L'improvvisazione nel jazz di Bill Evans
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L'improvvisazione nel jazz di Bill Evans

Il testo di Bill Evans sull'improvvisazione nel jazz come disciplina minimalista, tradotto dalle note di copertina del famoso capolavoro del jazz Kind of Blue di Miles Davis.

L'improvvisazione nel jazz di Bill Evans
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Glenda Cinquegrana Modifica articolo

27 Dicembre 2011 - 11.16


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C’è una forma particolare di arte visiva giapponese in cui l’artista opera in modo spontaneo ma all’interno di una disciplina precisa. In questa forma d’arte l’artista dipinge su una sottile pergamena intelata, con un particolare pennello e un inchiostro nero ad acqua, seguendo un metodo di controllo del gesto, poiché un qualunque movimento che sia poco naturale o interrotto minaccia di interrompere la linea o di distruggere la pergamena. Le cancellature o cambiamenti sono impossibili. Questi artisti praticano una disciplina peculiare: permettono alle loro idee di esprimersi in comunicazione diretta con le loro mani, secondo una disciplina in cui il pensiero razionale non deve intervenire. Le opere che ne derivano mancano forse di complessità e nella composizione e nella superficie pittorica, che invece si trova nella pittura tradizionale, ma si dice che chi la guardi sia capace di leggervi qualcosa che sfugge alle spiegazioni.

Il principio che il gesto diretto contenga un significato più profondo ha fatto compiere un salto in avanti all’evoluzione di una delle più severe e peculiari discipline del jazz, ovvero l’improvvisazione musicale.

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L’improvvisazione, quando è organizzata all’interno di un gruppo musicale costituisce una sfida ulteriore. A parte i pesanti problemi tecnici correlati al concepimento della musica e in modo coerente e in una forma collettiva, esiste la necessità, che si manifesta a livello individuale e di gruppo, di un’empatia fra i suoi membri, capace di condurre verso un buon risultato finale. Questo, che e’ il problema più difficile, penso sia stato brillantemente risolto in questa registrazione.

Come il pittore ha bisogno del suo quadro di riferimento nella pergamena, così il gruppo musicale che improvvisa ha bisogno di un medesimo inquadramento nella cornice del tempo musicale. Miles Davis presenta qui alcuni pezzi che sono melodie squisite nella loro semplicità e che già contengono tutto quello che è necessario ad un musicista per produrre la sua performance, mentre mantiene il riferimento sicuro alla composizione originaria.

Miles ha concepito queste composizioni soltanto poche ore prima delle date di registrazione, ed è arrivato con degli appunti che indicavano al gruppo cosa bisognava suonare. Tuttavia, chi ascolta udirà in queste performances qualcosa di vicino alla spontaneità più autentica. Il gruppo non aveva mai suonato questi pezzi prima dell’incisione e sono sicuro che, quasi senza eccezioni, la prima performance abbia coinciso con la take vera e propria.

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Sebbene non sia comune per un musicista jazz aspettarsi di improvvisare su materiale nuovo in una sessione di registrazione, la peculiarità di questi pezzi rappresenta una sfida particolare.

Brevemente, il carattere formale delle cinque composizioni e’ il seguente:
So What e’ una figura semplice basata su 16 battute di una scala, otto di un’altra e otto di una prima, seguite da un introduzione di piano e di basso in stile ritmico libero. Freddie Freeloader e’ un blues di dodici battute a cui e’ stata data una nuova personalità dall’efficacia melodica e dalla semplicità ritmica. Blue in Green e’ una forma circolare di 10 battute che segue a un’introduzione di 4 battute, e suonata dai solisti in varie diminuzioni ed aumenti di valori di tempo. Flamenco Sketches e’ un blues in un tempo di 6/8 che produce il suo mood attraverso alcune variazioni modali e la libera concezione melodica di Miles. All blues e’ una serie di cinque scale, ciascuna delle quali deve essere suonata fino a quando il solista vuole, fino al completamento della serie.

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traduzione dal testo originario sul disco della Columbia del 1958 di Glenda Cinquegrana

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