Sette ottobre e guerra di Gaza: un rapporto dal valore storico di Amnesty International
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Sette ottobre e guerra di Gaza: un rapporto dal valore storico di Amnesty International

E’ un Rapporto che non fa sconti a nessuno. E che inchioda le parti in conflitto alle loro gravissime responsabilità. Un Rapporto, quello di Amnesty International, di valore storico. 

Sette ottobre e guerra di Gaza: un rapporto dal valore storico di Amnesty International
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

21 Febbraio 2024 - 15.27


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E’ un Rapporto che non fa sconti a nessuno. E che inchioda le parti in conflitto alle loro gravissime responsabilità. Un Rapporto, quello di Amnesty International, di valore storico. 

Le responsabilità di Hamas

 “Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno violato in modo flagrante il diritto internazionale e hanno mostrato un agghiacciante disprezzo per la vita umana compiendo crimini crudeli e brutali, tra cui uccisioni sommarie di massa, presa di ostaggi e lancio indiscriminato di razzi contro Israele, ha dichiarato Amnesty International. Poiché stanno ancora emergendo prove degli orrori che si sono verificati nel sud di Israele, Amnesty International continuerà le sue indagini per determinare l’intera gamma di crimini previsti dal diritto internazionale.  

In Israele, più di 1.200 persone – per lo più civili, compresi i bambini – sono state uccise e 2.400 sono rimaste ferite dall’inizio degli attacchi nella prima mattinata del 7 ottobre. A Gaza almeno 1.200 persone, tra cui bambini, sono state uccise dalla rappresaglia militare israeliana. Il blocco recentemente intensificato, che ha completamente interrotto le forniture di acqua, elettricità, cibo e carburante, sta esacerbando la già catastrofica crisi umanitaria di Gaza. Il blocco di Israele equivale a una punizione collettiva che è anche un crimine di guerra.  

I filmati analizzati dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International mostrano i combattenti palestinesi nel giorno iniziale degli attacchi che sparano deliberatamente ai civili e li prendono in ostaggio. In uno degli incidenti più gravi avvenuti al Nova Music Festival, almeno 260 persone sono state uccise, mentre altre risultano ancora disperse.  

Abbiamo verificato video agghiaccianti che mostrano uomini armati che sparano ai civili e trascinano via le persone come ostaggi. Un video inquietante mostra uomini armati che fanno sfilare una donna nel centro di Gaza, come in una scena da incubo. Tutti i civili rapiti, compresi i bambini, devono essere rilasciati immediatamente.

“Massacrare i civili è un crimine di guerra e non ci può essere alcuna giustificazione per questi attacchi riprovevoli. Abbiamo verificato video agghiaccianti che mostrano uomini armati che sparano ai civili e trascinano via le persone come ostaggi. Un video inquietante mostra uomini armati che fanno sfilare una donna nel centro di Gaza, come in una scena da incubo. Tutti i civili rapiti, compresi i bambini, devono essere rilasciati immediatamente. Questi crimini devono essere indagati nell’ambito dell’indagine in corso della Corte penale internazionale sui crimini commessi da tutte le parti nell’attuale conflitto”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International. 

“I ben documentati precedenti di Israele in materia di crimini di guerra non giustificano le orrende azioni dei gruppi armati palestinesi, né li esonerano dal rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale di rispettare i principi fondamentali di umanità e protezione dei civili.”    

Questa indagine si concentra su alcuni dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti umani commessi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi dal 7 ottobre. Si tratta del primo documento della ricerca in corso di Amnesty International sull’escalation di violenza e violazioni dei diritti umani in corso a Gaza e in Israele. Almeno 1200 palestinesi sono stati uccisi a Gaza e più di 5600 feriti.   

“Mentre gli attacchi di rappresaglia delle forze israeliane si abbattono su Gaza, Amnesty International insiste sul fatto che né la sicurezza né la giustizia saranno raggiunte da un bagno di sangue di civili a Gaza e da una punizione collettiva”, rimarca  Callamard. 

