Slovacchia, sodale di Putin, amico di Orban, anti ucraino e anti migranti: il "socialista" Fico
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Slovacchia, sodale di Putin, amico di Orban, anti ucraino e anti migranti: il "socialista" Fico

Quel voto ha una valenza politica che va oltre i confini nazionali. In Slovacchia ha vinto Vladimir Putin per interposta persona: Robert Fico. Si festeggia a Mosca, così come a Budapest. 

Slovacchia, sodale di Putin, amico di Orban, anti ucraino e anti migranti: il "socialista" Fico
Robert Fico
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

1 Ottobre 2023 - 17.21


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Quel voto ha una valenza politica che va oltre i confini nazionali. In Slovacchia ha vinto Vladimir Putin per interposta persona: Robert Fico. Si festeggia a Mosca, così come a Budapest. 

Annota il Post: “Il partito populista di ispirazione socialista Smer ha vinto le elezioni in Slovacchia. Con il 98% dei voti scrutinati in un paese di 5,5 milioni di abitanti, Smer ha ottenuto il 23,4% dei voti seguito da Slovacchia Progressista, partito liberale e centrista arrivato al 17%. Il partito vincitore è guidato da Robert Fico, già primo ministro tra il 2006 e il 2010 e tra il 2012 e il 2018. Da allora Fico ha molto inasprito la sua retorica razzista e sessista e invece ha ammorbidito le sue posizioni sulla Russia, tanto che una sua nuova nomina a primo ministro viene vista con un certo timore dalle istituzioni dell’Unione Europea e dai paesi europei più impegnati a sostenere l’Ucraina.

Già nelle prossime ore inizieranno le trattative per la formazione del governo. Chi vince le elezioni in Slovacchia ha il diritto di provare a formare un governo. In parlamento, composto da 150 seggi, Fico potrebbe ricevere il sostegno di Hlas, una specie di versione di Smer più moderata fondata dall’ex primo ministro Peter Pellegrini. Hlas è arrivato terzo con il 15% dei voti.

Dopo la proclamazione dei risultati, alle 4 di domenica, Pellegrini ha detto che si aspetta di ricevere un’offerta da Fico e che nulla impedisce la nascita di una coalizione anche se «la presenza di due ex primi ministri nello stesso governo non è una soluzione ottimale». Un altro potenziale alleato per Fico potrebbe essere il Partito nazionale slovacco (Sns), che ha ottenuto il 5,7% di consensi. Sulla base dei risultati elettorali, i tre partiti controllerebbero 81 seggi nella legislatura, sufficienti per una maggioranza di sei seggi.

Durante la campagna elettorale Fico aveva promesso di smettere di inviare armi in Ucraina, di bloccare la potenziale adesione dell’Ucraina alla Nato e di opporsi alle sanzioni contro la Russia. Al momento l’unico paese dell’Unione Europea esplicitamente ostile a sostenere l’Ucraina con armi, sussidi e legittimazione politica è l’Ungheria, guidata dal primo ministro semi-autoritario Viktor Orban. 

La vittoria di Fico ha quindi una conseguenza immediata, cioè la creazione di un blocco anti-ucraino nelle istituzioni europee, dove tutte le decisioni più importanti sulla politica estera fra cui l’approvazione di nuove sanzioni vengono prese all’unanimità dai paesi membri.

È un cambio notevole, perché fin dall’inizio della guerra il governo guidato dal populista di destra Eduard Heger aveva preso posizioni molto a favore dell’Ucraina. Nell’aprile del 2022 la Slovacchia era persino diventata il primo paese a donare sistemi di difesa aerea all’esercito ucraino. 

La Slovacchia non ha mai fatto parte dell’Unione Sovietica ma fino al 1991, quando ancora era unita alla Repubblica Ceca nella Cecoslovacchia, era dentro al Patto di Varsavia, l’alleanza militare dei paesi guidati da un regime comunista allineato all’Unione Sovietica. Da allora i rapporti con la Russia sono rimasti piuttosto forti. Fico ha sfruttato l’insoddisfazione degli elettori nei confronti della coalizione di centrodestra il cui governo è caduto lo scorso anno aprendo la campagna elettorale con sei mesi di anticipo.

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Durante la campagna elettorale Fico ha elogiato l’Unione Sovietica per aver liberato le terre ceche e slovacche dalla Germania nazista alla fine della Seconda guerra mondiale. «Ci hanno liberato, dovremmo mostrare un po’ di rispetto», ha detto. «Dobbiamo dire al mondo intero che la libertà viene dall’est, la guerra viene sempre dall’ovest».

