Zanotelli racconta la 'tribù bianca' che ha causato diseguaglianze e disastri ambientali
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Zanotelli racconta la 'tribù bianca' che ha causato diseguaglianze e disastri ambientali

Alex Zanotelli autore del libro Lettera alla tribù bianca racconta il suprematismo bianco e l'egoismo dei ricchi

Zanotelli racconta la 'tribù bianca' che ha causato diseguaglianze e disastri ambientali
Alex Zanotelli
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25 Luglio 2022 - 23.33


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di Antonio Salvati

Nelle periferie africane aleggia lo spettro della fame, un problema più generale con la crisi alimentare dovuta alla guerra. Nel 2021 la fame ha colpito 278 milioni di persone in Africa. Il numero è cresciuto rispetto al passato. Russia e Ucraina sono il primo e il quinto esportatore di cereali: quelli ucraini sono bloccati dalla guerra, quelli russi dalle sanzioni. Tuttavia gli studiosi notano che non è impossibile raggiungere l’obbiettivo della fame zero nel 2030: l’agricoltura potrebbe arrivare a sfamare 12 miliardi di persone (il 15 novembre prossimo saremo 8 miliardi nel mondo). Tuttavia le guerre, la povertà, l’assenza di infrastrutture, il costo del carburante, il gli interessi monopolistici, bloccano la distribuzione. È l’effetto – secondo Alex Zanotelli autore del libro Lettera alla tribù bianca (Feltrinelli 2022, pp. 124 € 12) – dell’egoismo della tribù bianca che è alla base del disastro ambientale che ha conseguenze minacciose per l’intera umanità. Secondo Oxfam, l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale, pari a 63 milioni di persone, ha emesso in atmosfera il doppio di anidride carbonica rispetto alla metà più impoverita della popolazione del pianeta. Zanotelli ne è convinto: spetta soprattutto alla tribù bianca – alla quale lancia un messaggio in questo volume snello, scritto sotto forma di appello – «agire concretamente per invertire questa tendenza», smettendo «di mantenere uno stile di vita insostenibile per la Terra. Se tutti i popoli del mondo vivessero come vivono le nazioni ricche, avremmo bisogno di altri due o tre pianeti».

Per Zanotelli è un grande dolore vedere folle di poveri sparsi in tante parti del mondo abbandonati dallo Stato e da tutti. I Paesi ricchi mantengono ostinatamente uno stile di vita insostenibile, rifiutandosi di sostenere adeguatamente gli impoveriti affinché possano affrontare «i disastri ecologici da noi provocati» e favorendo «un vero e proprio esodo di migranti». Infatti, continuiamo ad alimentare un sistema economico-finanziario-militarizzato che crea sempre più migranti: chi fugge da fame, chi da guerre e chi dai disastri climatici. Si parla di 250 milioni di migranti nel mondo. Ma secondo stime diffuse dall’Onu i profughi – che riconosce tali le persone che fuggono da guerre e da persecuzioni, escludendo i “migranti economici” e quelli “climatici” – sono già oggi 82 milioni nel mondo. Di questi, ben l’80 per cento è accolto dalle nazioni impoverite. È criminale – avverte l’autore senza mezzi termini – che«l’Europa, gli Usa, il Canada, l’Australia (l’insieme della tribù bianca) accolga chi fugge dagli “inferni” con muri, fili spinati e poliziotti. È disumano assistere indifferenti a migliaia di morti nel Mediterraneo, che è ormai diventato il Cimiterium Nostrum, dove sono sepolte decine di migliaia di migranti periti in paurosi naufragi. Ho paura che i posteri diranno di noi quello che noi oggi diciamo dei nazisti».

Zanotelli ricorda una delle pagine più vergognose della Storia umana – la tratta degli schiavi scaturita dalla colonizzazione delle nuove terre nelle Americhe – che ha marcato a fuoco l’anima degli africani e che ha visto il forte coinvolgimento della Spagna, insieme alle altre potenze coloniali europee, specie Olanda, Inghilterra e Francia. Si calcola che dai dieci ai venti milioni di schiavi africani siano stati trasportati nelle Americhe: «milioni di africani, estirpati dalle loro radici, trascinati in catene in un altro continente dove le loro vite si consumarono nel duro lavoro delle piantagioni e delle miniere. È una delle pagine più vergognose della Storia umana, che ha marcato a fuoco l’anima degli africani. È il grande Olocausto misconosciuto della Storia umana, che è alla base del grande capitale della tribù bianca».

Zanotelli – missionario comboniano per tanti anni impegnato a lenire i dolori degli abitanti della baraccopoli di Korogocho della periferia di Nairobi – non ha nascosto il “silenzio sbalorditivo” da parte della Chiesa. La prima condanna della tratta avviene solo con papa Gregorio XVI nel 1839.  Pertanto, in America un cristianesimo bianco «nato in eresia» perché le nazioni che hanno costruito vasti imperi coloniali credevano di essere il centro del mondo, di rappresentare i popoli migliori del mondo, i più sviluppati, i costruttori di civiltà e i portatori della fede. Le loro Chiese avevano detto loro che avevano diritto a conquistare, a colonizzare, a estrarre e anche a schiavizzare interi popoli non europei. Migliori perché persone di razza e colore ‘bianco’, in contrasto con persone di minor valore per razza e colore. Per dirla con le parole del teologo afroamericano David P. Gushee: «La miglior parola per descrivere questa visione è suprematismo bianco».