Gli attacchi contro Israele sono iniziati con una raffica di razzi indiscriminati da Gaza, seguiti da un’incursione in Israele da parte di Hamas e altri gruppi armati palestinesi. Migliaia di razzi sono caduti in diverse aree del centro e del sud di Israele, arrivando fino a Tel Aviv. Questi attacchi illegali hanno ucciso sia israeliani che palestinesi. Hanno colpito anche villaggi palestinesi non riconosciuti nella regione del Negev/Naqab, uccidendo almeno sei civili, cinque dei quali bambini. Queste comunità trascurate vivono già in situazioni precarie e non hanno accesso a rifugi. 

Oltre alle orribili uccisioni sommarie di civili avvenute in diverse località del sud di Israele, secondo i funzionari israeliani sono stati presi almeno 150 ostaggi a Gaza, tra cui alcuni bambini e cittadini stranieri.  

Il rapimento di civili è vietato dal diritto internazionale e la presa di ostaggi è un crimine di guerra. Tutti i civili tenuti in ostaggio devono essere rilasciati immediatamente, senza condizioni e senza danni. Tutte le persone tenute prigioniere devono essere trattate umanamente, in conformità con il diritto internazionale, e devono ricevere cure mediche. 

I video verificati da Amnesty International mostrano combattenti di Hamas che rapiscono e uccidono intenzionalmente civili all’interno e nei pressi delle comunità residenziali israeliane vicine alla Striscia di Gaza il 7 ottobre.  

I filmati di quel giorno mostrano sei uomini in tenuta militare che portano via quattro civili con le mani legate dietro la schiena. I corpi senza vita di questi civili appaiono in un altro video proveniente dallo stesso luogo. Amnesty ha verificato video con immagini simili e scioccanti, girati nel kibbutz Kfar Aza, nel kibbutz Re’im e lungo la strada 232, che mostrano uomini armati che sparano a distanza ravvicinata alle auto e a un civile nascosto in un rifugio antiatomico.   

Ho capito che stavano gettando carburante dappertutto per bruciare l’area, potevo sentire l’odore di bruciato. In quel momento ho capito che non avevo scelta: o me ne andavo e mi sparavano, o sarei stato bruciato in questo nascondiglio.

In un esempio, i video del kibbutz Be’eri analizzati da Amnesty mostrano due uomini in tenuta militare che sparano a distanza ravvicinata a un’auto e uccidono il conducente e due passeggeri prima di entrare nella comunità. I tre corpi vengono poi filmati mentre vengono portati via su un’auto da due uomini armati.  

Attacco al Nova Music Festival  

Un’operazione armata  che ha causato un numero particolarmente alto di vittime tra i civili quel giorno è stato l’attacco al Nova Music Festival, tenutosi vicino al confine con Gaza, dove sono state uccise almeno 260 persone. L’attacco al festival è iniziato intorno alle 7 o alle 7.30 del mattino con una raffica di razzi provenienti da Gaza, seguiti da combattenti di gruppi armati. Il Crisis Evidence Lab di Amnesty International è riuscito a verificare la posizione e l’ora di 18 video, girati principalmente da sopravvissuti. Almeno uno dei video sembra essere stato girato da membri dei gruppi armati coinvolti.   

Sette video verificati mostrano uomini armati che sparano ai civili, mentre in sottofondo si sentono continui spari. Cinque video mostrano persone che cercano di fuggire, anche attraverso un campo vicino o nascondendosi dietro a dei cespugli. In un video, un uomo armato spara direttamente a un civile steso a terra. In un altro video, uomini armati sparano direttamente alle auto che cercano di fuggire dall’area del festival.  Cinque video mostrano persone prese in ostaggio. 

