Violenza e social network
Top

Violenza e social network

Dal CRID di Unimore le linee guida per prevenzione e contrasto

Violenza e social network
Odio online
Preroll

globalist Modifica articolo

24 Ottobre 2023 - 01.01


ATF

di Claudia Severi*

Come è ormai consuetudine constatare, la nostra vita è sempre più proiettata nella rete. La “datificazione integrale dell’esistenza” ha ricadute assai rilevanti sul piano dell’effettiva tutela delle libertà e, in primis, della libertà d’espressione, e dell’esercizio concreto dei diritti fondamentali come la dignità personale e la non discriminazione (cfr. S. Pietropaoli, Informatica criminale. Diritto e sicurezza nell’era della rete, Giappichelli, Torino, 2023, p. 34).

In questo contesto una delle questioni che fa maggiormente discutere è quella dei discorsi d’odio on line. Questa espressione rimanda a quelle condotte attuate in rete o tramite la rete che mirano a incoraggiare il dileggio, la denigrazione, la diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo specifico. Le vittime di quelli che possono divenire veri e propri attacchi vengono così esposte a insulti, soprusi, minacce a partire da stereotipi negativi o stigmatizzazioni. Alla base di queste odiose condotte possono essere l’identità di genere, l’orientamento sessuale, il colore della pelle, l’origine nazionale o etnica, la lingua, la religione, la disabilità e così via.

La diffusione di questo tipo di condotte rende sempre più urgenti azioni di prevenzione e di contrasto.

Il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, istituito nel 2016 presso l’Università di Modena e Reggio Emilia – Unimore ( www.crid.unimore.it ) ha di recente realizzato un percorso significativo, da questo punto di vista, all’interno del progetto “Violenza e social network: analisi e percorsi di educazione alla legalità” coordinato dall’Ufficio legalità e sicurezze del Comune di Modena e co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. Emilia-Romagna n° 18/2016

Più in particolare, il percorso, dal titolo Prevenire e contrastare la violenza in (e attraverso) la rete, ha messo a fuoco i rischi per le nuove generazioni nell’uso dei social-network.

Le attività sono state realizzate con il supporto dell’Officina informatica “Diritto, Etica, Tecnologie” istituita presso il CRID e con il patrocinio della “Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio” (https://www.retecontrolodio.org/), a cui il CRID aderisce sin dalla sua prima costituzione.

Oltre ad un Report finale – curato dal Dr. Massimo Gelardi e dal Dr. Cesare Trabace, con la collaborazione della Prof.ssa Barbara G. Bello, del Prof. Federico Oliveri e della Dott.ssa Benedetta Rossi e con la supervisione scientifica del Prof. Thomas Casadei, Direttore del CRID – sono stati altresì creati contenuti video aventi ad oggetto gli aspetti maggiormente bisognosi di approfondimento e supporto formativo nonché alcune linee guida per il contrasto e la prevenzione dell’odio on-line.

Siffatte indicazioni operative possono costituire uno strumento concreto per contrastare la violenza online (Progetto, Report finale e Linee guida sono disponibili qui: https://www.crid.unimore.it/site/home/progetti/officina-informatica.html ).

In dettaglio, nelle linee-guida il primo aspetto richiamato è quello relativo alla decostruzione del discorso d’odio e, contestualmente, alla costruzione di contro-narrazioni o narrazioni alternative; in secondo luogo, viene messo in luce l’imprescindibile ruolo dell’educazione, intesa come strumento di creazione della consapevolezza necessaria ad agire in modo sicuro nello spazio pubblico digitale, non solo attraverso il conferimento di digital skills, ma soprattutto attraverso una sorta di alfabetizzazione ai diritti (cfr. B.G. Bello, [In]giustizie digitali. Un itinerario su tecnologie e diritti,Pacini Giuridica, Pisa, 2023, p. 115); in terzo luogo, l’accento è posto sul fenomeno del cyberbullismo, auspicando l’implementazione di programmi di contrasto e prevenzione, prendendo come esempio programmi già esistenti, tra cui “No Trap! Non cadiamo nella trappola!” ( https://www.notrap.it/ ), un programma di prevenzione del bullismo e del cyberbullismo rivolto ai ragazzi delle scuole medie e superiori ideato e sperimentato, presso l’Università di Firenze, dal Laboratorio di Studi Longitudinali in Psicologia dello Sviluppo coordinato dalla Prof.ssa Ersilia Menesini.