Richiamata anche la terribile pagina del sistema dell’apartheid insieme al ricordo dei leader del movimento anti-apartheid, tra i quali Nelson Mandela, l’arcivescovo cattolico di Durban, Denis Hurley, l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, che non solo guidarono la resistenza dei neri contro l’apartheid, ma seppero infondere un’enorme speranza nella liberazione. Nel Diciannovesimo secolo l’occupazione coloniale del Continente nero fu avallata da una serie di teorie pseudoscientifiche incentrate sulla superiorità della “razza bianca” su quella nera. Il “suprematismo bianco”, che oggi cerca di emergere con forza in Europa, negli Usa, in Brasile, in Australia, affonda le sue radici in questa sordida storia dello schiavismo e del colonialismo, «frutto amaro della tribù bianca, che aveva la missione di “civilizzare” il mondo, convinta di avere la civiltà, la cultura, la religione».

Evidentemente il razzismo, la paura e il rifiuto del l’“altro” non sono solo una peculiarità della tribù bianca, ma un fenomeno comune a tutti i popoli, come ha ricordato alcuni anni fa Tahar Ben Jelloun nel bel libro Il razzismo spiegato a mia figlia. «Non c’è nessun Paese che possa pretendere che non ci sia razzismo in casa sua. Il razzismo fa parte della natura umana. È meglio saperlo e imparare a respingerlo, a rifiutarlo. Bisogna controllare la propria natura e dirsi: se ho paura dello straniero, anche lui avrà paura di me. Si è sempre lo straniero di qualcuno. Imparare a vivere insieme, è questo il modo di lottare contro il razzismo». Tuttavia, il razzismo della superiorità della tribù bianca è un fenomeno decisamente ben più grave, radicato com’è in secoli di dominio sui popoli del mondo.

Dopo secoli di schiavismo e di colonialismo, la tribù bianca erige muri per tener “fuori” coloro che ha impoverito, realizzando «la massima manifestazione del l’egoismo nella storia umana». L’Europa “esternalizza le frontiere” e con 500 milioni di abitanti non riesce ad accogliere – totale assurdità – 5 milioni di persone pur essendo parte di un sistema mondiale che da un lato garantisce sicurezza e benessere a una piccola parte della popolazione mondiale, dall’altro lascia morire di fame un bambino ogni cinque secondi, quando le risorse agricole attuali potrebbero sfamare 12 miliardi di persone.

Il professor Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto, ha colto bene come questo costituisca una contraddizione plateale per la stessa Unione Europea nata per porre fine ai razzismi, alle discriminazioni e ai genocidi: «Sta moltiplicando, con leggi contro l’immigrazione – le odierne leggi razziali –, contro le disuguaglianze di status, per nascita, tra cittadini optimo iure, semi-cittadini più o meno stabilmente regolarizzati e immigrati clandestini, ridotti allo status di persone illegali o non-persone. Sta soprattutto mettendo in atto una gigantesca omissione di soccorso e un nuovo genocidio, sia pure per omissione: quello dei migranti che fuggono dalle guerre, dal terrore e dalle loro città ridotte a cumuli di macerie, che in migliaia ogni anno affogano in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa e in centinaia di migliaia si affollano ai nostri confini contro barriere e fili spinati, lasciati al freddo e alla fame, dispersi e malmenati dalle nostre polizie». Basta pensare quanto recentemente accaduto brutalmente sul confine tra Bielorussia e Polonia.

Sciaguratamente alcune delle Chiese negli Usa anche oggi sono parte integrante di questa “supremazia bianca”. Un chiaro esempio dell’epifania dei primatisti bianchi lo abbiamo avuto il 6 gennaio 2021 quando una folla di bianchi rappresentante l’intera galassia della supremazia bianca, su spinta del l’ex presidente degli Usa, Donald Trump, ha invaso il Campidoglio, mettendo in atto un vero e proprio tentativo di golpe.

La pandemia del suprematismo bianco si sta diffondendo anche in Europa. In Spagna Vox vuole costruire veri e propri muri attorno a Ceuta e Melilla per bloccare i migranti. Pulsioni antimigranti sono molto forti in Ungheria, Polonia, Olanda e Grecia dove assistiamo alla crescita di un partito di estrema destra, Alba Dorata, che detiene dal 5 al 7 per cento dei voti. Sembra che, nella sola Germania, siano oltre dodicimila le persone appartenenti a gruppi neonazisti. L’estrema destra 2.0 è una grande famiglia globale con legami transatlantici e una pletora di think tank, fondazioni, istituti e associazioni che, negli ultimi due decenni, hanno teso una fitta rete che promuove un’agenda condivisa, oltre a spostare ingenti somme di denaro.

Nella parte conclusiva del testo si rivolge ai giovani Giovane, ai quali riconosce un potere enorme. Chiede ad essi di non lasciarsi paralizzare dalla paura, ma di reagire con coraggio. Li invita a inseguire il Sogno di un mondo più giusto e fraterno assicurando loro che «la vita vissuta coltivando il sogno di rendere felice l’intera umanità è bella. È affascinante quando te la giochi per l’“altro”, per il bene comune, per un mondo più fraterno. E ti confesso che nella mia vita data, donata agli impoveriti, agli emarginati, ho sperimentato la gioia di vivere. (…) Abbiate il coraggio di indignarvi, di ripensare e di reiventare tutto per far sbocciare un mondo più umano. Ora tocca a te, giovane, umanizzare l’uomo!»

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