Nomine Rai, l'ennesima occasione persa per rinnovare il Servizio pubblico mentre M5s raccoglie le briciole
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Nomine Rai, l'ennesima occasione persa per rinnovare il Servizio pubblico mentre M5s raccoglie le briciole

Per ciò che si è consumato ci sono responsabilità e complicità, e queste vanno sottolineate, a futura memoria e per mettere sulla bilancia, e passare, i protagonisti e le sponde di questo ennesimo scempio del Servizio pubblico

Nomine Rai, l'ennesima occasione persa per rinnovare il Servizio pubblico mentre M5s raccoglie le briciole
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25 Maggio 2023 - 14.33


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di Adelmina Meier

I nomi sono lì, si sapevano, e il voto di viale Mazzini li ha confermati. Sulle nomine Rai la prima cosa da dire a chiare lettere è che se il consigliere Di Maio, messo lì dai 5Stelle, avesse votato no alle nomine, queste non sarebbero passate. E sarebbe stata la prima volta nella storia della Rai. Quindi, se si voleva, se non ci si accontentava delle briciole, era l’occasione per immettere una novità in questo rito stantio, ripetitivo delle nomine Rai, vuoi firmato dalla destra, oggi, vuoi firmato dal centrosinistra ieri.

 Va detto di quel che Di Maio ha fatto, sotto dettatura di Conte, perché – aprano bene le orecchie le ristrette schiere grilline – perché con un no di Di Maio si sarebbero raggiunti i 2/3 dei voti contrari. E oggi le nomine sono passate con 3 voti favorevoli e 4 contrari, e – come si sa – sul 3 a 3 il voto della Presidente ha avuto un valore doppio. 

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Questa la premessa necessaria, perché per quel che si è consumato ci sono responsabilità e complicità, e queste vanno sottolineate, a futura memoria e per mettere sulla bilancia, e passare, i protagonisti e le sponde di questo ennesimo scempio del Servizio pubblico.

La verità è che la Rai così fatta piace a chi gestisce il potere di volta in volta. Una Rai libera, svincolata dalle contingenze politiche non serve a chi ha una concezione del potere attardata, che ritiene di poter moltiplicarsi puntando sul controllo di una fetta grossa dell’informazione. Così non è, e la prova sta nel fatto che quando il centrosinistra ha disegnato la sua Rai, poi ha perso elettoralmente. Le vie dell’informazione sono infinite, ed oggi ciascuno sfoglia quel che gli piace.

Solo Berlusconi, nel suo tempo, seppe utilizzare il mezzo televisivo, non l’informazione, per plasmare, a suo piacimento e interesse, la massa, i telespettatori. Poi ci andò dietro la Rai, scimmiottando la scimmietta. Le copie sono copie, e nel frattempo il tempo era cambiato. Risultato, Mediaset è quel che oggi è Mediaset e la Rai è un miracolo che sopravviva. Il declino proseguirà apparendo più brutta che pria.

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Se proprio dobbiamo scrivere una nota a margine, ce la facciamo suggerire dalla cronaca. Che ci dice che Lucia Annunziata si è dimessa, lascia la sua trasmissione. Che Lucia Annunziata si dimetta non è una novità, già lo ha fatto un paio di volte, una dal vertice di viale Mazzini. Ebbene, in proposito va detto che in Rai dovrebbe essere introdotta una regola che non uno ha pensato: chi ha ricoperto cariche apicali in azienda ( Presidente e Direttore Generale ) non può restarci con altri ruoli, non può restarci a capo di testate giornalistiche, a condurre trasmissioni “di punta”. Non credo ci sia un altro Paese dove questo accade ed è accaduto. Qui invece è accaduto e accade.

Ecco, se si volesse cambiare la Rai si dovrebbe mettere questo nel conto.

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