Migranti, presidente Meloni: quella Conferenza è stata una boiata pazzesca
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Migranti, presidente Meloni: quella Conferenza è stata una boiata pazzesca

Ora che la stampa mainstream si sta accingendo a narrare la nuova, straordinaria, avventura internazionale di Giorgia Meloni...

Migranti, presidente Meloni: quella Conferenza è stata una boiata pazzesca
Giorgia Meloni
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24 Luglio 2023 - 16.31


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Ora che la sbornia da Istituto Luce è un po’, ma non tanto sbollita. Ora che la stampa mainstream si sta accingendo a narrare la nuova, straordinaria, avventura internazionale di Giorgia Meloni, la tanto attesa, verrebbe da scrivere pietita, visita alla Casa Bianca per incontrare Joe Biden ora è tempo di riscrivere a lettera cubitali una frase del mitico ragionier Ugo Fantozzi. Quella Conferenza è stata una “BOIATA PAZZESCA”.

Smontata in tempo reale

Nella domenica dell'”orgoglio italiano” e personale di Giorgia Meloni, per aver portato a Roma i principali leader dei Paesi da cui partono, passano e arrivano i migranti, le opposizioni smontano l’iniziativa della premier. E, in contemporanea, le ong Refugees in Libya e Mediterranea saving humans organizzano un contro summit, poco più in là nella Capitale, per dare spazio alle testimonianze dirette di attivisti e rifugiati costretti a scappare dall’Africa, e per denunciare “gli accordi della vergogna” da poco firmati tra Tunisia e Unione europea e che hanno assegnato 105 milioni al paese maghrebino per la lotta all’immigrazione irregolare. Sotto accusa è soprattutto la presenza di Kais Saied, il presidente tunisino spesso criticato per le politiche autoritarie e contro i diritti umani, che la padrona di casa vede prima dell’avvio della conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni, organizzata per tutto il giorno alla Farnesina. Quasi un ospite d’onore e il primo a intervenire, dopo il ministro Tajani e Meloni. Da qui le critiche, che trasformano la conferenza in “una festa dell’ipocrisia”. Il copyright è di Angelo Bonelli, deputato di Avs. “Come si può sentire Saied parlare di lotta ai trafficanti di migranti, quando il governo tunisino prende i migranti che camminano per strada per poi lasciarli nel deserto senza acqua né cibo?”. Gli fa eco Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana che contrappone “le banali parole di Meloni, Tajani e di qualche dittatore nordafricano intrise nient’altro che di retorica e di egoismo” al “dignitoso appello di Papa Francesco di non ignorare il dramma dei migranti”. E osserva amaro: “C’è davvero un abisso” tra loro. Contestata anche la vaghezza dei temi discussi nella conferenza, insieme al “fantomatico Piano Mattei”. Per il M5s, sono “vuoti esercizi di retorica e propaganda”. Idem per Laura Boldrini del Pd che attacca “un governo che aveva promesso porti chiusi e blocchi navali e ora non ha più punti di riferimento”. Nel mirino pure “l’esclusione” della Francia dalla conferenza: “incomprensibile, vista la rilevanza del ruolo di Parigi in Africa – lamentano i 5S – a meno di non voler interpretare questa scelta con la volontà di voler aprire una nuova frattura con Parigi”. Altra grande assente, per Riccardo Magi di +Europa, è “la parola diritti dei migranti”.

Appello inascoltato

Nel giorno del “disonore nazionale”, 27 organizzazioni per i diritti umani hanno scritto alla presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato sollecitandoli a considerare le implicazioni del perseguimento di partenariati strategici per la gestione dei flussi migratori  con governi autoritari e non trasparenti, tra cui Egitto e Tunisia, e con la Libia, teatro di crimini contro l’umanità. Ecco alcuni stralci della lettera:

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“Come organizzazioni della società civile siamo profondamente preoccupati per le conseguenze sui diritti umani  che i partenariati sulla gestione delle frontiere, appena firmati o in via di definizione, tra l’Unione europea e governi non democratici potrebbero provocare. Allo stesso modo ci preoccupa come l’Italia persista nella stipula di accordi e memorandum spesso senza alcun controllo parlamentare e senza alcuna garanzia di trasparenza.

Ciò riflette una tendenza preoccupante emersa negli ultimi anni, mentre l’Unione europea, guidata dall’Italia, persegue attivamente accordi strategici per la gestione dei flussi migratori con governi autoritari che hanno dimostrato una forte attitudine al ricorso a risposte brutalmente repressive al dissenso pacifico, nonché ai perpetrare violazioni dei diritti umani contro migranti e richiedenti asilo per impedire loro di tentare di attraversare i loro confini e raggiungere l’Europa.