La parola al vincitore

Pugno duro contro i migranti e l’urgenza di “colloqui di pace” per il conflitto russo-ucraino. Sono questi i due punti chiave su cui Robert Fico ha posto l’accento durante la prima conferenza stampa a Bratislava, trasmessa dalla tv Ta3.

Così come annunciato in campagna elettorale, Fico ha dichiarato la sua linea anti aiuti militari, e di fatto anti-europeista, per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, sottolineando che la Slovacchia ha problemi più importanti delle relazioni con Kiev. “Crediamo che l’Ucraina sia un’enorme tragedia per tutti – ha detto l’ex premier – Se allo Smer verrà affidato il compito di formare un governo (…), faremo del nostro meglio per organizzare colloqui di pace il prima possibile”. Per Fico “altre uccisioni sono inutili”, per questo cercherà di spingere “anche in ambito Ue” per “trattative”. Un impegno che il partito, ha annunciato, si assumerà in ogni caso. “Non importa se avrò o meno l’incarico di premier”, ha premesso. “Meglio 10 anni di trattative sulla pace, sui compromessi, che lasciare altri 10 anni la gente a uccidersi reciprocamente e poi, dopo 10 anni, constatare che siamo rimasti lì dove siamo oggi”, ha detto ancora il post-comunista.

Il vincitore ha anche ribadito anche la linea contraria all’invio di armamenti a Kiev, dicendosi però pronto “ad aiutare l’Ucraina a livello umanitario e con la ricostruzione del Paes”. “Le elezioni non erano su inviare le armi in Ucraina o no, la Slovacchia ha i suoi seri problemi, che per noi sono prioritari”, ha aggiunto.

In conferenza stampa il socialdemocratico non ha fatto mistero anche delle sue idee sui migranti, annunciando che sarà “usata la forza per proteggere il nostro Paese dai migranti” e che saranno adottate “subito misure per la ripresa dei controlli alla frontiera con l’Ungheria”.

Pessima notizia per gli europeisti

Rimarca Paola Pedruzzi su Il Foglio: “Le elezioni in Slovacchia sono andate come ci si aspettava e la pessima notizia per gli europeisti è stata confermata nelle urne: il partito filorusso Smer di Robert Fico ha conquistato la maggioranza dei consensi – il 23,4 per cento dei voti – e formerà il prossimo governo. I liberali di Micahel Simecka sono arrivati secondi con un gran distacco, nonostante le prime proiezioni li avessero dati ben più solidi: dicono che faranno di tutto per evitare che ci sia un governo Fico, ma il primo tentativo spetta comunque a lui.

Smer fa parte della famiglia dei socialisti e democratici europei, così d’ora in avanti sia la destra europea con Viktor Orbán sia la sinistra dell’Unione europea avranno al loro interno un leader esplicitamente contrario al sostegno alla difesa dell’Ucraina dall’aggressione di Vladimir Putin.

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Robert Fico, già primo ministro tra il 2006 e il 2010 e tra il 2012 e il 2018, rappresenta il classico leader nazionalista euroscettico, filo russo, anti atlantista di questo secolo, con tutto l’armamentario ideologico: l’ostilità nei confronti di Bruxelles, l’affinità nei confronti della Russia, il disprezzo verso gli ucraini “nazisti che uccidono civili nel Donbas”, la lotta contro i media (quando era al governo aveva denunciato l’accanimento dicendo che i media “si masturbano pensando al primo ministro ogni giorno”), gli scandali legati all’utilizzo personalistico del denaro, le accuse a George Soros, alla Nato, all’America. Il suo terzo mandato da premier si è concluso nel 2018 con le dimissioni in seguito alle enormi proteste per l’uccisione del giornalista investigativo Ján Kuciak, che aveva 28 anni e pubblicava inchieste sui legami tra business e politica, e della sua fidanzata Martina Kushnirova: furono ritrovati entrambi ammazzati nella loro casa.

Per formare il governo Fico ha bisogno del sostegno di altri partiti: li cerca tra quelli dell’ultradestra – punta a un esecutivo rossobruno con il Partito nazionalista; l’altra compagine estremista Republika non ha superato la soglia di sbarramento per pochissimo – e presso il suo ex numero due, Peter Pellegrini, che ha formato il partito Hlas (vuol dire “voce”) in opposizione proprio a Fico, che è arrivato al terzo posto con quasi il 16 per cento dei consensi e che ha fatto dichiarazioni sufficientemente vaghe da lasciarsi aperta ogni possibilità: “Per me è importante che la nuova coalizione sia formata da partiti che siano d’accordo  sulle priorità della Slovacchia e che garantiscano stabilità e calma”.