“Sentivo che c’era qualcosa di sbagliato. Ho avuto una brutta sensazione. Non posso spiegarlo, sono un padre”, racconta Yaacov Argamani, la cui figlia Noa è stata presa in ostaggio

Amnesty International ha parlato con un sopravvissuto di 22 anni. Non appena è iniziato il trambusto, è corso in un’area boschiva, dove ha scavato una buca con le mani e si è seppellito tra gli alberi, usando tutto ciò che riusciva a vedere per coprire il suo corpo. Rimase lì per sei ore, durante le quali sentì continui spari. A un certo punto ha alzato la testa abbastanza da vedere i combattenti che sparavano alle spalle delle persone in fuga. 

“Poi ho capito che stavano gettando carburante dappertutto per bruciare l’area, potevo sentire l’odore di bruciato. In quel momento ho capito che non avevo scelta: o me ne vado e mi sparano, o mi bruciano in questo nascondiglio. Non riesco a dormire la notte e non posso stare da solo. Ogni volta che provo a chiudere gli occhi, ricordo l’orrore della scena: cadaveri ovunque, persone bloccate nelle auto che bruciano, l’odore del sangue”, ha detto. 

Yaacov Argamani, la cui figlia Noa è stata presa in ostaggio, ha detto di aver iniziato a preoccuparsi sabato mattina dopo aver sentito le sirene e di non essere riuscito a raggiungere Noa. Ha detto:

“Ho sentito che qualcosa non andava. Ho avuto una brutta sensazione. Non riesco a spiegarlo, sono un padre e si sa che i genitori quando provano qualcosa di brutto non riescono a spiegarlo. Così ho provato a contattarla, ma non sono riuscito a contattarla”. 

Yaacov ha contattato gli ospedali che cercavano sua figlia, ma non avevano alcuna traccia di lei. In seguito ha ricevuto una telefonata da una persona che diceva di aver visto un video in cui Noa veniva portata su una moto nella Striscia di Gaza. Ha raccontato ad Amnesty International:

“Non potevo crederci, ci ho creduto solo quando ho visto altri video in cui si vedeva Noa in moto e il suo ragazzo in un altro veicolo accanto a lei, mentre veniva portata nella Striscia di Gaza. Non riesco a smettere di pensare a lei”, così Uri David, i cui figli Tair e Hodaya David sono entrambi dispersi, ha dichiarato in una conferenza stampa del 9 ottobre: 

“Sono passate 48 ore e molte famiglie non sanno nulla. Niente. Ho contattato le mie figlie ieri mattina al telefono. Erano sdraiate a terra… ho sentito in sottofondo, come se fosse un poligono di tiro… urla in arabo tutt’intorno. Le ho sentite e ho detto loro di mettersi a terra e di sdraiarsi, l’una di fronte all’altra, e di tenersi per mano. Non respirare nemmeno. Trattenete il respiro. Non è stato facile. Sono stato al telefono con loro per circa 30 minuti. Finché non ho sentito quattro respiri, un ansimare pesante e poi… non hanno risposto. Chiedo a tutto il mondo di vedere questo. Dobbiamo riavere i nostri figli, il prima possibile”. 

Amnesty International chiede alla comunità internazionale di adottare tutte le misure necessarie per garantire la piena tutela dei diritti umani dei palestinesi e degli israeliani e per garantire giustizia e riparazione alle vittime.  

Amnesty International invita inoltre le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi a rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale: in primo luogo assicurando umanità nella conduzione delle ostilità, prendendo le precauzioni necessarie per ridurre al minimo i danni ai civili e agli oggetti civili e astenendosi da attacchi illegali e dall’imporre punizioni collettive ai civili.  

Amnesty International chiede a tutti i gruppi armati palestinesi di Gaza di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti gli ostaggi civili.  

L’organizzazione ribadisce l’invito a Israele a porre fine al blocco illegale su Gaza che dura da 16 anni, iniziando a sospendere immediatamente le maggiori restrizioni imposte nell’ultima settimana.  Israele deve porre fine agli attacchi illegali che uccidono o feriscono i civili e distruggono case e infrastrutture civili.  

Amnesty International chiede inoltre al governo israeliano di astenersi dall’incitare alla violenza e alle tensioni nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, e di garantire la sicurezza di tutti i civili che vivono sotto il suo controllo. 