Da quando ha preso il potere nel 2013, il leader egiziano al Sisi ha promosso una serie di leggi liberticide e pratiche repressive che che hanno fatto sprofondare il paese nella peggiore crisi dei diritti umani della sua storia moderna. Gli attacchi alla società civile  e all’opposizione nonviolenta hanno portato alla disintegrazione della sfera civica, mentre le detenzioni arbitrarie, le torture e le sparizioni forzate di dissidenti sono diventate pratiche di routine. Esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza nella più totale impunità sono state ampiamente documentate.

Nel 2021 il governo egiziano ha lanciato la Strategia nazionale per i diritti umani, che nonostante le apparenze è stata denunciata da organizzazioni internazionali e come un’operazione di facciata volta a riconquistare il sostegno degli alleati internazionali dell’Egitto. A quasi due anni dal lancio della Strategia, continuiamo a documentare arresti arbitrari giornalisti, ricercatori, attivisti, membri di sindacati e operatori di Ong egiziani. Il Dialogo nazionale lanciato dal governo di al Sisi contestualmente alla Strategia nazionale per i diritti umani, formalmente destinato ad aprire uno spazio di dialogo tra lo Stato e “tutti gli egiziani”, compresa la società civile, si è rivelato un’altra cortina di fumo quando membri dei partiti di opposizione sono stati arrestati  mentre vi prendevano parte, e diversi gruppi della società civile hanno annunciato un boicottaggio in segno di protesta. Lo stesso Parlamento dell’Unione europea ha riconosciuto la mancanza di miglioramenti sostanziali dal lancio del Dialogo nazionale nella sua risoluzione del 24 novembre 2022.

L’Egitto ha anche un preoccupante bilancio di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti e rifugiati, , comprese le deportazioni illegali l senza previa verifica dei requisiti per il conferimento dell’asilo, la negligenza medica nelle strutture di detenzione, e la mancata protezione delle persone migranti dalle diffuse violenze sessuali. La volontà  dell’Italia e dell’Unione europea nel suo complesso di perseguire un accordo sulla migrazione con al Sisi, nonostante queste preoccupanti evidenze, suggerirebbe una grave mancanza di attenzione alla tutela dei diritti fondamentali di migranti e rifugiati, contravvenendo ai propri obblighi di tutela dei diritti umani previsti dal diritto internazionale”.

L’Egitto non è l’unico stato nordafricano con un bilancio catastrofico in materia di diritti umani presente alla conferenza: è infatti attesa anche una delegazione tunisina. Il 16 luglio, una delegazione dell’Unione europea di cui faceva parte anche la presidente del Consiglio Meloni ha firmato n Memorandum d’Intesa il presidente tunisino Kais Saied (vedi foto).

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“Saied – si legge nella nota delle 27 Ong – ha imposto il suo governo autoritario sulla Tunisia dopo aver preso il potere, sciogliendo il Parlamento e lanciando un giro di vite 

contro il dissenso nonviolento e la società civile. Il recente memorandum d’intesa tra l’Unione europea e la Tunisia viola il diritto alla libertà di movimento e alla ricerca di asilo, e mette in pericolo la vita e la sicurezza dei migranti trattando la Tunisia come un “paese sicuro”. Questo è evidente soprattutto davanti agli abusi da parte delle autorità tunisine, ampiamente documentati, contro persone Nere africane migranti, che comprendono arresti e detenzione arbitraria, espulsioni collettive, in un contesto di generale discriminazione e eccesso dell’uso della forza.   Tra il 2 e il 6 luglio le autorità militari e di polizia tunisine hanno respinto richiedenti asilo e registrati presso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) provenienti dall’Africa centrale e occidentale, verso la Libia, dopo averle sottoposte a violenze e abusi.

Il principio  di condizionalità è diventato progressivamente un pilastro della politica migratoria dell’Unione europea, vincolando gli stati partner ad agire come hub migratori in cambio di politiche di visto più favorevoli o di aiuti allo sviluppo, spesso senza alcun vincolo sul rispetto dei diritti fondamentali. Tuttavia, come hanno denunciato in numerose occasioni dal 2015 ad oggi le organizzazioni della società civile la condizionalità rappresenta un modello di cooperazione inadeguato,perché va contro gli impegni assunti dall’Unione europea in materia di protezione dei diritti umani e riduce la trasparenza e l’accountability dell’assistenza allo sviluppo.

La condizionalità e il processo di esternalizzazione dei confini europei violano i diritti umani alla libertà di movimento e al diritto di chiedere asilo, creando aree grigie in cui vengono perpetrate pratiche di sorveglianza e di detenzione abusive nei confronti di migranti e rifugiati”.