Per gli europei e sostenitori della difesa dell’Ucraina, il ritorno di Fico è un disastro. Per i Socialisti europei è ancor più un fallimento: come spiega David Carretta, il Pse ha chiuso gli occhi sulla deriva dello Smer, nel 2016 aveva sospeso il suo affiliato slovacco per l’alleanza con l’estrema destra. Ma poi il partito di Fico è stato reintegrato e oggi beneficia dello stampino del socialismo europeo. Dalla leadership del Pse finora sono arrivati solo blandi avvertimenti su possibili “conseguenze” su una coalizione con l’estrema destra. La Spd tedesca ha usato toni un po’ più duri, ma, come nel caso di Orbán, il problema Fico va al di là delle coalizioni a Bratislava.

Ci sono però altri due elementi da considerare. A differenza dell’Ungheria, la situazione politica slovacca è molto più frammentata e instabile; come l’Ungheria, la Slovacchia dipende dai fondi europei. 

La “Tatra tiger” dei primi anni 2000 non è più così aggressiva. Nella classifica del Pil pro capite dell’area euro, la Slovacchia è in fondo con Lettonia e Croazia, mentre è nei primi posti per la dimensione del suo deficit di bilancio, che quest’anno dovrebbe raggiungere quasi il 7 per cento  del Pil. Fico ha promesso ai suoi elettori una svolta economica con più spesa sociale, ma non può farlo senza l’aiuto dell’Unione europea, inclusi i 6 miliardi di euro del Recovery Plan che Bruxelles ha stanziato per il paese. Qualsiasi mossa per deviare dalla corrente principale sulle questioni fiscali sarebbe soddisfatta con una reazione da parte degli investitori, inviando i costi di prestito della Slovacchia più elevati. In qualità di membri dell’euro, i leader dei paesi non possono rivolgersi alla banca centrale per ottenere aiuti.

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La grande preoccupazione riguarda la promessa solenne che ha fatto Fico sul non inviare nemmeno una munizione in Ucraina una volta al governo: la promessa e la sua elezione sono la prima vera vittoria politica di Vladimir Putin in Europa, Ma è pur vero che Bratislava ha già consegnato tutto ciò che aveva dal punto di vista militare, ed è al diciannovesimo posto in termini di aiuti all’Ucraina, dietro all’Austria neutrale. Fico vuole – e questo dal punto di vista logistico è grave – anche chiudere il passaggio sul suo territorio alle forniture militari dirette all’Ucraina. Ma dovrebbe comunque fare i conti con la reazione degli Stati Uniti, che garantiscono la sicurezza anche della Slovacchia. 

I parametri del sostegno europeo all’Ucraina non escono cambiati dalle urne slovacche. Minimizzare la minaccia di un leader come Fico è sbagliato: sarà complicato, ma lo è già a causa di Orbán, e qualche misura di contenimento dei filorussi interni è già stata creata”.

Secondo gli analisti, un governo formato da Fico potrebbe cambiare radicalmente la politica estera del Paese. Per l’analista slovacco Tomas Koziak, intervistato dall’Afp, comunque Fico è “un nuovo alleato di Orban”. Della stessa idea anche il collega indipendente Grigorij Meseznikov che, sempre parlando all’Afp, ha sottolineato: “Sta diffondendo narrative filo-russe e (…) questa è una cosa seria. Non sarà facile mettere in atto la sua minaccia, ma ci proverà, e allora saremo più vicini all’Ungheria”.

“La campagna anti-Ucraina di Fico ha messo in allarme Bruxelles e Washington. Ma qualsiasi tentativo di Fico di cambiare rotta in politica estera potrebbe essere fortemente limitato dalla necessità di accontentare i partner della coalizione, a differenza di Orbán in Ungheria, il cui partito gode di una maggioranza parlamentare e che si distingue come il più chiaro sostenitore della Russia all’interno dell’Ue”, aveva avvertito questa settimana il Financial Times. A ostacolare Fico potrebbero esserci anche alcuni suoi sostenitori, potenti uomini d’affari che, secondo il senior fellow del German Council on Foreign Relations, non condividono il suo programma sull’Ucraina, volendo “partecipare alla ricostruzione” del Paese.

Proprio Orban è stato tra i primi a complimentarsi con Fico per la vittoria, confermando la linea dell’ex premier slovacco: “Indovina chi è tornato! Congratulazioni a Robert Fico per la sua indiscutibile vittoria alle elezioni parlamentari slovacche. È sempre bello lavorare insieme a un patriota. Non vedo l’ora!”, ha scritto su twitter il premier ungherese.

Un patriota. Al servizio dello “zar”. 

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