Salvare gli archivi storici, curare la memoria
Top

Salvare gli archivi storici, curare la memoria

Non solo dichiarazioni d'intenti per preservare la memoria. Azioni concrete, tipo quella dell'Archivio Flamigni che ha incontrato il ministro Bray. [Valentina Montisci]

Salvare gli archivi storici, curare la memoria
Preroll

redazione Modifica articolo

28 Gennaio 2014 - 23.21


ATF

di Valentina Montisci

Social pieni zeppi di citazioni sulla memoria. Frasi, volti, moniti importanti. Ma siamo sicuri che la memoria si preservi retweettando un pensiero o dando mostra di citazionismo? In realtà occorrono azioni concrete, idee più che investimenti. Creatività per restituire al paese dignità e coscienza civile basata sulla conoscenza di quello che è stato, non sul buco nero della memoria, intorno al quale far prosperare pensieri senza radici, razzismo, ignoranza.

Nei giorni scorsi una traccia interessante è arrivata da Benedetta Tobagi, che sulla Repubblica ha raccontato il problema degli archivi storici e chi si sta battendo con idee e proposte perché venga risolto. “La crisi morde e le risorse, è noto, scarseggiano. – ha scritto – Che fare, dunque, per uscire da un perenne stato d’emergenza e scongiurare danni irrimediabili? Serve una politica culturale coraggiosa. Serve una strategia di tutela dei beni culturali — beni comuni, ricordiamolo — che, accanto al taglio dei costi, si preoccupi del costo dei tagli, ed elabori piani per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche la valorizzazione degli archivi”.

Leggi anche:  Stragi di “matrice fascista” e anni di piombo: il giorno della memoria con Giovanni Tamburino e Gianni Cipriani

Una proposta concreta è stata portata al ministro Bray dai rappresentanti della “Rete degli archivi per non dimenticare”, nata da un’idea e dalla tenacia di Sergio Flamigni e dell’Archivio che da lui prende il nome: una rete che comprende sessanta soggetti, tra archivi di Stato e centri di documentazioni privati. Ecco la prima interessante proposta: “Ad oggi, quasi 19 milioni di euro, pari ai 4/5 del budget risicato della Direzione archivi, servono a pagare gli affitti delle sedi storiche. Un costo che potrebbe essere abbattuto trasferendo gli archivi in sedi demaniali”. Ossia non utilizzare tutti i fondi per pagare gli affitti e sfruttare in modo razionale le risorse in disuso, prima che vengano date ai privati.

Ma ecco le proposte presentate al ministro e sintetizzate da Ilaria Moroni, direttrice dell’Archivio Flamigni:

• implementare il censimento, la descrizione e la digitalizzazione delle fonti sul terrorismo, la violenza politica e la criminalità organizzata

• provvedere alla loro conservazione fisica negli archivi privati e pubblici e alla loro fruizione anche sul portale

Leggi anche:  Stragi di “matrice fascista” e anni di piombo: il giorno della memoria con Giovanni Tamburino e Gianni Cipriani

• implementare la creazione di percorsi didattici e moduli di formazione insegnanti

• conservare le buone pratiche finora elaborate e tenerne viva la memoria

• creare un catalogo digitale delle sentenze e dei documenti delle Commissioni parlamentari d’inchiesta

• programmare interventi organici di sulla documentazione giudiziaria e favorire il loro versamento agli archivi di Stato

• accelerare la concessione di spazi o il trasferimento in nuove sedi degli archivi di Stato, per liberare risorse per il personale e garantire spazi adeguati ai versamenti.

Native

Articoli correlati