L'ambasciatore italiano a Belgrado inaugura il Festival del cinema
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L'ambasciatore italiano a Belgrado inaugura il Festival del cinema

L'ambasciatore Luca Gori: a Belgrado con il cinema italiano anche ICE, Confindustria, Sace, Simest e Cassa Depositi e Prestiti

L'ambasciatore italiano a Belgrado inaugura il Festival del cinema
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24 Settembre 2023 - 00.51


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di Alessia de Antoniis

Ha preso il via oggi a Belgrado, con la Conferenza stampa di presentazione ospitata presso l’ambasciata d’Italia, l’ottava edizione del Festival del cinema italo-serbo (22-26 settembre), ideato e diretto da Gabriella Carlucci. La rassegna cinematografica annuale, che promuove opere contemporanee del cinema italiano e serbo, e rappresenta un’occasione di incontro e di scambio tra professionisti e operatori del settore.

Nel suo intervento di apertura, l’ambasciatore d’Italia in Serbia, Luca Gori, ha ricordato che “Il Festival del cinema italo serbo, che apre oggi la sua ottava edizione, è una realtà consolidata che, insieme ad altre iniziative realizzate dalla Farnesina come la rassegna ‘Fare Cinema’, contribuisce a promuovere la cinematografia italiana in Serbia”. “L’Italia vanta un’industria creativa d’eccellenza – ha aggiunto Gori – che eventi come questo contribuiscono a promuovere anche all’estero, creando legami commerciali e contribuendo al rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali tra Italia e Serbia”.

Il festival diretto da Gabriella Carlucci si inserisce in un contesto estremamente favorevole.
Belgrado si appresta ad essere per l’Italia la prima sede internazionale con una presenza articolata delle istituzioni italiane. Non solo la nostra ambasciata, ma anche l’Istituto di Cultura, l’ICE, la Confindustria e la Camera di Commercio, ai quali si sono aggiunti quest’anno Sace e Simest che hanno già aperto i loro uffici. Cassa Depositi e Prestiti aprirà entro fine anno la sua sede a Belgrado.

Ne abbiamo parlato con il nostro ambasciatore a Belgrado Luca Gori.

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La presenza italiana sta rapidamente crescendo. L’Italia si pone come uno dei primi partner commerciali in Serbia?

Dopo la Germania, l’Italia è oggi il partner europeo più importante della Serbia. Abbiamo in Serbia più di 1200 aziende italiane registrate. Un interscambio che supera i 4 miliardi e mezzo di euro. Quello che stiamo cercando di fare adesso è di rinnovare la nostra presenza economica qui, puntando su settori innovativi ad alto contenuto tecnologico.

La Serbia è un’ora e mezza dall’Italia, ma fuori dall’Unione Europea. Che benefici ci sono?

La Serbia è un paese candidato a diventare membro dell’Europa dell’Unione Europea. Noi sosteniamo molto la prospettiva europea della Serbia. Il processo per diventare Stato membro dell’Unione Europea è ancora lungo, ma in Serbia esiste un business environment, quindi un clima per gli investimenti, estremamente positivo. Le aziende europee, e le aziende italiane in particolare, si trovano molto bene a lavorare qui. I Balcani in generale, dopo la guerra in Ucraina e la pandemia, sono diventati una regione anche per il reshoring di molte aziende che erano attive in altre parti del mondo e che ora vengono qui per fare business.

Prevalentemente da quelle arie dell’Est che ora non sono più adatte?

Sì, ma abbiamo visto investimenti che sono arrivati qui anche da aziende che prima erano collocate in Asia e si stanno ricollocando nei Balcani, in Serbia in particolare. Questo è un Paese che attrae circa 4 miliardi di euro di investimenti esteri l’anno. Per essere un Paese piccolo, ha una capacità attrattiva spiccata.

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Per il mercato italiano è interessante in termini sia di incoming che di outgoing?

È interessante soprattutto in termini di interscambio commerciale. Molte aziende italiane hanno qui una succursale, ma in maniera progressiva sarà molto importante anche come mercato. Basta guardare il Waterfront di Belgrado adesso: è una città che sta crescendo moltissimo. Il reddito sta aumentando e anche i prodotti italiani stanno trovando sempre più spazi su questo mercato.

Siamo all’inaugurazione di un festival cinematografico. Nel 2022 il tax credit per l’audiovisivo in Italia ha rappresentato circa 225 milioni di euro di investimenti, 125 milioni dei quali al settore cinematografico. La Serbia sta investendo molto in questo settore. Un’azienda che lascia i benefici italiani, in questo momento molto elevati, cosa trova in Serbia? È una realtà creativa o solo un service?

Qui c’è una bella tradizione cinematografica che risale ai tempi della Jugoslavia. Ci sono realtà estremamente creative. Abbiamo firmato un accordo di produzione cinematografica con la Serbia nel marzo scorso, già ratificato dalla Serbia e che ora dobbiamo ratificare in Italia. Sarà uno strumento per favorire le co-produzioni cinematografiche. La Serbia non è solo un service: offre anche dal punto di vista di qualità umana e creatività nella produzione. Iervolino Studios è una bella realtà attiva sia a Belgrado che a Novi Sad. Ho visitato più volte i loro studi. Vi lavorano molti giovani serbi, soprattutto nel settore dei cartoni animati, che producono prodotti interessanti, con un successo economico rilevante.

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Le simpatie politiche della Serbia potrebbero influenzare l’amicizia in crescita tra i nostri due Paesi?

La Serbia è un Paese che dipende quasi esclusivamente dall’Europa, al di là del fatto che loro hanno rapporti tradizionali anche con la Russia, con la Cina, con la Turchia, con i paesi del Golfo, con Israele. Questo risale ai tempi della Jugoslavia, del non allineamento. Ma la Serbia è un Paese a tutti gli effetti parte dell’Europa. Il 60% dell’interscambio commerciale è con Paesi europei. Capisco che in questa fase delicata dal punto di vista internazionale, con la guerra in Ucraina, questo rapporto tradizionale della Serbia con la Russia può far inarcare i sopraccigli, ma questo resta un Paese europeo e noi siamo convinti della necessità di continuare a sostenere questa prospettiva
Qui c’è anche un lascito complicato legato agli anni 90 e al bombardamento della Nato. Il modo in cui loro guardano l’Occidente è ancora segnato da tutto questo. Ed è qualcosa che ancora li riferisce e li segna nel rapporto con noi.

Quindi le perplessità sono da ambedue i lati?

Sì, ma sono degli stati emotivi rispetto ai quali gli interessi concreti vanno in una direzione diversa e noi dobbiamo in qualche modo incoraggiarli.

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