Vi spiego perché i siriani hanno un solo compito: morire
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Vi spiego perché i siriani hanno un solo compito: morire

Il Programma Alimentare Mondiale ( World Food Programme, Wfp)  ha ridotto di circa la metà gli aiuti alimentari con cui manteneva in vita 5, 5 milioni di siriani ridotti in estrema povertà.

Vi spiego perché i siriani hanno un solo compito: morire
Profughi siriani
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

7 Gennaio 2024 - 01.35


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Il Programma Alimentare Mondiale ( World Food Programme, Wfp)  ha ridotto di circa la metà gli aiuti alimentari con cui manteneva in vita 5, 5 milioni di siriani ridotti in estrema povertà. Il taglio riguarderà 2,5milioni di assistiti soprattutto nel nord ovest della Siria, quindi in particolare modo i disperati di dlib, la provincia del nord ovest siriano ancora al centro di combattimenti tra insorti e esercito regolare siriano che con l’aiuto della Russia tenta di recuperarne il controllo. Qui l’emergenza è resa ancor più grave dalla crescita esponenziale dei prezzi per la rivalutazione della lira turca, la valuta che viene usata per gli scambi per tanti motivi, a partire dall’influenza turca sui vertici militari degli insorti che controllano quel territorio, ma non hanno alcun aiuto dai turchi a calmierare i prezzi. 

Il motivi della decisione  del World Food Programme sono semplici: mancanza di donatori. Difficile non condividere l’opinione dell’arcivescovo di Homs, padre Jacques Mourad, che ha detto che i siriani hanno un solo compito: morire. 

Se infatti nessuno ha eccepito alla riabilitazione del presidente Assad, artefice con il sostegno di Russia e di Hezbollah della deportazione forzata di dieci milioni di siriani su 22 milioni, ma ciò nonostante è stato allegramente riammesso nella Lega Araba nonostante contro di lui e il suo regime ormai non ci siano non più solo accuse, ma anche sentenze emesse da tribunali europei, il diritto dei siriani almeno a sopravvivere non riguarda nessuno. La questione è particolarmente drammatica perché ci dice che se vengono poste sotto assedio città siriane dal loro esercito e dai suoi amici, questo non interessa, mentre molti oggi si dicono partecipi del dramma della popolazione di Gaza. Di quello di Aleppo, Idlib, Homs, Qusayr e molte altre città siriane, torturate fino alla fame e da anni, invece non interessa, al punto che non si trovano i soldi neanche per tenerli in vita. 

La decisione del Programma Alimentare Mondiale arriva nei giorni più freddi dell’anno. Ma i paesi arabi, che hanno riaccolto fraternamente il presidente Assad nella Lega Araba, non hanno trovato i soldi necessari per consentire di mantenere in vita qualche milione di siriani. Ovviamente non li ha trovati neanche l’Europa, che il portafogli lo ha saputo usare, con cifre incredibili,  solo per pagare Erdogan affinché impedisse ai siriani di chiedere asilo in Europa, dopo non aver mosso un dito contro Assad e il suo stragismo di Stato, aggravato da un ricorso alla tortura sistematico e di massa, con l’ausilio degli esperti di Hezbollah. Ma la denuncia dell’emergenza Isis, i cui proseliti oggi non è difficile immaginare dove e come si trovino, è stata una grande argomento in passato, quando si trattava di chiudere entrambi gli occhi davanti alla mattanza che ha avuto luogo in Siria. 

Bisogna leggere al Jazeera, la televisione del ricchissimo Qatar che non ha cacciato una lira per questi condannati a morte, ma sostiene una retorica anti occidentale e islamista, per ricordarsi che solo a Idlib vivono in campi profughi 1,9 milioni di profughi interni, impossibilitati da Assad a tornare o restare nelle loro case. Sono la stragrande maggioranza di quei 2,5 milioni di siriani che non avranno più neanche latte e farina dal Wfp.   

Al Jazeera però non dice perché il suo ricchissimo padrone e finanziatore oltre a riempire di dollari Hamas, non proprio una benemerita dell’assistenzialismo arabo, non abbia donato un dollaro al Wfp per evitare questa crisi che mette a nudo la falsa coscienza araba, occidentale, e ovviamente americana. Le modalità del disimpegno americano in Afghanistan sembrano identiche a quelle del disimpegno, non ancora definitivo ma avanzato, dalla Siria. 

Lo scandalo siriano non finisce mai, non conosce né requie né vergogna. Ma è il silenzio quasi totale ad essere davvero assordante. La storia contemporanea ha aperto le porte al genocidio in Siria e nessuno si è mosso. Ma quando un disastro del genere si verifica alle porte d’Europa e va avanti da anni e anni, allora bisogna concludere che nessuno sviluppo analogo o simile potrà sorprenderci, anche domani. Che un gerarca siriano abbia osato chiedere al Wfp di modificare la sua decisione provoca ilarità, visto il trattamento riservato dal regime ai profughi di Idlib. Ma come mai le stesse Chiese cristiane di Siria, sempre pronte a chiedere di togliere le sanzioni al regime, in questo caso si sono fatte sentire solo grazie alla voce del loro vescovo più coraggioso, Jacques Mourad? 

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