Queste le richiese specifiche che le 27 Ong hanno rivolto all’Italia:

  • integrare l’attenzione ai diritti umani in tutta l’attività di cooperazione bilaterale con i partner dell’Italia nella regione mediterranea e subordinare la fornitura di risorse che possano essere impiegate nella repressione interna, comprese le risorse per il pattugliamento delle frontiere e la gestione dei flussi migratori, i materiali d’armamento e le tecnologie di sorveglianza, ad adeguate garanzie di accountability e rispetto dei diritti umani;
  • garantire che gli accordi sui flussi migratori con gli stati partner non forniscano un sostegno incondizionato ai regimi autoritari, e che prevedano meccanismi di due diligence nel rispetto dei diritti umani di modo che tali accordi non violino i diritti fondamentali alla vita, alla libertà di movimento e al diritto di chiedere asilo;
  • sollecitare le autorità egiziane a compiere passi concreti per riaprire la sfera civica e porre fine alla criminalizzazione del dissenso non violento, nonché ad adottare tutte le misure necessarie per alleviare la diffusa povertà alimentata dalla crisi economica;
  • rivedere la natura delle relazioni bilaterali con l’Egitto, alla luce della sua catastrofica situazione in materia di diritti umani e della sua profonda instabilità interna;
  • rivedere il Memorandum d’intesa del 16 luglio 2023 e  condizionare ogni cooperazione con la Tunisia alla cessazione immediata  dell’uso della violenza, della detenzione arbitraria contro le persone migranti;
  • Rivedere l’accordo di  cooperazione con la Libia e fermare qualsiasi forma di supporto alle cosiddette Guardie costiere libiche e alle altre autorità libiche, coinvolte in crimini contro l’umanità.
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Queste le Ong firmatarie:

  • EgyptWide for Human Rights
  • FIDH – international federation for human rights
  • World Organisation Against Torture (OMCT)
  • NEW hope for poor
  • Egyptian Human Rights Forum (EHRF)
  • Egyptian Front for Human Rights (EFHR)
  • A Buon Diritto Onlus
  • The Freedom Initiative
  • Committee for Justice
  • HuMENA for Human Rights and Civic Engagement
  • Andalus Institute For Tolerance And Anti Violence Studies
  • Stop Wapenhandel
  • Vredesactie
  • Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL)
  • StationToStation 2 agosto
  • Un Ponte Per
  • Citizens International
  • AOI – Associazione Ong Italiane
  • Amnesty International Italia
  • Movimento Italiani Senza Cittadinanza
  • ANKH
  • International Network of Liberal Women
  • SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni)
  • ARCI (Associazione Ricreativa E Culturale Italiana)
  • Human Rights Watch (HRW)
  • West African Human Rights Defenders’ Network
  • The Tunisian Forum for Social and Economic Rights  FTDES

Nessuna di queste richieste è stata non diciamo assunta ma neanche presa in considerazione nella Conferenza di Roma

Le accuse alla Tunisia di Human Rights Watch

 “Centinaia di migranti africani sono stati cacciati dalla città tunisina di Sfax (centro-est), principale punto di partenza dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, prima di essere trasferiti in zone inospitali vicino alla Libia a est e l’Algeria a ovest”, denuncia nel report intitolato “Tunisia: No Safe Haven for Black African Migrants, Refugees” l’ong Human Rights Watch.

 Le testimonianze raccolte dalla Ong mostrano che sono rimasti senza acqua, cibo e riparo in mezzo al deserto. Secondo il rapporto, “la maggior parte degli abusi documentati è avvenuta dopo il discorso del 21 febbraio del presidente Kais Saied”, in cui ha condannato l’immigrazione clandestina, denunciando l’arrivo di “orde di migranti” che, a suo dire, stanno “cambiando la composizione demografica” della Tunisia.

Le forze di sicurezza tunisine hanno commesso negli ultimi mesi gravi abusi” contro migranti, rifugiati e richiedenti asilo africani, il che dovrebbe indurre l’Unione Europea a “cessare il suo sostegno” a questo Paese nella lotta all’immigrazione irregolare, è la posizione di Hrw, precisando di aver raccolto più di 20 testimonianze di “vittime di violazioni dei diritti umani per mano delle autorità tunisine”, in particolare da parte “della polizia, dei militari, della Guardia nazionale e in della Guardia costiera”.

 “Questi abusi documentano percosse, arresti e detenzioni arbitrarie, espulsioni di massa, azioni pericolose in mare, sgomberi forzati, furto di denaro ed effetti personali”, secondo l’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani.

 Ecco, con questo autocrati razzisti l’Italia ha stretto. Patti.

Patti di sangue. 

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