Un’attenzione precipua è poi stata posta, in quarto luogo, al fenomeno della ‘pornografia non consensuale’ (cfr. S. Pietropaoli, Informatica criminale. Diritto e sicurezza nell’era digitale,cit., pp. 29-32) conosciuta ai più con il nome di “revenge porn”, evidenziando quanto sia difficile intervenire per rimuovere un contenuto sessualmente esplicito ormai pubblicato in rete e dunque, quanto sia fondamentale agire sulla cultura, così da evitare alla radice siffatti reati. Per inciso, l’espressione ‘pornografia non consensuale’ è certamente più appropriata di ‘revenge porn’, in quanto, da un lato, il richiamo alla vendetta può fungere da forma di giustificazione della condotta, mentre dall’altro, il termine ‘porno’ innesca il fenomeno del victim blame, inducendo biasimo nei confronti della vittima, poiché si sarebbe prestata a riprendere momenti di intimità.

Su questi aspetti va senz’altro menzionato il servizio “Segnalazione di Revenge Porn” offerto dal Garante per la protezione dei dati personali (https://servizi.gpdp.it/diritti/s/revenge-porn-scelta-auth) per chi ritiene di essere vittima di diffusione di materiale dal contenuto sessualmente esplicito che lo/la riguardino. La segnalazione inviata, se conforme ai presupposti indicati dalla norma di riferimento, porta all’adozione di un provvedimento da parte dell’Autorità Garante, volto ad impedire la diffusione del materiale indicato. 

Un ultimo punto delle ‘linee guida’ riguarda la promozione di forme di attivismo digitale (cfr. B.G. Bello, Discorso d’odio e attivismi digitali: il veleno e i suoi antidoti, in B.G. Bello, L. Scudieri [a cura di], L’odio online: forme, prevenzione e contrasto, Giappichelli, Torino, 2022, pp. 153-175): esse hanno la capacità di catalizzare l’attenzione internazionale anche su questioni locali. Più nello specifico, l’attivismo come ‘affermazione di sé’ è quel tipo di attivismo promosso dagli stessi soggetti o gruppi bersagli d’odio, come autolegittimazione a proporre la propria narrazione, restituendo così significato alle proprie vite; l’attivismo della società civile è invece quello che si mobilita per dare voce ai destinatari dell’odio, rammentando loro che non sono soli; infine, l’attivismo promosso dalle istituzioni consiste nella promozione dei diritti umani, con la consapevolezza che anche le migliori legislazioni contro l’odio necessitano di buone pratiche che ne accompagnino l’implementazione.

In conclusione, considerato il fatto che la dimensione digitale è una parte imprescindibile della vita di tutti e tutte, nessuno – a cominciare proprio dalle istituzioni – può svincolarsi dalla propria parte di responsabilità nel contrastare e prevenire la violenza online. 

Il progetto promosso dal Comune di Modena e dall’Assessore con delega alle Politiche per la legalità, Dr. Andrea Bosi, in partnership con il CRID, nonché iniziative come quelle del Garante per la protezione dei dati personali e di Laboratori come attivo presso l’Ateneo fiorentino delineano una strategia che dovrebbe ormai divenire regola d’azione per ogni istituzione pubblica.

  • * (dottoranda di ricerca in “Humanities, Technology and Society”
  • Unimore, Fondazione Collegio San Carlo di Modena e Almo Collegio Borromeo di Pavia)
Native

Articoli correlati