Fedez: "Il tumore è stato preso in tempo, sono stato fortunato. La psicanalisi aiuta"
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Fedez: "Il tumore è stato preso in tempo, sono stato fortunato. La psicanalisi aiuta"

Il cantante ha dovuto rivedere i suoi progetti, ma è pronto a ripartire a fine giugno con un festival a fini benefici: "Fisicamente il problema è il fiato. Il 28 giugno sarò carico".

Fedez: "Il tumore è stato preso in tempo, sono stato fortunato. La psicanalisi aiuta"
Fedez e J-Ax
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24 Maggio 2022 - 12.14


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Fedez ha rassicurato tutti sulle sue condizioni: “L’operazione è andata bene, il tumore è stato preso in tempo e al 90% va tutto bene. Mi sono stati rimossi cistifellea, duodeno, una parte di pancreas e di intestino. Dall’esame istologico si è visto che non ci sono micro metastasi, motivo per cui non ho dovuto fare chemioterapia. Sono molto fortunato”. Il cantante ha parlato in un’intervista al Corriere della sera. L’operazione ha rimescolato i suoi progetti: nelle intenzioni quest’estate sarebbe partito il suo tour. Parteciperà però a un concerto benefico di cui lui stesso è organizzatore.

“Fisicamente il problema è il fiato. Da poco ho partecipato al concerto di Tananai, cantando una sola canzone: è stata una gioia incredibile ma subito dopo avevo già il fiatone. Per il 28 giugno conto di essere pronto e carico”. Tra i primi a sapere della sua malattia è stato J-ax: “Per me è stato fondamentale averlo vicino. Il giorno in cui, dopo un normale controllo, hanno trovato la massa tumorale avevo appuntamento con lui, quindi è stato tra i primi a saperlo, dopo la mia famiglia. La prima volta che ci siamo parlati di nuovo (lui aveva anche bloccato il mio numero), siamo stati al telefono per sei ore, in cui abbiamo tirato fuori tutto. In qualche modo c’è già stato un riavvicinamento anche con Rovazzi: ci sono dei video in cui si vede che ci siamo incontrati a un concerto e ci siamo parlati un po’”.

Il rapper non ha nascosto in passato di essersi rivolto a uno psicoterapeuta e di fare uso di psicofarmaci: “È un modo per cercare di superare lo stigma che ancora c’è verso la psicanalisi, l’andare in terapia. Uno stigma che io stesso ho dovuto abbattere: ho dovuto maturare che non ci si deve vergognare nell’affidarsi a degli specialisti e chiedere aiuto. Penso che questi retaggi arrivino dagli stereotipi che ancora ci sono nella nostra cara società civile, dove andare in terapia o avere necessità di terapie integrative per la propria salute mentale è vissuto come un sintomo di pazzia. Penso che in troppi siano ancora succubi di questi stereotipi”.

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