Nel 2021, la Corte penale internazionale ha aperto un’indagine sulla situazione nello Stato di Palestina.  Il suo mandato comprende i crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti negli scontri in corso, come ha appena affermato, nonché il crimine contro l’umanità dell’apartheid contro i palestinesi.  Amnesty International chiede al procuratore della Corte penale internazionale di accelerare i progressi di tale indagine e di includere i recenti crimini commessi da tutte le parti. 

Gli ultimi attacchi in Israele devono essere visti nel contesto più ampio della situazione in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Ma Amnesty International ribadisce con forza che nulla può giustificare i crimini di guerra.   

Le ingiustizie e le violazioni che sono alla base di questa violenza devono essere affrontate con urgenza. I civili continueranno a pagare un prezzo pesante finché Israele non smantellerà il suo sistema di apartheid contro i palestinesi, ponendo fine anche al blocco illegale di Gaza.  

Quadro giuridico 

Il diritto internazionale umanitario si applica in situazioni di conflitto armato e impone a tutte le parti in conflitto l’obbligo di proteggere i civili e ridurre le sofferenze umane in guerra. I combattimenti tra le forze israeliane e Hamas e altri gruppi armati palestinesi sono regolati dalle norme sulla condotta delle ostilità applicabili, compreso il diritto internazionale umanitario consuetudinario. Di particolare rilevanza per questo briefing sono il divieto di attacchi diretti ai civili, di omicidio, di presa di ostaggi e di attacchi indiscriminati. 

È un principio cardine del diritto internazionale umanitario che le parti in conflitto non devono mai dirigere attacchi contro i civili e adottare tutte le misure possibili per prevenire danni ai civili e alle infrastrutture civili. 

Sono vietati anche gli attacchi indiscriminati, compresi quelli che impiegano mezzi di combattimento che non possono essere diretti verso un obiettivo militare specifico, come i razzi lanciati dai gruppi armati palestinesi da Gaza. È inoltre vietata la presa di ostaggi, ossia il rapimento o la detenzione di una persona combinata con la minaccia di uccidere, ferire o continuare a detenere l’ostaggio al fine di costringere una terza parte a compiere o astenersi dal compiere qualsiasi atto come condizione per il rilascio o la sicurezza dell’ostaggio. Le violazioni delle norme sopra citate sono crimini di guerra che comportano una responsabilità penale individuale che si estende a coloro che hanno pianificato, approvato e ordinato tale condotta illegale.   

Premessa

Dal 2007, Israele ha imposto un blocco aereo, terrestre e marittimo sulla Striscia di Gaza, punendo collettivamente l’intera popolazione. Gli attuali combattimenti sono la sesta grande operazione militare che coinvolge Israele e i gruppi armati di Gaza da allora.  

A giugno, Amnesty International ha pubblicato la sua indagine sull’offensiva del maggio 2023 sulla Striscia di Gaza, scoprendo che Israele ha distrutto illegalmente le case palestinesi, spesso senza necessità militari, in quella che è una forma di punizione collettiva contro la popolazione civile. 

Nel suo rapporto del febbraio 2022, Amnesty International ha evidenziato come le forze israeliane abbiano commesso a Gaza (così come in Cisgiordania e in Israele) atti proibiti dallo Statuto della Corte penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid, nell’ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile allo scopo di mantenere un sistema di oppressione e dominio sui palestinesi, configurando così il crimine contro l’umanità dell’apartheid”.

Con questo Rapporto, AI ha fatto onore alla sua storia. Scomoda, ma preziosa. E chi l’accusa di essere di parte, la risposta più giusta, più vera, è che sì, Amnesty International è di parte. Dalla parte dei diritti umani e contro chiunque li calpesti. Non c’è una giusta causa, o sedicente tale, che possa legittimare crimini di guerra. Nessuna. Amnesty International lo denuncia, lo documenta. E Globalist si fa onore di rilanciarne i dossier.

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