Andrea Bosca a Belgrado con il Pannella di "Romanzo Radicale"
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Andrea Bosca a Belgrado con il Pannella di "Romanzo Radicale"

Andrea Bosca porta "Romanzo radicale" al Festival del cinema italo serbo a Belgrado e ci racconta il suo Marco Pannella

Andrea Bosca - "Romanzo radicale" - Festrival del cinema italo serbo - foto Alessia de Antoniis
Andrea Bosca porta "Romanzo radicale" al Festrival del cinema italo serbo diretto da Gabriella Carlucci
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24 Settembre 2023 - 23.51


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di Alessia de Antoniis

Tra i film al Festival del cinema italo serbo diretto da Gabriella Carlucci, che si sta svolgendo a Belgrado, anche “Romanzo radicale”, la docufiction di Mimmo Calopresti su Marco Pannella interpretata da Andrea Bosca prodotta dalla Rai.

Andrea Bosca è arrivato a Belgrado per accompagnare il film che racconta la vita di uno degli uomini che hanno fatto la storia della repubblica italiana: Marco Pannella. Un uomo che ha portato avanti tante battaglie per i diritti di tutti, anche per i popoli martoriati dai conflitti nella ex Jugoslavia.

Con Andrea Boschi ne parliamo in occasione dell’apertura del Festival all’ambasciata italiana a Belgrado, svoltasi alla presenza della direttrice del festival Gabriella Carlucci e dell’ambasciatore Luca Gori.

“Il film non è un enciclopedia su Marco Pannella: è una poesia su Marco Pannella”. Esordisce così Andrea Bosca, innamorato del suo Pannella come se fosse il primo giorno di uscita in sala.

“Non elenca tutti i passaggi: sarebbero ottant’anni di storia italiana. Mimmo Calopresti ha preferito restituire una figura così potente attraverso le sue battaglie per i diritti umani. A partire dagli anni 70, quando la donna finiva in galera se tradiva, quando non c’erano l’aborto e il divorzio. Si concentra soprattutto sulla prima battaglia. Poi si arriva agli ultimi anni di Pannella, con le sue trasformazioni fisiche enormi: per interpretarlo ho perso quindici chili. Nella parte finale il film ospita i ricordi delle persone che hanno lavorato con Pannella.

Quanto pesa una figura come quella di Calopresti nel raccontare Pannella?

Tanto, perché è proprio la sua battaglia, i suoi principi. È meraviglioso come il film porti i ragazzi, le persone più giovani, a incontrare una figura a loro sconosciuta. Per questo sono orgoglioso di portare Marco e il suo pensiero anche qua a Belgrado. Lui si è battuto tantissimo perché l’attenzione del mondo fosse contro il genocidio che qui stava avvenendo alla fine degli anni 90. Marco non era a favore del pacifismo ma della non violenza, che è una cosa ben diversa. Non rifiutava il conflitto perché si è contro la violenza. Lui diceva: nei conflitti bisogna entrare per difendere chi non ha voce. E sono principi che io e Mimmo Calopresti portiamo sullo schermo attraverso Marco. Come diceva lui, diamo voce a chi non ce l’ha.

Hai dato non solo la voce, ma anche il tuo fisico a Marco Pannella, dimagrendo di quindici chili…

Sì, per entrare nel personaggio ho fatto il percorso di Marco. Non si trattava solo di un’esigenza scenica, ma della voglia di capire cosa viveva Marco quando usava il digiuno come forma di protesta.

Marco era bello perché era fisicamente presente in mezzo alla strada. Quali altri politici trovi che creano un rapporto personale per strada? Nessuno. Marco era un mito per quello. Pannella era uno che nel fisico aveva le sue armi. Il suo corpo era l’unica arma che aveva, l’unica risorsa perché non avevano soldi: avevano idee, avevano il digiuno, avevano la protesta per strada. Oggi tutto è mesmerizzato, tutto è digitale. Loro erano veri, analogici, rappresentavano la politica di chi sta veramente con gli altri. “Romanzo radicale” è un film di resistenza.

Ai ragazzi che lo hanno visto è piaciuto perché hanno capito che anche se uno ha ottant’anni, dentro può averne diciotto. Marco era così.

Hai visto lati diversi di Pannella?

