Brics, Xi Jinping e Putin lanciano la sfida all'Occidente
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Brics, Xi Jinping e Putin lanciano la sfida all'Occidente

Il vertice ufficiale dei cinque Paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sarà inaugurato dopo un Forum che ha visto l'intervento di Vladimir Putin tramite videoconferenza

Brics, Xi Jinping e Putin lanciano la sfida all'Occidente
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23 Agosto 2023 - 09.17


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Alcuni lo hanno già etichettato come il vertice emblematico del Sud globale, mentre altri l’hanno descritto con suggestione come l’anti-G7. Indubbiamente, l’inizio del summit dei Paesi BRICS a Johannesburg rappresenta un momento di notevole importanza, soprattutto a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina. Qui si riuniscono quattro nazioni, insieme alla Russia, che non solo evitano di schierarsi con l’Occidente contro Mosca, ma si impegnano nel costruire, come recita il tema dell’evento, un “multilateralismo inclusivo”.

Questo sottolinea chiaramente la sfida alla supremazia occidentale, anche se una rottura completa appare inimmaginabile, data l’interconnessione degli interessi globali.

Il vertice ufficiale dei cinque Paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sarà inaugurato dopo un Forum che ha visto l’intervento di Vladimir Putin tramite videoconferenza. Questa scelta è stata resa necessaria dalla situazione, poiché il Sudafrica non poteva ospitarlo fisicamente a causa del mandato di arresto emesso nei confronti del leader russo dalla Corte Penale Internazionale, cui Pretoria aderisce (a differenza di Mosca e Washington).

È inevitabile che gran parte dell’attenzione si sia concentrata su Putin, che ha condannato le nazioni occidentali per le “sanzioni illegittime che violano le norme del commercio internazionale” e per le politiche che, a suo avviso, contribuiscono alle pressioni inflazionistiche.

Passaggio cruciale verso un modo «multilaterale» è per Putin la «de-dollarizzazione», un processo che a suo parere sta già «prendendo piede» in modo «irreversibile», come starebbe a dimostrare il fatto che negli scambi commerciali tra i cinque Paesi Brics nel corso del 2022 l’uso della moneta americana è stato pari solo al 28,7% del totale.

Il presidente russo si è anche detto pronto a tornare all’accordo per l’esportazione del grano dai porti ucraini, ma a condizione che vengano rispettate le condizioni a favore di Mosca, a partire dall’eliminazione degli ostacoli alle sue esportazioni di cereali e fertilizzanti. La colpa delle crisi alimentari nel mondo non è della Russia, ha insistito Putin, denunciando tra l’altro che solo il 3% del grano esportato grazie all’accordo è andato ai Paesi più bisognosi. E in segno di buona volontà ha annunciato che Mosca fornirà gratuitamente migliaia di tonnellate di cereali a sei Paesi africani. Un segnale, questo sì, lanciato al Sud del mondo, verso il quale la Russia intende continuare a presentarsi come alternativa ai Paesi occidentali di cui denuncia le politiche neocoloniali.

Putin ha trovato la sponda del presidente cinese Xi Jinping, che in un discorso letto dal suo ministro del Commercio, Wang Wentao, ha ribadito la volontà di «promuovere la democratizzazione delle relazioni internazionali e la multipolarità». Ma il gigante cinese, alle prese tra l’altro in questi giorni con lo spettro di una crisi che potrebbe essere scatenata dalla recessione immobiliare, sa che è meglio andare con i piedi di piombo. Anche perché con un Pil complessivo pari a circa il 26% di quello mondiale, i cinque Paesi Brics sono ancora ben lontani da quello totale del G7 e degli altri Paesi Ue. Sul conflitto in Ucraina, comunque, Pechino non cambia idea. «L’unica opzione praticabile» è quella dei colloqui di pace, ai quali la Cina vuole continuare a dare il suo contributo, si legge in una dichiarazione congiunta dopo un colloquio bilaterale tra Xi e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

Più visionario il presidente brasiliano Luiz InÃício Lula da Silva, secondo il quale «un altro mondo è possibile». Per costruirlo Lula ha proposto tra l’altro di costruire una banca dei Paesi Brics «più forte del Fondo monetario internazionale (Fmi)» per garantire prestiti per lo sviluppo, e la creazione di una moneta comune, ciò su cui ha trovato l’appoggio – scontato – della sua delfina ed ex presidente brasiliana Dilma Rousseff, arrivata a Johannesburg nella veste di capo della Nuova banca di sviluppo (Nbs) dei Brics. Lula ha anche proposto l’ingresso rapido dell’Argentina nel club e una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

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