utilizzando lo sguardo partecipato, coinvolto e stimolato anzitutto singolarmente. Gli spazi, come i parchi archeologici o le ville storiche (come Villa Sciarra a Frascati), diventano così un sottotesto, contenuti e non solo contenitori, per la creazione di paesaggi umani e benessere per i partecipanti.

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Infante ha introdotto in tal modo l’intervento di NuvolaProject, ossia Massimo Di Leo e Gaia Riposati, che hanno presentato alcuni esempi di questo tipo di narrazione culturale. A partire dall’animazione di opere d’arte contemporanea attraverso strumenti di realtà aumentata, il visitatore può essere coinvolto direttamente nella creazione partecipata del senso artistico delle opere (come a Palazzo Merulana a Roma); oppure, essere guidato da personaggi della pittura moderna virtualizzati e proiettati sui monumenti per narrare i luoghi, interpretati attraverso sensori sul viso dell’attrice senza uso dell’intelligenza artificiale, per creare un effetto verosimile e umano, come avvenuto nel Parco della Via Appia.

Nelle conclusioni il Professor Daniele Manacorda, emerito di Archeologia, ha sottolineato i cambiamenti di prospettiva avvenuti nel corso del tempo, come concetti quali l’inclusione, il benessere e il divertimento, oggi considerati come obiettivi da cogliere, mancassero completamente nel mondo istituzionale e universitario del Ventesimo secolo, e come con la riforma sia stata superata finalmente quella visione antiquata della gestione del patrimonio culturale che divideva arte, archeologia e architettura. Ma soprattutto Manacorda, riferendosi al titolo del convegno, ha plaudito alla riconnessione tra istituzioni, luoghi e persone: “Ho ammirato molto la scelta, il desiderio del confronto tra persone. Credo che ci voglia molta pazienza a fare il vostro lavoro, tanto coraggio, ma soprattutto ci vuole visione: e ho sentito da voi la consapevolezza della necessità di averla e, soprattutto, di creare politiche di coinvolgimento delle comunità, aggregare risorse economiche e persone. Potete diventare un vero laboratorio”.

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La videoregistrazione dell’intero convegno è disponibile sul canale YouTube del Comune di Cortona. Tutti gli spunti di riflessione raccolti saranno pubblicati in atti e sintetizzati in un documento operativo, da attuare già dalla prossima primavera 2025.

Il convegno è stato organizzato dal Comune e dall’Accademia Etrusca con il supporto della Cooperativa Itinera e del MAEC diretto da Paolo Giulierini, con il patrocinio della Regione Toscana e il coinvolgimento della Soprintendenza Siena-Arezzo-Grosseto e della Direzione regionale musei della Toscana.

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