Il 25 aprile e la Resistenza visti con gli occhi di un giovane d'oggi
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Il 25 aprile e la Resistenza visti con gli occhi di un giovane d'oggi

Stufa, satolla di sentire sciocchezze ho deciso di chiedere ai giovani che cosa rappresenta per loro e come credono di rileggere il 25 Aprile in chiave contemporanea.

Il 25 aprile e la Resistenza visti con gli occhi di un giovane d'oggi
25 aprile e Resistenza
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Tiziana Buccico Modifica articolo

25 Aprile 2023 - 10.59


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Parole e mille altre parole sul 25 Aprile e il suo significato, come celebrarlo o come fingere di festeggiarlo, per molti come rimanere in ombra per non essere coinvolti in polemiche e dichiarazioni, e per moltissimi altri la domanda “ma cosa è il 25 Aprile nel 2023?”

Tutti inclini a dire qualcosa solo per poter fare un Tweet e riuscire ad avere un minimo di popolarità, insomma un modo per apparire, non per esserci davvero e manifestare. E così sentiamo accuse e falsi storici, grassa ignoranza e atteggiamenti strafottenti, memoria corta ed uso strumentale.

Sono cresciuta in una famiglia dove il 25 Aprile ha rappresentato molto, un pilastro della vita, un racconto memorabile per i bambini, un giorno che mio nonno viveva con grande intensità ed in cui i suoi pensieri volavano rapidi a quei momenti e a quella che fu la Liberazione.

Stufa, satolla di sentire sciocchezze ho deciso di chiedere ai giovani che cosa rappresenta per loro e come credono di rileggere il 25 Aprile in chiave contemporanea.

E allora ho chiacchierato con un giovane promettente, diciannove anni, impegnato politicamente e filosoficamente sul tema della scuola, dei giovani e del futuro, un libero pensatore in erba con grandi aspettative e voglia di fare, Edoardo Racchetti 

“Alla domanda cosa significhi per noi giovani d’oggi la Resistenza non mi sento di poter dare una risposta valida per tutti” – E’ un fiume in piena per entusiasmo e voglia di partecipare, con una dialettica forbita e colta il giovane rappresentante del Consiglio d’Istituto del Liceo Classico Terenzio Mamiani di Roma, continua –  “Per quanto mi riguarda è un valore costitutivo della nostra storia popolare, ma questa può benissimo sembrare la risposta banale che oggi le istituzioni fanno rimbalzare attraverso ogni canale, e forse anche per questo rischiamo di snaturarne il significato. In merito all’attualità penso sia opportuno fare una riflessione di stampo etico. La Resistenza significò partecipazione, coinvolse tutti, divise il paese; era una questione di scelte. Oggi nessuno si sente in dovere di stimolare la partecipazione più ampia e trasversale rispetto alle questioni d’attualità. Questo a partire dalle scuole, le presunte roccaforti della democrazia. Nel nostro Istituto come in altre scuole, dal Covid in poi, quando si fanno le assemblee d’Istituto tutti gli studenti sono considerati presenti di default, non viene effettuato l’appello dei presenti e nessuno è tenuto a giustificare l’assenza. È evidente quanto la misura disincentivi la partecipazione all’unica occasione che abbiamo come studenti di riflettere assieme su problematiche interne all’istituto o di approfondire questioni extra didattiche, il più delle volte di attualità. Come rappresentante d’Istituto ho denunciato il fatto in Consiglio d’Istituto, sollevando questioni di ordine morale prima ancora che normativo, la partecipazione alle assemblee non può essere considerato solo un dovere e non un obbligo ed il Covid non può più essere la scusa. Ho compreso quanto la scuola per prima sia il luogo dove un qualcosa di vincolante eticamente, ma non di coercitivo legalmente, venga ritenuto superfluo. Non stupiamoci se la gente disattende il diritto dovere di votare, e non stupiamoci se la conseguenza è ritrovarsi un governo che tenta di picconare quotidianamente i valori costituzionali dell’antifascismo”. 

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“Voglio chiudere riflettendo su un termine entrato in maniera ambigua nel vocabolario politico- secondo Edoardo Racchetti- il più antitetico rispetto a quello della Resistenza: la resilienza. Oggi tutte le istituzioni abusano di questa parola, è diventata la chiave di lettura del futuro, addirittura abbiamo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La resilienza è capacità di adattarsi, e quindi di sopportare (senti il retrogusto stoico), ad un determinato contesto. La Resistenza è l’esatto opposto, non si piega a questa dimensione e la combatte; è anche formazione alla dialettica e alla conflittualità, nel senso politico e positivo del termine. 

Si, la Resistenza è ancora attuale, e il nostro imperativo categorico dev’essere quello di coltivare questo valore, un anticorpo etico politico di cui non possiamo fare a meno”.

La forza di un giovane che crede nel futuro è davvero un bel punto di partenza, una speranza concreta, radici solide nel passato e fondamenta nella storia perché la Liberazione rimanga un valore da custodire, da proteggere e da alimentare. Ed allora alle dichiarazioni di Edoardo Racchetti voglio affiancare il passato con alcuni dei testi più belli e significativi ispirati ai valori del 25 Aprile, augurandomi che ci sia sempre chi combatta per la libertà, la propria e quella dell’altro e degli altri contro dittature e totalitarismi, contro chiunque non sappia vivere in democrazia.

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Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce”.

Giuseppe Ungaretti, Per i morti della Resistenza

“Una buona parte degli italiani vivrebbe nel fascismo come dentro la propria pelle. Magari dentro a un fascismo meno coreografico, con meno riti, con meno parole: ma fascismo. Un regime che non dia la preoccupazione di pensare, di valutare, di scegliere”.

Leonardo Sciascia

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero – perché lì è nata la nostra costituzione”.

Piero Calamandrei

“L’indifferenza porta alla violenza, perché l’indifferenza è già violenza”.

Liliana Segre

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