In “The Return” Ulisse ci parla dell’orrore quotidiano delle guerre
Top

In “The Return” Ulisse ci parla dell’orrore quotidiano delle guerre

Anteprima al festival di Toronto con protagonisti Binoche e Fiennes, di nuovo insieme

In “The Return” Ulisse ci parla dell’orrore quotidiano delle guerre
Preroll

redazione Modifica articolo

9 Settembre 2024 - 20.46 Culture


ATF

Ulisse torna al cinema con “The Return”, presentato in anteprima al TIFF da Uberto Pasolini nella doppia veste di regista e produttore: l’eroe omerico mancava sul grande schermo da 70 anni, quando fu Mario Camerini nel 1954 a dirigere Kirk Douglas e Silvana Mangano nel primo grande kolossal italiano del dopoguerra.

Pronipote di Luchino Visconti, nonché lontano parente di Carlo e Edoardo Ponti, premiato in passato per “Full Monty” e “Still Life”, Uberto Pasolini ha reinterpretato l’Odissea di Omero sceneggiando la parte finale con il ritorno a casa dell’eroe insieme a Edward Bond, drammaturgo, poeta, sceneggiatore e regista teatrale britannico, scomparso a marzo scorso, e John Gerald Collee, medico, romanziere e sceneggiatore scozzese/australiano, i cui film sono stati nominati tre volte agli Oscar.

“The Return” sarà presentato in Italia alla Festa del Cinema di Roma il prossimo 19 ottobre, uscirà in USA a dicembre e in Italia a inizio 2025.

Nel cast, Juliette Binoche e Ralph Fiennes tornano a recitare insieme 28 anni dopo “Il paziente inglese”, come Penelope e Odisseo, anche se il regista li tiene lontani per la maggior parte del film, facendoli ritrovare insieme solo nella scena finale. Juliette Binoche dopo la proiezione ha dichiarato, con qualche gioco di parole, che “questa volta Ralph non si trova su un letto, ma Penelope è una specie di infermiera, è così ‘paziente’ con questo nuovo ‘paziente’ che torna a Itaca”, riferendosi al passato film, che nel 1997 vinse 9 premi Oscar.

Leggi anche:  A Parigi inaugurato "iosonovulnerabile" di Illuminato

Il regista e produttore ha sottolineato come il film, dopo 70 anni dall’illustre precedente, “va bene ora perché parla della guerra, dei suoi orrori, purtroppo di ciò che si vede ancora oggi. Da una parte il film è completamente contemporaneo, dall’altra è un ricordo della nostra infanzia di Omero anche se raccontato in modo più complesso psicologicamente.”

Native

Articoli correlati