CIRCE indagherà il fenomeno della discriminazione linguistica nei contesti scolastici
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CIRCE indagherà il fenomeno della discriminazione linguistica nei contesti scolastici

L’obiettivo ultimo di CIRCE è indagare gli accenti diversi dell’inglese come lingua non nativa, anche con il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse, in una prospettiva europea

CIRCE indagherà il fenomeno della discriminazione linguistica nei contesti scolastici
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18 Ottobre 2023 - 17.15 Culture


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di Irene Perli

Quante volte qualcuno s’è messo a ridere dopo aver sentito pronunciare una parola con un accento differente dal suo? Il fenomeno della discriminazione dovuta all’accento– straniero, regionale o locale- è presente nella vita di tutti i giorni. La discriminazione linguistica, con particolare attenzione ai contesti scolastici, è però ancora poco studiata in Italia, anche se gli effetti negativi associati allo stigma nei confronti di un certo modo di parlare possono avere conseguenze dirette nell’autostima degli studenti e nel proprio livello di sicurezza linguistica. L’agenzia nazionale Erasmus+ ha infatti finanziato il progetto “CIRCE” allo scopo di indagare la percezione degli accenti in vari paesi europei.

L’acronimo CIRCE (Counteracting accent dIscrimination pRactiCes in Education) fa riferimento alla dea dalla voce umana, che proprio per questa caratteristica viene vista con sospetto dagli altri dei: Circe è l’emblema di una delle più antiche testimonianze di razzismo sonoro. Il progetto, infatti, si occupa della discriminazione linguistica legata ai suoni, quello che in letteratura è definito accentism. L’Università di Siena è la capofila del progetto. Su questo abbiamo intervistato  la professoressa Silvia Calamai, del dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne, nonché coordinatrice del progetto.

Professoressa Calamai, CIRCE è un progetto importante per tutta la comunità, sia scientifica che non. Qual è il suo lo scopo ultimo?

Il progetto pone al centro il tema dell’accento: straniero, regionale, locale. Se ne parla ancora molto poco ma è sempre presente nella nostra vita, in tutte le persone: ce lo portiamo dietro come un macigno o come un trofeo. L’accento è un fenomeno identitario: è il veicolo della mia storia personale, perché io sono la lingua che parlo, e come la parlo. Parlando ci presentiamo agli altri e diciamo chi siamo.  Indubbiamente, ci sono – anche in Italia – accenti giudicati più positivamente di altri, così come ci sono accenti stigmatizzati.

Il progetto CIRCE, che vede coinvolte oltre a me, le docenti Rosalba Nodari, Letizia Cirillo e Laurie Anderson del DFCLAM – insieme agli assegnisti Duccio Piccardi e Giorgio Carella – è dedicato a indagare il fenomeno della discriminazione linguistica nei contesti scolastici. Nei tre anni del progetto vogliamo rispondere a queste domande:

Che effetti hanno i giudizi sull’accento (sia esso non nativo o regionale) in un’aula scolastica e universitaria? Che effetti hanno nelle interazioni tra i pari e nella insicurezza linguistica degli studenti non nativi? Che legame hanno con l’insuccesso scolastico? Come rendere consapevoli gli insegnanti dei giudizi automatici che si proiettano sul modo di parlare di uno studente?

Il tema è particolarmente stimolante per il corso di laurea in Lingue per la Comunicazione Interculturale e d’Impresa dell’ateneo e per la neonata laurea magistrale in Lingue per l’Impresa e lo Sviluppo (attiva dall’a.a. 23-24). Gli accenti diversi dell’inglese lingua non nativa saranno indagati, anche con il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse, in una prospettiva autenticamente europea.

Il progetto CRICE tenta di avvicinare il mondo scolastico ad un’educazione inclusiva. Per far ciò esistono le “scuole amiche di CIRCE”: potrebbe spiegare meglio questo concetto?

La collaborazione delle scuole è fondamentale. Vogliamo coinvolgere le scuole superiori interessate a essere ‘luogo’ di raccolta dei dati. Ma non vogliamo ‘prendere’ i dati dalle scuole e basta, vorremmo sensibilizzare le scuole su questo tema e dunque proporre – coi docenti e per i docenti, con gli studenti e per gli studenti – seminari e incontri di restituzione sul razzismo sonoro e sulla raccolta delle autobiografie linguistiche (strumento indispensabile per entrare nell’universo linguistico – talvolta molto complesso – degli studenti e delle studentesse di oggi). Già diverse scuole, del nord e del sud, ci hanno contattato. Le scuole coinvolte faranno parte della rete ‘scuole amiche di CIRCE’ e parteciperanno a brevi esperimenti di percezione, non invasivi: il loro nome comparirà nel sito e i docenti che ci coinvolgeranno faranno parte del cosiddetto Advisory Board del progetto, in un’ottica autenticamente partecipativa.

Le scuole interessate possono contattare me direttamente o l’indirizzo alias del progetto contact@circe-project.eu.

CIRCE ha una durata di tre anni e chiaramente dobbiamo aspettare per ricevere i risultati del progetto. C’è un modo per seguire gli aggiornamenti in questo periodo di work in progress?

Abbiamo già svolto varie attività di presentazione del progetto, sia in Italia che negli altri Paesi facenti parte del progetto: a breve inizieremo la ricerca sul campo, ma, nel frattempo, chiunque sia interessato può seguire i nostri profili social: Per conoscere meglio il progetto e gli altri partner potete visitare il nostro sito: https://www.circe-project.eu/

Oggigiorno viviamo in una società multiculturale: i banchi di scuola, le palestre, i bar e i luoghi di lavoro sono ormai una cornucopia multietnica che, se vista nel modo giusto, arricchisce il patrimonio culturale. E se la comunicazione umana ha basi orali, è giusto che ognuno possa esprimersi liberamente, senza pregiudizi. Se ci risulta difficile metterci nei panni altrui, pensiamo ad esempio se noi fossimo in una situazione analoga: ci trasferiamo all’esterno e il nostro inglese è pronunciato con un accento differente da quello “standard”. Probabilmente non troveremo un alloggio, un lavoro o degli amici a causa dei pregiudizi insiti e radicati nella cultura ospitante.

Un altro esempio potrebbe essere il seguente: sono una persona che viene dal nord e si è trasferita al sud per studiare o lavorare (o viceversa) e i miei risultati da studente o da lavoratore sono compromessi a causa del mio accento. Sembra giusto? No.

 Il progetto CIRCE ha quindi uno scopo ambizioso, ma essenziale. È giusto far comprendere a tutti che il modo in cui ci esprimiamo rappresenta la nostra identità e che non possiamo essere additati per questo. La discriminazione linguistica è a tutti gli effetti una tipologia di razzismo: ferisce e isola, creando disparità e non unità.

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