Questa è la storia di Alexandra uccisa per fame l'ultimo dell'anno
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Questa è la storia di Alexandra uccisa per fame l'ultimo dell'anno

Il dittatore venezuelano Maduro promette prosciutto per Capodanno alla popolazione che muore di fame. Ma il prosciutto non basta per tutti e la polizia, per sedare le proteste, carica. Alexandra, incinta di cinque mesi, è in mezzo alla folla.

Il Venezuela soffre la fame
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

1 Gennaio 2018 - 15.21


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Fabrizio De André con la storia di Alexandra ci avrebbe regalato una delle sue poesie. Invece, Alexandra nel giorno di Capodanno è entrata solo in poche cronache dal mondo.Tra i pochi a raccontarci di lei, La Stampa, nella striminzita schiera di giornali italiani che sa andare con gli occhi oltre il muretto del nostro cortile. Noi lo facciamo ogni giorno.
Alexandra è poco più di una ragazzina, 18 anni e una vita di cinque mesi in grembo. Alexandra ha fame, deve nutrirsi anche per far crescere la piccola creatura che la vita gli ha dato in pancia. E in Venezuela si soffre la fame, e per qualcosa da portare a casa si rischia la vita o la si toglie. E’ l’ultimo dell’anno, Nicolas Maduro ha promesso prosciutto calmierato per l’ultimo dell’anno. La gente si mette in fila ore ed ore prima che i militari distribuiscano il prosciutto. Alexandra, con la sua pancia e la sua fame, è in fila da sei ore. Quando arriva il prosciutto, non basta per tutti, la gente protesta, i militari della Guardia Civil, per lo più ubriachi, caricano uomini, donne e bambini in coda. La gente protesta, urla, esasperata. La Guardia Civil carica e spara ad altezza d’uomo, Alexandra è colpita alla testa. La sua vita finisce lì, sul marciapiede che si svuota. Un altro ragazzo, Luis, 20 anni, è ferito. Per lui la fame non è finita.
Storia d’ordinaria fame in un Paese prigioniero di una dittatura che non vuole schiodarsi, che promette impossibili aumenti di salari, che naviga  nel mare periglioso di una inflazione che è all’80 per cento. E il Fondo Mondiale disegna scenari assai più inquietanti, con un’inflazione annuale che potrebbe superare il 2.000 per cento, raggiungere numeri ancora più alti. Oggi in media i venezuelani guadagnano 7 dollari al mese, tra salario e buoni alimentari. Buoni che spesso sono carta straccia. Carta straccia come la promessa di prosciutto di Natale fatta da Nicolas Maduro a 6 milioni di venezuelani. E tra i venezuelani – lo sappiamo – tanti quelli che hanno un nome italiano, storie personali che rinviano all’Italia, alle regioni più povere  italiane. Italiani scappati alla fame che in quella ‘Merica vedevano la fine di una vita che poco valeva di vivere, l’inizio, forse, di un’altra vita, generosa e felice. Maduro è ostinato, vuole andare avanti, ballando, come usa fare, sui cadaveri di fame e repressione. Ha cancellato l’opposizione, stracciando i risultati elettorali che nel 2015 aveva dato la maggioranza agli avversari. Ora ha escluso l’opposizione dalla corsa alle prossime politiche. Tutto oscenamente insopportabile, e accade in un Venezuela che resta maledettamente e irresponsabilmente lontano.
 
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