Carofiglio racconta la passione per le arti marziali, delle numerose risse e di come ha inventata il Karate verbale
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Carofiglio racconta la passione per le arti marziali, delle numerose risse e di come ha inventata il Karate verbale

Lo scrittore, ex magistrato, è cintura nera e quinto dan di karate. E più di una volta ha dovuto tirare fuori le sue abilità: "C'è molta differenza tra la strada e la palestra".

Carofiglio
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26 Giugno 2019 - 09.07


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A parlare di karate, colpi segreti, cinture nere, risse e aggressioni è un insospettabile Gianrico Carofiglio. L’ex magistrato ed ex parlamentare Pd, oggi scrittore tradotto anche all’estero – in un’intervista a La Verità – racconta della sua grande passione oltre i romanzi: le arte marziali. Che non ha praticato solo in allenamento:“Il combattimento in strada è completamente diverso da quello in palestra. Ha altre regole. Devi saper dare un pugno o ti spacchi una mano. Devi saper dare una gomitata per colpire. Devi essere consapevole che se combatti contro una persona armata di un’arma da taglio, anche se sei un campione di arti marziali, quasi sicuramente ti taglierai”.

E continua: “A proposito di pugni: una volta mi si è letteralmente aperta la mano. C’è stato un periodo in cui sono rimasto coinvolto, mio malgrado, in diverse risse”.

Un racconto da non credere, soprattutto se a farlo è un uomo all’apparenza pacato come l’ex magistrato:

“Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze. Una volta, per esempio, camminavo per strada, quando mi aggredì un operaio, evidentemente fuori di senno, con una pala in mano. Finì lanciato per aria”.

Non è l’unico episodio:

“Un altro episodio si verificò quando ero magistrato. Stavo guidando e avevo dietro una macchina che mi incalzava. Feci un gesto con il palmo aperto, che da noi si usa per dire: ‘Stai calmo…’. Improvvisamente mi tagliarono la strada e scesero dall’auto per aggredirmi. Prima feci volare il primo, poi il secondo. E scelsi di chiamare la polizia, malgrado avessi risolto, per denunciare l’aggressione”.

Una terza aggressione – a dire di Carofiglio – si risolve con una mossa “da film americano”:

“Passeggiavo con una collega, quando mi accorgo di due persone che stavano cercando di borseggiarla. Accade in un minuto. Ci scambiamo appena uno sguardo. Poi tutto inizia: uno si appoggia a una ringhiera, mi spinge, mi aggredisce. Io gli faccio: ‘Cerchi guai, sparisci’. Lui, ignaro di quel che stava per accadergli, mi risponde: ‘Ti spezzo tutte le ossa’. Poi mi afferra e salta per darmi una testata. Sembrava una scena da film americano. Prima di potermi sfiorare, finisce rovesciato sui tavoli, travolgendone almeno tre”.

In tutto questo c’era il secondo aggressore ancora minaccioso:

“L’altro spacca una bottiglia di vetro e corre verso di me brandendola. Uso con lui una tecnica karate in cui fa cadere l’altro portandolo con te”.

Carofiglio racconta poi che si è inventato una disciplina “letteral-marziale”: il karate verbale, che utilizza soprattutto nei talkshow televisivi a cui è invitato spesso:

“In un duello televisivo a volte è meglio non dare forza all’avversario, ma usare la sua energia per metterlo a tappeto. Non devi farti prendere. Devi schivare il colpo. E solo se non sei emotivamente coinvolto puoi riuscirci. Se contesti nella frase sei caduto nella trappola”.

 

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