Tanti, perché Pannella è stato camaleontico per tanti anni. I principi erano quelli, ma i modi si accordavano ai tempi. Gli anni passavano e lui doveva essere dirompente in certi momenti, cercare attenzioni in altri. Ma non lo faceva per esibizionismo, lo faceva sempre e solo per trovare il modo di comunicare più giusto. Non aveva mezzi, quindi doveva inventarsi il silenzio quando tutti parlavano, usare il corpo quando tutti andavano nell’astratto. Tutto per difendere non solo i diritti delle donne, ma anche degli uomini, di chiunque. Marco lottava per la vita delle persone e lo ha fatto in prima persona

“Romanzo radicale” è un film centrato su diritti e sulla capacità di Pannella di trovare la giusta comunicazione, proprio quello su cui è stato osteggiato.

Cosa ti resta di lui?

Quello che mi ha colpito di Pannella è la traccia che ha lasciato nelle persone. Ne ho incontrate tantissime, dal salumiere sotto casa al politico, e ognuno mi ha raccontato un pezzo di Pannella che non mi aspettavo. Anche il fatto di essere sempre povero o di aver anticipato un modo di mettersi in comunicazione a livello globale. Il transpartito di Pannella era qualcosa che sembrava strano, ma è il modo in cui oggi i ragazzi si relazionano utilizzando qualsiasi mezzo di comunicazione. Sono una community mondiale.

Soprattutto non immaginavo, perché ne abbiamo perso la memoria, che cinque anni prima che io nascessi, mia madre sarebbe potuta finire in galera se avesse tradito. Sono diritti che ormai sono considerati dati, garantiti per sempre. Invece non è così, perché si può sempre tornare indietro. Soprattutto ci sembrano dati da sempre, invece risalgono a cinquant’anni fa. Le battaglie di Pannella non sono scontate perché sono leggi e le leggi le fanno gli uomini e possono sempre essere cambiate.

Pannella e i suoi si battevano soprattutto per questioni di giustizia, di legge, anche se politicamente non arrivavano mai a risultati eclatanti. Ovvio! Loro non erano alleati con i politici, erano alleati con la gente.

Il film non è andato al cinema

“Romanzo radicale” è un film che non è andato al cinema, ma solo in televisione su Rai play. Mi sarebbe piaciuto che fosse andato in sala: ecco perché sono molto felice che vada ai festival. Marco era un uomo che aveva un coraggio da lupo, perché non aveva niente. Non veniva difeso da nessuno ma, come si vede anche nel film, si batte contro personalità che avrebbero potuto schiacciarlo facilmente. Se ascolti Pannella ti sembra innovativo ancora oggi.

Un altro lato che emerge nel film è il suo senso di spiritualità. Marco era collegato con qualcosa: era una persona che aveva un rapporto speciale con l’universo, ma non aveva un rapporto canonico con l’universo.

A Pannella dobbiamo tante leggi che hanno reso l’Italia un Paese moderno, eppure non ha mai avuto un grande successo elettorale

Nel film dice: se io fossi votato come presidente della Repubblica o presidente del Consiglio, mi dimetterei, perché vorrebbe dire che se qualcuno vota Panella ha fatto un clic. Allora non serve più Pannella. Lui si metteva sempre nella posizione di quello che doveva essere lo scassinatore, lui era l’avanguardia: era un artista in quello e non poteva fare una cosa che poi diventava codificata. Era quello che doveva sempre rompere un equilibrio perché si andasse avanti. Era un progressista.

Nel film si vede molto bene contro cosa lui combatteva: contro una rigidità di pensiero assoluta, a priori. Pensa al divorzio. Molti, nella quotidianità,  già si comportavano così, ma non si poteva dire pubblicamente. Bastava avere i soldi e tutto si aggiustava. I ricchi potevano fare quello che volevano mentre i poveri dovevano sottostare alle leggi di tutti. Marco non l’accettava. È strano che una persona così non abbia avuto il supporto delle persone: forse perché, nel cercare di aprire con le sue idee un varco nell’oscurantismo in cui sentiva di vivere, doveva fare delle cose che eccedevano. E, a un certo punto, ha iniziato a perdere persone.

Marco era scomodo e faceva paura. Poteva fare o dire qualsiasi cosa mentre era in diretta. Capisco che è ciò che lo ha punito. Personalmente non condivido tutto quello che diceva, alcune affermazioni erano molto estreme. Però, studiando il personaggio, ho capito perché le diceva: perché altrimenti sarebbe stato facile insabbiare tutto, non parlare di certe cose, non trattare i problemi, lasciare la donna dov’era, gli omosessuali dov’erano, tutte le persone più deboli dov’erano.

Pensa a Pannella che prende le difese di un popolo nella guerra che c’è stata qui nell’ex Jugoslavia.  Faccio molta fatica a trovare un Panella oggi che si metterebbe così tanto in discussione fisicamente per tutti o per le sue idee. Perché quelle di Marco Pannella non erano alleanze, erano idee.

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